Recentemente, tra i miei compagni di liceo del Gioberti, qualcuno ha avuto l'idea infelice di fare una cena quarant'anni dopo, questa cosa allucinante, la condizione umana è questa, siamo dei poveretti: indubbiamente, confrontandomi con i miei superstiti compagni, io sono un po' meno poveretto di loro, loro non sono nessuno insomma, io nel mio piccolo mi sono ricavato un minimo di visibilità, nonostante una damnatio nominis che la sinistra mi ha appioppato. Il che mi crea anche delle difficoltà, le case editrici per stampare un libro mi fanno difficoltà, devo girare. La scelta di una casa editrice piccolissima è una scelta di basso profilo, io posso stamparmeli da solo i libri. Che Romano avesse scritto tutti questi libri io non lo sapevo, nessuno glieli ha recensiti, qualcuno dei miei qualche volta è stato recensito naturalmente per cazziarmi, ma come si dice "purché se ne parli…", così ragionano gli editori, a me non me ne frega assolutamente niente. La ricaduta di un libro come quello di Romano o di un libro mio, in una società illetterata e incolta come quella italiana, è nulla. E' stato fatto il calcolo che l'editoriale del Corriere della Sera viene letto da 10.000 persone, cioè l'editoriale del principale quotidiano italiano viene letto da 10.000 persone, praticamente gli addetti ai lavori. Quindi, la ricaduta è nulla, un libro o un saggio quando arriva a una tiratura di 1.000 copie si è già ripagato, 3.000 copie è il massimo, questa è la società italiana. Allora, di che cosa stiamo ragionando? Nessuno di noi è diventato qualcosa di eccezionale. Rieser è una figura patetica, lui sta ancora facendo l'inchiesta operaia: la coerenza è anche una virtù, ma perseverare è diabolico, se sei coerente nell'errore, caro mio, vuol dire che non sei proprio quel genio. E Romano si è fatto chiudere lì a Scienze Politiche, siamo ghettizzati, io sono ghettizzato qua dentro, non conosco nessuno, non parlo con nessuno. Siamo integrati come era ovvio che fosse date le potenzialità intellettuali che avevamo comunque affinato, la cultura media era più bassa, era anche giusto, siamo stati imbarcati qui. De Luna farlo professore universitario ce ne vuole, Lotta Continua sarebbe da criminalizzare soltanto per avere espresso i De Luna, i Revelli, i Sofri. Si pensi a quella vicenda lì, che riguardava 10.000 persone, tra l'altro io rivendico il passaggio della staffetta a costoro, perché a Palazzo Nuovo nell'aula 39, oggi 3, quando io e Soave abbiamo affrontato l'assemblea del movimento, aprile o forse maggio 1969, gli abbiamo detto: "adesso voi pigliate su e andate davanti alle fabbriche, perché se no siete delle merde", con questi che si agitavano, ma li abbiamo obbligati. Il mio libro più importante è stato "La Fiat è la nostra università", c'era scritto: "volete che gli studenti vengano davanti alle fabbriche ad aiutare?" tutti sì, sì, figurati, pensando naturalmente alle studentesse più che agli studenti, qualcuno è riuscito a realizzare il sogno di scoparsi una studentessa. Ma quella roba lì la rivendico e nel contempo potrei anche dire che mi pento, ma visto che i dieci anni precedenti li avevo passati io davanti alla Mirafiori, loro hanno passato i dieci anni successivi: io dal '61 al '69, loro sono stati lì dal '69 all'80. Si può anche vedere la cosa in questi termini: l'esperienza dell'operaismo torinese negli anni '60 ha anticipato le esperienze di Lotta Continua e di Potere Operaio, con tutto quello che si può dire, cioè sui mea culpa da parte mia o non. Quindi, siamo di fronte a un fenomeno ripetibile, quindi verificabile, quindi scientifico fin nella sua prima manifestazione. Adesso non posso aggiungere altro, come noi siamo finiti per essere integrati anche gli altri hanno fatto la stessa fine, magari integrati in carcere. Da Liguori a tutti quanti sono lì, è inevitabile che succeda una cosa di questo genere.
Quali sono i tuoi cosiddetti numi tutelari, ossia figure e autori che collocheresti in un ideale pantheon di riferimento per il tuo percorso politico e culturale?
Fin quando sono stato in questo ambito di esperienza le figure sono le stesse degli altri. Potrei aggiungere il personaggio Bordiga, che in fondo degli altri nessuno ha valutato nella sua importanza o nella sua pochezza, la si chiami come si vuole: la mia esperienza e la mia adesione all'operaismo e al gramscianesimo era abbastanza critica, cioè non ci credevo molto. E poi si tenga conto che eravamo dei ragazzini, quindi facevamo le cose che ci sembrava giusto fare: voi adesso riflettete e pensate che fosse una cosa razionale e studiata, ma era anche emotiva, nelle sue ispirazioni originarie era tipicamente emotiva, iniziatica, andare al popolo è stata l'esperienza di tutta una generazione russa, i populisti. Non è che ci pensi molto, io mi ricordo che quando Panzieri è arrivato a Torino ci ha dato l'elenco dei libri da leggere, e allora potrei ricordarmi l'elenco o dire che mi sono letto i 45 volumi di Lenin e le "Opere Complete" di Marx, vero e non vero, con una certa approssimazione, ma senz'altro una delle prime cose che Panzieri ci fece leggere furono la terza e la quarta sezione del Primo Libro de "Il capitale".
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