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INTERVISTA A ROMOLO GOBBI - 14 DICEMBRE 2000


Addirittura, nel '67, centenario della pubblicazione del Primo Libro de "Il capitale", io, ormai assoldato dall'Istituto Storico della Resistenza, tenni una lettura commentata del Primo Libro de "Il capitale" alla quale partecipavano certi Viale, certi ragazzotti che poi divennero quello che sappiamo, abbiamo anticipato in tutti i sensi. Il Gatto Selvaggio ha anticipato teoricamente le modalità che poi saranno famose nel '69, lo sciopero di reparto, lo sciopero a rotazione, tutte queste cose qui, anticipato in base alle esperienze comuni che si facevano in questo post-Quaderni Rossi e anche post-Classe Operaia; questa cosa qui è stata poi ereditata dagli altri e l'hanno fatta loro. Capovolgo la cosa: potrei anche vantarmi di avere educato Toni Negri, perché quando uscii il Gatto Selvaggio ci fu questa fuga da Torino di Romano in bicicletta per andare a Milano sulla statale con tre valige piene di libri e di vestiti (era una forza della natura!), io invece più modestamente mi rifugiai a Venezia da Toni Negri che mi portava in giro, "questo è Gobbi, il Gatto Selvaggio". Perché poi il Gatto Selvaggio lo abbiamo fatto assieme io e Romano Alquati, ma naturalmente lui stava dietro e io mi sono beccato la condanna a dieci mesi di reclusione, cosa che mi segue ancora adesso, ho fatto la domanda per associato e ho dovuto mettere che ho subito condanna: naturalmente per me è un onore dire che sono stato condannato per apologia di reato, sono stato il primo italiano ad esserlo dalla fine del fascismo, poi vennero gli altri. Dunque, abbiamo anticipato, grazie a voi mi sono ricordato anche di questo merito o demerito: la nostra esperienza ha anticipato di pochi anni un'esperienza che si può dire allora veramente generazionale, perché lì è stata una generazione di intellettuali che si sono sentiti coinvolti. L'operaismo non è mica morto con noi, Lotta Continua e Potere Operaio furono i nostri successori.


Ci piacerebbe che in un altro incontro ci dicessi che cosa pensi della cultura di sinistra.

Pensate la cosa peggiore e io penso quella. Vorrei concludere con quella domanda che mi avete fatto a proposito dell'operaismo che ha dovuto fare i conti con la politica, gli operai e la cultura. Non lo so, ci sono di nuovo degli automatismi, perché Panzieri lavora all'Einaudi e il libro di Tronti viene pubblicato dall'Einaudi perché Bobbio lo appoggia, è così: lì ci sono questi legami, Panzieri viene fatto fuori però continua a contare dentro l'Einaudi. C'era invece un rovescio, cioè alcuni di loro erano affascinati o incuriositi da questo fenomeno, che in fondo li riguardava: insomma, il padre di Rieser era comunque stato un personaggio, i Foa, adesso mi viene in mente il nome di Solmi per dirne un altro della casa Einaudi, Baranelli, Ciafaloni, tutta questa gente qui seguirono con interesse questa cosa. Ma, ripeto, il fenomeno è l'altro, il fenomeno è quello di massa che ha prodotto; l'ha prodotto per automatismo anche lì, perché non poteva che essere così. Lì c'è un passaggio che non so se Soave ha già detto: forse proprio rendendoci conto che la nostra eredità poteva essere inflazionata e poteva anche arrivare a dei fenomeni degenerativi, al convengo del Palazzetto dello Sport del luglio del '69, dopo l'assemblea operai-studenti con la formazione di Potere Operaio e Lotta Continua, io ed Emilio Soave distribuimmo due documenti in cui praticamente facevamo loro le carte, e cioè la previsione di quello che sarebbe successo. Intanto abbiamo preannunciato che loro sarebbero diventati due partitini antagonisti, e poi avevamo loro preannunciato che avrebbero fatto una brutta fine insomma. Perché fintanto che la cosa aveva le dimensioni nostre e le lotte operaie anticipavano una scadenza istituzionale le cose sono potute accadere, ma quando ci sarà la scadenza istituzionale, lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, questa cosa verrà riassorbita dalle istituzioni e voi vi troverete a combattere contro le istituzioni, e finirete male. L'abbiamo scritto, mi pare che avesse un titolo come "Una o due cose". In fondo, la nostra è stata anche una ritirata strategica, nel senso di definitiva, perché intanto ci sentivamo surclassarti da queste forze preponderanti, più numerose, li abbiamo egemonizzati per tutta la durata dell'assemblea operai-studenti: corso Traiano io lo rivendico ancora adesso come mia personale iniziativa alla quale tutti loro si opposero duramente. Sofri, Negri, Bologna, tutti quanti si opposero alla manifestazione in occasione dello sciopero della casa, perché mi dicevano che avrebbe bruciato le avanguardie: il giorno dopo poi gridavano all'insurrezione, ragazzini! Ma in fondo noi abbiamo appunto consegnato l'eredità giacente a costoro e costoro ne hanno fatto l'uso che sono stati in grado di fare, forse non si poteva fare altrimenti, insomma, parliamoci chiaro: l'unità delle sinistre e poi si mettono in due a fare le stesse cose in concorrenza l'uno con l'altro, è ridicolo. Se ci fosse stato uno spazio poteva solo venire fuori da una sinergia, certamente non da una divisione di quel genere lì. Ma poi, ripeto, era una situazione anomala: perché non si è verificato niente di tutto ciò altrove? Perché altrove era già passata questa stagione, qui è durata ancora fino al 1980, quando la Fiat ha fatto i conti e zac, ha cominciato a tagliare, tagliare, tagliare e adesso la classe operaia è quella che è, ma siamo ai livelli internazionali, forse ancora sovrabbondanti.

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