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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 DICEMBRE 2000 |
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Torniamo indietro. Per quanto riguarda l'inizio dell'esperienza dei Quaderni Rossi, Romolo Gobbi ritiene importante l'aspetto religioso, parlando di una confluenza tra cattolici in crisi, valdesi, ebrei.
Probabilmente c'è anche quello, un po' di millenarismo biblico, non so se sia una componente che è stata rilevante ma probabilmente un qualche peso lo ha avuto, se non altro per il fatto che molte di queste persone si trovavano ad Agape, dove c'era Claudio Greppi. Quindi, ci sarà anche stato una qualche influenza di stampo millenaristico ed escatologico, però secondo me non ha un'importanza sul piano dei contenuti: gli incontri ad Agape erano semplicemente un'occasione per la circolazione di diverse persone di varie aree geografiche che venivano a conoscersi lì, rappresentavano più delle occasioni di conoscenza a livello giovanile che non un discorso teorico.
Rispetto all'ampio raggio di soggetti che stiamo sentendo nell'ambito di questa conricerca, ci sono una o più domande che tu faresti ad una o più persone a proposito di nodi che sono rimasti aperti, non solo riferiti a quelle esperienze ma anche all'attualità?
Domande forse no, mentre magari sarei lieto di confrontare i miei ricordi con quelli di altre persone, però non penso di avere questioni su grossi temi e problemi irrisolti che vorrei affrontare con una domanda a uno dei protagonisti di allora. C'è una cosa forse, un problema più che altro tra me e Romolo Gobbi devo dire: noi nel '69, dopo la vicenda di corso Traiano e tutto quello che ne conseguì, scrivemmo un documento che cercava in qualche modo di recepire l'esperienza del movimento operai e studenti che si era allora costituito dopo corso Traiano e con caratteristiche diverse da quelle del movimento studentesco precedente. Per corso Traiano era avvenuta un po' questa saldatura che prima si faticava ad ottenere. Scrivemmo assieme un documento che secondo me voleva un po' destabilizzare il ceto politico studentesco di allora, che poi divenne il gruppo dirigente di Lotta Continua: questo documento era intitolato Per un movimento politico di massa. Riflettendo ora ho l'impressione che quel documento fosse semplicemente, senza che noi ce ne rendessimo conto, una specie di antesignano poi di quella che divenne la base teorica e organizzativa di Lotta Continua: per cui da un lato noi scrivevamo in polemica con quello che stava per diventare il gruppo dirigente di LC e invece al contempo teorizzavamo il movimento che poi Lotta Continua volle essere. Devo dire che forse retrospettivamente, se adesso vedessi Romolo (e ogni tanto lo incontro), gli chiederei: "Ma non pensi che in realtà quello che abbiamo scritto allora, non perché siamo stati noi che l'abbiamo determinato, ma per una coincidenza, sia stata poi la base teorica e pratica di Lotta Continua?"; anche proprio nel salto che poi fece Lotta Continua verso la lotta popolare, fino (come già dicevo l'altra volta) a Reggio Calabria. Ho un po' questa impressione, è una delle cose che ogni tanto mi interessano, non che sia una cosa così importante. Romolo ha questo astio profondo nei confronti di Lotta Continua che io, devo dire, non condivido, nel senso che per me Lotta Continua, poi con tutte le spirali involutive (Prima Linea, il terrorismo ecc.), però è stata effettivamente un movimento politico di massa. Gobbi ha un odio viscerale nei confronti del gruppo dirigente di Lotta Continua, anche perché questo era costituito in buona parte dai figli di, quello che sappiamo, quindi il figlio di Bobbio, il figlio di Negarville ecc., dunque i figli proprio di quella classe politica che odiavamo in quanto era il gruppo dirigente del PCI di allora. Romolo ha questo odio viscerale ma io non l'ho mai condiviso; non ho mai fatto parte di Lotta Continua pur avendo ogni tanto anche condiviso qualche vicenda, ma non do un giudizio negativo su quella esperienza, proprio perché è stata in qualche modo un'esperienza di massa, quindi formativa per tutta una generazione. Dopo di che io non mi scandalizzo se questa esperienza formativa di una generazione si è poi sparpagliata su tutto lo schieramento politico, da destra a sinistra, proprio perché è stato in buona parte un fatto generazionale, nello stesso tempo è stato l'unico elemento di rottura all'interno della classe politica che allora governava il paese. Nell'altra intervista ho detto che questo ricambio è avvenuto in ritardo, per cui arrivano adesso al governo personaggi di allora, con vent'anni di ritardo perlomeno, mentre in altri paesi questo è avvenuto con molto anticipo: però, comunque è avvenuto. Anche se è stata poi soprattutto una rivoluzione di costume, però è stata diffusa a livello nazionale, nel senso che la circolazione delle lotte di allora da Nord a Sud ha toccato tutto, dall'estrema provincia fino alla grande città.
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