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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 DICEMBRE 2000


Poi c'è la politica come gestione, che ha degli aspetti suoi propri anche oggi, cosa è possibile fare e cosa no all'interno di un quadro dato. Comunque oggi la gestione di determinati ambiti della società funziona anche attraverso la gestione politica.


Io ho l'impressione che se dovessi andare a fare un'indagine di quel tipo, anziché l'apparato amministrativo della macchina del Comune andrei molto di più ad indagare su quei meccanismi elementari, dove adesso si comincia forse a formare il ceto politico, ossia i consigli di circoscrizione, che sono la prima palestra dove si affacciano quelli che poi sono i nuovi politici in formazione. Sono a un livello minimale, però intanto nei consigli di circoscrizione hai una fotografia abbastanza fedele sia delle trasformazioni sociali sia anche dei mutamenti del ceto politico che è completamente diverso: mentre prima tu andavi nei consigli di circoscrizione e ovviamente trovavi le formazioni politiche storiche, adesso hai un avvicendamento continuo, continui cambiamenti, magari all'interno dello stesso polo ma ci sono continui cambiamenti di sigle, è proprio un magma in perenne trasformazione, ed è forse il primo luogo dove i giovani che vogliono far politica cominciano a mettere il naso. L'altra cosa che forse rende abbastanza interessanti le circoscrizioni è il contatto di queste con la proliferazione di tutti i comitati spontanei di ogni tipo, che si formano ormai sulle cose più disparate, tre persone che si trovano insieme per un obiettivo qualsiasi costituiscono un comitato spontaneo. Comunque, ci sono comitati spontanei che si sono formati su bisogni singoli del territorio e che hanno mosso centinaia e centinaia di persone: quella è una realtà in perenne evoluzione e forse consente di capire quello che sta succedendo sul territorio molto più che non lo studio degli apparati di partito o anche delle macchine amministrative.


All'interno di queste realtà, che sono complesse ma soprattutto molto confuse, si sono anche riciclate in termini diversi persone che hanno avuto esperienze politiche precedenti.


Nel coordinamento comitati spontanei, soprattutto a Milano ma anche a Torino, c'è stato un fenomeno di riciclaggio, ma forse direi più negli anni passati, adesso meno. Poi soprattutto si vede anche uno spettro sociale estremamente variegato.


Tu che sei nella dimensione ambientalista, come vedi queste forme di organizzazione all'interno dell'agricoltura?

Adesso, prescindendo un attimo dalla Lega, che ha espresso una parte di quel mondo, soprattutto nella Lombardia e nel Veneto, paradossalmente forse quel poco di nuovo che si manifesta c'è nella Coldiretti, che sembrava la più vetusta, la più clientelare, storicamente da sempre legata al carro della DC e dei consorzi agrari: invece, adesso è la più dinamica, perlomeno in Piemonte. In effetti c'è un mondo di giovani agricoltori ormai discretamente colti, attivi, al di là poi del tema delle colture biologiche o meno, sono estremamente pugnaci e non più legati alla difesa esclusivamente corporativa. In qualche modo io penso che sia la Lega sia i Verdi lì hanno perso grosse occasioni, soprattutto i Verdi, nel senso che se il mondo ambientalista fosse stato un po' più lungimirante forse già vent'anni fa poteva cominciare a capire che lì c'era un terreno di coltura notevole: ci è arrivato tardi e ci è arrivato forse più nell'ottica del galleggiamento, sono venuti fuori i temi delle colture biologiche, dei cibi transgenici, della mucca pazza, allora di fronte all'emergenza scopri che esiste anche quel nodo, però tutto quel mondo esisteva prima e già notevolmente trasformato. In qualche modo forse io ho percepito (soprattutto nella cintura di Torino, a Collegno, Settimo) come il mondo dei coltivatori diretti adesso si senta in qualche modo investito non solo dei propri interessi ma anche di una sorta di compito di difesa del territorio, quindi c'è effettivamente una coscienza di tipo ambientalista però al di là dei parametri ideologici strettamente intesi.

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