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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 DICEMBRE 2000


Cosa ci dici invece a proposito dell'Alta Velocità?


L'Alta Velocità è andata avanti proprio come l'alta velocità, nel senso che, deciso il tracciato, dove c'erano opposizioni queste si comperavano, dappertutto dove ci sono state opposizioni di comuni e sindaci la molla sono stati i miliardi. Ma soprattutto nella zona nord di Torino effettivamente di scempi ambientali ne sono stati fatti tanti, e l'Alta Velocità è stato uno di quei veicoli che hanno consentito e stanno poi consentendo (nel senso che parliamo di un intervento che non è ancora stato effettuato) di farci passare intorno un grosso carico di infrastrutture di ogni tipo, reti tecnologiche, nuova viabilità, le nuove porte di ingresso della città, centri commerciali: sono queste le direttrici attorno a cui poi si sviluppa una cosa che chiamano la new economy e poi magari è il disegno di scatole vuote.
Dopo l'ultima alluvione io sono andato un po' in giro a varie assemblee che ci sono state da Nichelino a San Mauro a Settimo, secondo me non c'è nessun amministratore che riesca a resistere quando si trova travolto da una massa magari di mille persone urlanti che chiedono banalmente delle cose che tutti abbiamo visto sul giornale, cioè argini e dragaggio, queste sono le parole d'ordine, con una serie di motivazioni che a volte sono anche giuste. Ad esempio, quando io sono andato a Nichelino nel quartiere Sangone tutti giustamente dicevano: "Qui non si doveva costruire, perché questa è una zona esondabile, invece avete consentito che si costruisse e allora adesso dovete difenderci: l'errore stava nel manico, però adesso che avete consentito nuove urbanizzazioni dovete pensare a difendere con arginature ecc.". Non c'è nessun sindaco o piccolo amministratore, di destra o di sinistra o di qual si voglia parte politica, che possa reggere a un'onda d'urto come quella, per cui alla fine questa onda d'urto si propaga e certamente arriva fino ai massimi livelli, per cui hai il piano di assetto idrogeologico che adesso è estremamente rigoroso nelle sue norme, ma poi lo bypassi con mille altri strumenti. C'è chi teorizza la morte della politica e c'è anche chi teorizza la morte dell'urbanistica, nel senso che ormai questa è sostituita dagli accordi di programma, dai patti territoriali, per cui qualsiasi cosa bypassa tutti i piani regolatori, quello che interessa in fondo è tutelare il nome di Torino e il cosiddetto "prust" di Settimo.


Secondo te questi investimenti, per esempio in infrastrutture, sono processi che determinano nuove forme di accumulazione?

Direi proprio di no, anzi direi che progressivamente distruggono quel tanto che restava delle economie tradizionali, ma non è che le sostituiscano poi con nuove forme produttive. Anche perché poi tutti vogliono fare le stesse cose, adesso dico delle banalità che leggiamo quotidianamente sui giornali, tutti vogliono fare il parco tecnologico, tutti vogliono fare il parco acquatico, tutti vogliono fare il parco del divertimento, tutti vogliono fare la città dell'auto: dappertutto trovi le stesse ricette, nei vari ambiti territoriali, e poi alla fine le uniche cose che vengono fuori, oltre ai grossi centri commerciali, sono le famose outlet, come quello di Santhià, poi c'è spazio per uno, due o tre, ma non credo di più.


Per avere le Olimpiadi invernali del 2006 a Torino indubbiamente si è mossa la Fiat.


E' il regalo della Fiat nel momento in cui si apprestava ad andare via.


Secondo te queste non sono nuove forme di accumulazione?


Io non ce le vedo tanto, sono cose che non vanno più in là di quel tanto che portano di nuovo carico di opere sul territorio, ma qual è l'indotto? Io l'indotto non riesco a vederlo, allora se si parla di nuove forme di accumulazione dovrebbe esserci poi un indotto a valle.

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