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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 DICEMBRE 2000


E poi in qualche modo era già un inizio di quella che successivamente prese il nome di conricerca, nel senso che l'intervistato non era visto come un semplice oggetto, c'era uno schema di argomenti soprattutto, il colloquio lo si costruiva via via insieme con l'operaio o l'impiegato con cui si parlava e conricerca nel senso che contemporaneamente, nel contesto del colloquio, partiva anche un avvio di ipotesi di lavoro per le fasi successive, quindi anche la ricerca di nuovi modelli di organizzazione a livello orizzontale all'interno della fabbrica: perlomeno nelle intenzioni si voleva arrivare ad uno scambio permanente intervistato-intervistatore, anche se poi parlare di intervista in qualche modo sminuisce. Lì sicuramente era stato utile anche il lavoro che si era fatto a suo tempo in Sicilia, seppur in una situazione completamente diversa perché era quella dei braccianti o dei quartieri più popolosi di Palermo: comunque, era servita a noi come tipo di approccio un po' diverso con la realtà.
Dunque, nella precedente intervista mancavano questi due passaggi, il numero di Nuovi Argomenti e l'esperienza siciliana, che peraltro a noi era arrivata soprattutto attraverso la moglie di Franco Venturi, Gigliola, la quale faceva parte dei comitati di sostegno a Danilo Dolci. Questi aveva avuto dei sostegni finanziari soprattutto dalla Germania e dai paesi scandinavi, dal mondo cattolico e protestante dell'Europa settentrionale; in Italia c'erano due o tre comitati che lo sostenevano, uno di questi era a Torino e faceva capo a Gigliola Venturi e un po' al giro dei vecchi azionisti. Attraverso di loro cominciammo ad andare in riprese successive in Sicilia, una prima volta, poi una seconda, una terza; inoltre in Sicilia Danilo Dolci aveva organizzato un convegno sulla piena occupazione a cui parteciparono parecchi economisti, come Mario Rossi Doria, e sociologi. Le inchieste furono due, inchiesta a Palermo e inchiesta in Sicilia, che poi in realtà era comunque un'inchiesta sulla Sicilia occidentale. Danilo Dolci abitava a Partinico, aveva acquistato una vecchia casa, noi lì facevamo solo base poi ci sguinzagliavamo in treno, in autostop o su una vecchia macchina e andavamo in giro per i vari paesi. Mi ricordo Caccamo, Corleone, tutti quelli che allora erano i paesi di mafia; mi ricordo che quando eravamo andati a Caccamo l'ultimo sindacalista l'avevano fatto fuori facendogli poi attraversare tutto il paese legato ad un cavallo. A Caccamo l'unico interlocutore che avevamo avuto era una sindacalista della CISNAL: forse legati ancora al periodo in cui Mussolini si era posto come obiettivo quello di estirpare la mafia siciliana, il famoso "prefetto di ferro" ecc., paradossalmente MSI e CISNAL avevano un certo contenuto antagonistico rispetto al nucleo duro della mafia agraria, non la mafia attuale che è un'altra cosa, allora era ancora la mafia del feudo e dei campieri. Effettivamente, l'inchiesta in Sicilia e a Palermo un tantino funzionò come laboratorio, nel senso che Danilo Dolci era un po' un porto di mare: io lì conobbi Goffredo Fofi, che allora era ancora un cattolico capitiniano, non violento e vegetariano, e poi le persone più disparate, era dunque un porto di mare incessante. Quindi, per noi come per altri fu un'esperienza di un certo rilievo, al di là poi del contenuto specifico della vicenda.


Per quanto riguarda invece l'esperienza della conricerca, le due coppie erano da una parte Gobbi e Gasparotto e dall'altra tu e Romano.

E' vero, mi state tirando fuori delle cose che ho dimenticato! La conricerca come termine era stato importato da Gisella de Juvalta, che era una sindacalista, credo che lei fosse di origine romana però aveva lavorato in Lombardia e poi era venuta a Torino nel sindacato lavoratori chimici, la FILCA. Lei aveva cominciato a fare una sua ricerca personale alla Farmitalia, una ricerca abbastanza approfondita sulla condizione operaia alla Farmitalia, e quindi fu lei che portò il termine conricerca, che però poi si coniugava abbastanza bene con quello che allora dicevano persone come Pizzorno. Secondo me c'erano più di due coppie, quello che ricordo era effettivamente che noi eravamo soprattutto sulla Mirafiori e che il trade d'union era un mio amico della CISL che si chiamava Beppe Della Rocca, che non so che fine abbia fatto, era poi diventato un quadro sindacale ed era finito in qualche ufficio studi della CISL; lui era impiegato alla Fiat, era molto aperto e attraverso di lui entrammo abbastanza anche nel mondo impiegatizio, che forse era il più difficile.

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Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

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