Guerra di Classe – Le posizioni programmatiche

Questa società ci offre solo una lotta per la sopravvivenza, in cui non siamo altro che forza lavoro e consumatori. Naturalmente, è tutto avvolto in belli discorsi sui valori dei cittadini decenti e le esigenze del paese e dell’economia, nelle tendenze della moda e negli stili di vita senza spirito che ci vengono quotidianamente trasmessi dai media, dai politici, dagli scienziati, dalle celebrità… Sono i vestiti di marca, i nuovi telefoni cellulari e i televisori al plasma, le auto in affitto e gli alloggi ipotecati, le feste del venerdì, i programmi televisivi e gli idilliaci familiari nei centri commerciali un sostituto sufficiente per una vita veramente umana? E’ tutto ciò che desideriamo e di cui abbiamo realmente bisogno?

NON PER NOI

Non abbiamo proprietà e aziende grandiose, che ci farebbero vivere, quindi dobbiamo andare al lavoro. Vendiamo il nostro tempo e la nostra energia, la nostra forza lavoro, alla classe dei borghesi, che possiedono mezzi di produzione. Scambiamo il nostro lavoro con un salario, che ci permette di comprare ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e ciò che è stato prodotto altrove dagli stessi lavoratori che siamo noi. Per quanto guadagnamo, non appena abbiamo speso il nostro stipendio, dobbiamo correre a lavorare di nuovo. Il nostro lavoro è la forza motrice dell’intera società e l’economia: fabbriche, supermercati, uffici, ospedali, cantieri edili… Siamo la classe dei proletari e quindi ci ribelliamo!

CONTRO IL LAVORO SALARIATO

Il lavoro è alienato da noi, perché il tempo, durante il quale lavoriamo, non ci appartiene, non è una parte completa di noi – soprattutto è un mezzo per ottenere denaro. Mentre vendiamo il nostro lavoro come merce ai singoli padroni e a tutta la borghesia, sono loro che lo controllano, che lo possiedono e che ne traggono realmente beneficio. Dobbiamo solo lavorare il più a lungo possibile e con la stessa velocità che ci viene richiesta. Pertanto, lottiamo contro il lavoro salariato, che è alla base del nostro sfruttamento e dell’intero sistema capitalista.

CONTRO LA FABBRICA DEL TEMPO LIBERO

Non lavoriamo per soddisfare direttamente i nostri bisogni e quelli dell’intera umanità. I bisogni della vita ci sono mediate attraverso i salari – il denaro, perché i prodotti del nostro lavoro, che appartiene alla borghesia, è alienato anche da noi. Tutta la società è alienata da noi: le relazioni, su cui si basa, le sue strutture, le sue istituzioni, la sua ricchezza e persino la sua conoscenza. Pertanto, la dittatura del Capitale regna anche al di fuori del lavoro. Il tempo libero, che stiamo cercando, è la sua parte. È il Capitale, non noi, chi determina, come mangiamo, facciamo l’amore, abitiamo, viaggiamo, divertiamoci… Perciò, lottiamo contro tutte le relazioni sociali capitaliste, che ci intrappolano in una fabbrica gigantesca, dove siamo come mucche da latte in ogni momento della nostra vita.

CONTRO IL CAPITALISMO

Il nostro lavoro è un bene come nessun altro: è l’unico in grado di creare nuovo valore, più grande del proprio. I padroni sfruttano tutti noi, perché ci pagano solo per la nostra forza lavoro e l’intero superfluo che abbiamo prodotto è il loro plusvalore e il loro profitto. Il profitto viene reinvestito in mezzi di produzione, nella produzione di nuovo Capitale, che è tutta la proprietà controllata, appartiene e venduta dalla borghesia. Il capitale è il nostro lavoro morto incarnato nelle cose. È il nostro tempo e la nostra energia che abbiamo ucciso sul lavoro non per soddisfare i bisogni umani, ma per produrre merci. L’unico obiettivo del modo di produzione capitalista è quello di ottenere profitto e moltiplicare il capitale. I bisogni umani sono totalmente secondari e vengono “soddisfatti” attraverso la produzione solo nella misura e nel modo in cui sono al servizio dell’espansione del Capitale. Ed è la ragione per cui anche i regimi “socialisti”, l’URSS e i suoi satelliti, erano capitalisti e c’è ancora oggi il capitalismo nella Corea del Nord, in Cina o a Cuba. Dove c’è lavoro salariato, c’è inevitabilmente anche Capitale e non può essere altrimenti solo perché c’è anche un costume d’ideologia “marxista”, la riorganizzazione della borghesia attraverso un partito politico e uno stato e i suoi sforzi (senza possibilità durabile di successo) per deformare le leggi capitaliste di mercato, concorrenza e valore.

