>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
(pag. 2)

> Ricerca militante e ricerca sociologica
(pag. 3)

> Gaspare De Caro
(pag. 4)

> Il "poligono" dell'operaismo
(pag. 7)

> Formazione di soggettività e ricollocazione sistemica
(pag. 7)

> I "numi tutelari"
(pag. 8)

> La cultura della sinistra
(pag. 9)
INTERVISTA A ROMOLO GOBBI - 14 DICEMBRE 2000


Si potrebbe dire che l'operaismo ha cercato di fare i conti con tre categorie: la politica, gli operai e la cultura e gli intellettuali. Con queste tre dimensioni si è trovato a fare i conti e in qualche modo i risultati di come poi è finito dipendono anche dal come ha fatto i conti con questa situazione. Se uno dovesse prendere le traiettorie individuali delle persone, si vede che in quella che era la dimensione politica in cui tendevano c'è stato poco, mentre invece si sono collocati all'interno della società in certi ruoli.


Quando io affrontavo quelli di Lotta Continua dicevo loro: "voi siete i figli della borghesia e finirete per sostituirla, inevitabilmente, ineludibilmente"; a questi fessi della questura di Torino che fanno un mandato per le occupazioni a 500 studenti universitari torinesi c'era da chiedere: "ma voi avete beccato la classe intellettuale, la classe politica, la classe dirigente tra vent'anni, chi cavolo credete di andare a prendere? Sono i figli dell'ex questore, dell'ex giudice, dell'ex non so cosa e diventeranno questori e giudici e direttori di Fiat, questa è la realtà". E' praticamente un automatismo sociale, non so come cavolo dirlo, che cosa avremmo dovuto fare? E' inevitabile che finisse così, non c'è né scandalo né niente, è un'inerzia, le regole della società si fanno rispettare da sole.


Che non sia uno scandalo ne siamo pienamente convinti. Il problema è che questi soggetti hanno trovato delle risorse intellettuali e personali di formazione che si sono costruite in una situazione che andava contro la dimensione sistemica e poi però sono affluite ad una dimensione sistemica.

Ma l'umanità è proceduta così da sempre: le nuove generazioni si contrappongono alle vecchie per poi a loro volta succederle. Questo è il modo in cui procede l'umanità, si può dire che è esteso anche al regno animale in generale, ma senz'altro nell'umanità è così, al punto che le società più conservatrici istituzionalizzano questa cosa con i riti di iniziazione. I Masai hanno questo meraviglioso rito di iniziazione, per cui i giovani capelloni si possono far crescere i capelli fino a una certa età: quando si fa il rito c'è sempre l'aspetto tragico o quasi, devono dormire nella foresta da soli per una notte, dopo di che il giorno dopo tornano al villaggio e possono "ciulare" tutte le donne, possono prendere tutto quello che vogliono, possono fare il sessantotto, ma il giorno dopo gli vengono tagliati i capelli, diventano adulti ed entrano nel ruolo della conservazione della società. Le società primitive erano così consapevoli che le cose funzionavano così che hanno istituzionalizzato la cosa: "va bene, noi ve lo lasciamo fare, anzi voi dovete fare il sessantotto, però il giorno dopo per favore smettetela e fate i pastori come noi, assumetevi le vostre responsabilità, la vostra moglie, riproducetevi ecc.".


Il problema è capire quanto questo processo abbia comportato un livello di distruzione di ricchezza che era comunque altra: ciò che avviene in un giorno sulla formazione delle persone ha un certo carattere, mentre per un percorso più lungo il discorso cambia.


Facciamo un giudizio di relazione con altre società e con altre epoche. In fondo tra queste persone, tra i protagonisti di questa cosa, non c'era nessun individuo eccezionale, parliamoci chiaro; noi possiamo anche convincerci che Romano Alquati è uno simpatico e intelligente, ma io e lui facciamo ogni tanto qualche libretto e basta. Nessuno di noi è assurto ad un livello culturale alto, siamo rimasti degli scalzacani insomma. Io non sono un professore universitario ma un ricercatore, Romano è associato, gli altri magari sono ordinari, non Tronti credo, lo è Asor Rosa: però, chi è Asor Rosa? La figura meschina di Asor Rosa, questo personaggio squallido che mette in cattedra la propria amante, che litiga con l'altro professore di storia della letteratura romana e spacca la facoltà di italiano a Roma, questa volgarità e banalità della vita normale. Noi siamo stati fagocitati dentro questa normalità, ma forse non eravamo eccezionali nemmeno allora, torno a ripeterlo: si sono dovute verificare delle convergenze soggettive, sociali e di persone più adulte perché noi venissimo fuori, ma forse non eravamo nessuno.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.