CONTRO LA DEMOCRAZIA, LA POLITICA DELLO STATO E LA POLITICA BORGHESE

La democrazia è l’essenza propria della società capitalista e non solo una delle sue forme politiche. I cittadini atomizzati, che raggiungono un’unità artificiale attraverso un’area separata della politica nazionale, sono una caratteristica comune degli Stati parlamentari, stalinisti, fascisti o per esempio islamisti. Si tratta di organizzazioni della borghesia come classe, che nascono dalle relazioni sociali della società di classe. Ecco perché la lotta rivoluzionaria del proletariato è antidemocratica e antistatale e non ha nulla in comune con la politica borghese, i partiti politici (di sinistra o di destra, parlamentari o extraparlamentari, legali o vietati), le elezioni e i colpi di stato politici.

CONTRO I SINDACATI E LA SINISTRA

I sindacati di classe (in opposizione ai sindacati “di crumiri” direttamente creati dalla borghesia) non sono organizzazioni di classe operaia da molto tempo. Divennero parte dello Stato capitalista, un’istituzione per una vendita organizzata di forza lavoro e per il mantenimento della pace sociale. In quanto tali, devono essere distrutti, e non riformati. Le debolezze e le sconfitte della nostra classe hanno dato e danno ancora origine a molte correnti di sinistra, che svolgono il ruolo di socialdemocrazia storica. In tempi di rivoluzioni sono sempre stati l’ultima risorsa e il bastione della Capitale, perché non lottano per la distruzione del capitalismo, ma per la sua riforma radicale. Pertanto, i proletari comunisti lottano contro ogni forma di sinistra: Stalinismo, trotskismo, maoismo, molte varietà di movimenti anarchici, antiglobalismo, “Terzomondisti” anti-imperialisti…

CONTRO FRONTI UNITI

Siamo contrari a tutti i fronti uniti con fazioni politiche “progressiste” della borghesia e a tutte le ideologie controrivoluzionarie che emergono attorno a tali fronti: Antifascismo o per esempio Liberazione Nazionale… Tutti portano alla difesa di una forma di dittatura capitalista contro un’altra, “male minore” contro quella “peggiore”, cioè al mantenimento della dittatura capitalista come totalità mondiale. Questi fronti conducono ad una lotta per il capitalismo con un “volto umano”, ma sempre minano e sconfiggono il proletariato rivoluzionario. Solo l’azione diretta di classe può opporsi alla concorrenza distruttiva tra proletari, incoraggiata dal razzismo, dal fascismo e dal nazionalismo. Solo la rivoluzione comunista è l’alternativa a tutte le forme di capitalismo.

CONTRO L’OPPRESSIONE, IL NAZIONALISMO E LA GUERRA

Tutte le forme di oppressione più antiche del capitalismo stesso – per esempio sulla base del genere, della sessualità, dell’origine etnica o religiosa – non sono state distrutte, ma sono diventate parte dello sfruttamento capitalistico e della divisione del lavoro. Non esiste alcuna forma di oppressione al di fuori delle relazioni sociali capitalistiche e può essere abolita solo insieme a loro nel processo della rivoluzione comunista. Le ideologie che forzano un’identità di operaio, donna, nativo, straniero, “privilegiato”, “escluso” su di noi, i proletari, servono a farci identificare interiormente con il sistema capitalista. Solo la dinamica di lotta del proletariato è il processo di negazione di tutte quelle identità di cittadini obbedienti. Pertanto, il proletariato li oppone allo stesso modo della Nazione, del Paese o del Nazionalismo. Contro la pace sociale all’interno degli Stati nazionali e contro una guerra tra di essi, rivendichiamo la guerra di classe contro la nostra propria borghesia, cioè il disfattismo rivoluzionario.

 PER L’ASSOCIAZIONISMO PROLETARIO

Oggi, nonostante i loro limiti, le lotte reali del proletariato contengono semi di comunismo, cioè il movimento che distrugge lo stato attuale delle cose. Pertanto, oggi sosteniamo le lotte di classe e la formazione di nuclei, circoli e reti proletarii su base sovversiva – cioè lottando e associando fuori e contro i sindacati, i partiti politici e le altre strutture dello Stato borghese. Proprio da lotte di questo tipo, sta nascendo un movimento proletario di massa che si sta mettendo in viaggio per collegare il proletariato – la classe sfruttata nella società attuale – con lo stato futuro delle cose.

PER LA RIVOLUZIONE COMUNISTA

Solo nel processo della dinamica del proletariato rivoluzionario si verificherà un cambiamento nell’equilibrio delle forze tra proletariato e borghesia. Solo così si apre uno spazio per un salto qualitativo nella coscienza di classe, aprendo la strada al violento rovesciamento della classe dominante e alla risoluzione decisiva degli antagonismi di classe. Ma solo se il movimento proletario si mette immediatamente, praticamente e consapevolmente in cammino verso la vera comunità umana raggiunta attraverso la rivoluzione. La rivoluzione per non morire, deve opporsi autorevolmente contro la controrivoluzione che immediatamente utilizzerà le debolezze all’interno della nostra classe contro di noi.

PER LA DITTATURA PROLETARIA

Per sempre più proletari il processo di dinamica combattiva del proletariato rivoluzionario alle insurrezioni violente e alla rivoluzione di classe impone una scelta consapevole tra il comunismo e la barbarie capitalista: sfruttamento, crisi, guerre e catastrofe ambientale. Più questa scelta diventa chiara, più il proletariato è capace di realizzare nella rivoluzione la sua dittatura sociale contro il lavoro salariato, il valore, lo scambio, il denaro, lo stato. Ciò significa una dittatura mondiale dei bisogni umani contro il Capitale e un terrore rivoluzionario contro le forze borghesi.

La dittatura proletaria significa abolizione delle relazioni sociali esistenti: abolizione del lavoro salariato, abolizione delle tutte professioni e delle produzioni inutili, eliminazione delle relazioni di scambio da tutti gli aspetti della nostra vita, abolizione dell’economia e della produzione a scopo di profitto e subordinazione di tutte le forze produttive ai bisogni umani e alle necessità della rivoluzione mondiale, scomparsa della differenza tra lavoro e tempo libero, tra città e campagna e tutte le altre separazioni, distruzione violenta dello Stato e sua sostituzione con organi di auto-organizzazione rivoluzionaria proletaria, tutto ciò che il trionfo della rivoluzione trasforma in una comunità umana globale. Attraverso questo processo storico rivoluzionario il proletariato (come ultima classe esistente) si abolisce e quindi abolisce l’intera società di classe e sviluppa pienamente la comunità umana mondiale.

SULL’ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA

L’organizzazione rivoluzionaria cresce e prende forme specifiche direttamente dalla lotta di classe, perché il proletariato è storicamente costretto a farlo. L’organizzazione rivoluzionaria con la sua attività militante crea le condizioni per la centralizzazione degli elementi rivoluzionari, che sono piccoli e insignificanti in tempi di sfavorevole equilibrio delle forze, e delle sezioni più coscienti e radicali del proletariato. L’organizzazione rivoluzionaria non è né una prefigurazione della futura organizzazione sociale né una rigida struttura eterna. Essa prende solo, una parte essenziale nel processo di centralizzazione storica delle dinamiche rivoluzionarie che si incarna come il partito del proletariato, cioè il partito comunista. Ciò che caratterizza questo partito da varie avanguardie autoproclamate, è che non ha altro programma che la sua classe come soggetto storico, quindi, essendo una centralizzazione di questo programma, è una direzione di tutta la lotta rivoluzionaria di classe.

CHE FARE?

Approfondire, difendere e propagare il programma storico del proletariato di rovesciare la classe dirigente con un’insurrezione per accendere la rivoluzione abolendo la società di classe. Sulla base delle lezioni dalle lotte proletarie passate e presenti per chiarificare il contenuto della transizione rivoluzionaria, la rivoluzione comunista. Attraverso la propaganda, l’agitazione e il coinvolgimento attivo, per evidenziare, sostenere e stimolare tutte le tendenze nelle lotte contemporanee, che potrebbe contribuire allo sviluppo della coscienza rivoluzionaria e lo spirito militante nella nostra classe, l’emergere di associazioni radicali proletari. Rivelare e identificare criticamente gli ostacoli, ideologici o pratici, nelle attuali lotte di classe che impediscono l’emergere di un confronto di classe aperto, cioè di un conflitto rivoluzionario aperto tra le due classi. Centralizzare i proletari militanti, che cercano di organizzarsi sulla base del programma rivoluzionario, e creare un’efficace struttura di combattimento per i militanti comunisti. Da terreno fertile di antagonismi sociali e dinamiche di lotta di classe, per portare avanti efficacemente, promuovere, organizzare e coordinare un’esecuzione della futura insurrezione violenta come momento decisivo in tutta la prossima rivoluzione comunista.

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