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Variabili Caotiche

 

Un Contributo Teorico alla Proposta per una Piattaforma Anarchica Informale

 

1) La disobbedienza è una virtù

 

“Sei obbligato a fingere di rispettare persone ed istituzioni che consideri irrazionali. Vivi per moda in un’epoca della codardia, attaccato a convenzioni sociali ed etiche che disprezzi, che condanni e che sai essere prive di ogni fondamento. E’ questa costante contraddizione tra le tue idee e desideri e tutte le formalità morte e tutte le presuntuose teste d’uovo di una cultura che ti rende infelice, disorientato e sbilanciato. In questa insostenibile lotta perdi ogni passione per la vita, tutta la percezione della tua personalità perché in ogni momento che loro opprimono, limitano e controllano la libertà della tua forza. E’ un colpo velenoso e mortale causato dal mondo civilizzato.”

Octave Mirbeau

 

Ci siamo a lungo opposti al mondo dell’autorità ed alle sue innumerevoli proiezioni ed imposizioni sulle nostre vite. Ci siamo conformati alle regole del mondo dell’anarchia cercando di trovare complici nel “crimine” dell’insurrezione anarchica come una posizione vitale contro la barbarie dei tempi moderni.

Fino ad ora abbiamo provato a realizzare rivolte grandi e piccole, sempre basate sui principi dell’auto-organizzazione, dell’anti-gerarchia e di strutture orizzontali. Cercando attraverso processi collettivi di raggiungere la nostra personale auto-educazione per acquisire esperienza, acquisendo familiarità con le procedure anarchiche, facendo nostre sempre più forme di lotta, siamo arrivati ad incontrarci sulla base di obiettivi ed aspirazioni comuni per continuare a vagare sui sentieri dell’azione anarchica, ed abbiamo camminato o meno fino ad ora.

 

Con questa cultura politica come veicolo, abbiamo armato la nostra negazione e deciso di passare dall’impulso spontaneo all’azione organizzata. Ci siamo sempre sentiti parte di un fronte anarchico multiforme che combatte contro l’autorità in vari modi e noi, da parte nostra, sentivamo di star contribuendo alla guerra per la distruzione del potere e della sua civilizzazione.

 

Nemici di ogni stato, paese, religione e di ogni discriminazione sociale, razziale e di genere, nemici della macchina autoritaria che schiaccia intere popolazioni e ne uccide altre nella morsa dello sfruttamento. Una macchina che infuria contro la natura e distrugge la vita selvatica sull’altare dello sviluppo capitalista. Abbiamo cercato sia di attaccare i tentacoli assassini del dominio, sia di criticare, attraverso le nostre parole, la società che lo tollera e lo riproduce in milioni di modi.

 

Ma la storia inizia ancora prima..

 

Partendo dalla periferia del milieu anarchico, dalla nostra prima partecipazione agli scontri nelle manifestazioni, ad Exarchia o altrove, abbiamo cominciato a sentire che lo spontaneo e il non-organizzato non ci bastavano più. Quindi siamo passati per i luoghi di ritrovo anarchici (studenteschi e non) nei quali ci siamo più o meno coinvolti, abbiamo preso parte ad assemblee generali, ad occupazioni studentesche, mentre lentamente iniziavamo a conoscerci ed a creare gruppi di strada organizzati applicando pratiche aggressive nel periodo 2006-2007 durante le mobilitazioni studentesche – mentre con alcuni altri ci eravamo già precedentemente incontrati attraverso la nostra presenza ai collettivi anarchici a scuola.

 

Ognuno di noi era alla ricerca di un modo per organizzarsi ed agire, ed ecco perché cercavamo la nostra strada nei gruppi più o meno grandi di compagni che promuovevano pratiche di azione diretta. Ci siamo mossi all’interno di assemblee di solidarietà per prigionieri politici che promuovevano il valore dell’azione multiforme, e che scegliessero – tra le altre cose – su un base concreta, di includere la dimensione della solidarietà aggressiva (ad esempio il Coordinamento di Azione per i Combattenti Imprigionati).

 

Attraverso il nostro bisogno individuale e collettivi di promuovere l’intensificarsi dell’attacco anarchico contro l’autorità attraverso collettività organizzate di azione diretta, ci siamo tutti incontrati nuovamente nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

 

Nel Dicembre 2008 siamo scesi nelle strade inondate dalla rabbia degli insorti cercando di perderci nella folla per contribuire alla diffusione della violenza metropolitana. Perseguendo tale obiettivo, abbiamo provato ad affilare l’azione diretta e la diffusione della nuova guerriglia urbana anarchica (che, letteralmente, rivendicava in maniera politica lo strumento della guerriglia come una pratica anarchica, che era qualcosa di completamente nuovo al tempo).

 

Quindi queste sono le nostre radici e non vi rinunceremo mai. Molte volte, per capire come andare avanti devi guardare a chi eri prima e da dove hai iniziato. Quindi per noi, la corrente anarchica (che adesso viene descritta come un'”area”) con tutto il bene ed il male al quale abbiamo in misura maggiore minore contribuito, è la nostra origine. Ci siamo incontrati nelle dinamiche di quest'”area”, abbiamo imparato a conoscerci l’un l’altro e siamo arrivati ad oggi ed è per questo motivo che non vediamo alcuna ragione di auto-escluderci. Poiché la corrente anarchica è un costrutto artificiale nel quale si mischiano molte idee e pratiche, visto che l’area non ha una latitudine né una longitudine dalle quali staccarsi, non era necessario fondarne una nostra. Inoltre è stato storicamente dimostrato che non è produttivo né fattibile. Questo mosaico di molte differenti scuole di teoria e pratiche che costituisce l'”area”, promuove lo sviluppo di competizione politica. Sta a tutti noi, in ogni caso, assicurare la qualità e le caratteristiche di tale competizione. In ogni caso l’auto-esclusione non contribuisce né ci riguarda personalmente.

 

Qualunque cosa che uno possa ritenere elementi negativi nella cosiddetta “area” è anche sua responsabilità contribuire alla loro eliminazione. Burocrazia, egemonia, gerarchie informali, intrighi, false amicizie e “compagni” che pugnalano alla schiena saranno lì finché esisteranno gli anarchici, perché sono elementi umani delle nostre contraddizioni che entrano costantemente in conflitto gli uni con gli altri. Tutte queste patologie sono dovute ad atteggiamenti che non appartengono ad una singola tendenza anarchica ma sono presenti in tutte, e che se non sono affrontate per quello che sono, ce le ritroveremo davanti ancora ed ancora.

 

Questo non vuol dire che dobbiamo fare compromessi e fare concessioni per evitare ogni confronto. Inoltre, come abbiamo già scritto, l'”area” anarchica è allo stesso tempo un’arena di competizione politica in cui varie strategie si intersecano. E’ una scommessa, se queste non riescono ad andare d’accordo, di camminare su sentieri paralleli senza necessariamente essere in diretto conflitto una con l’altra. Un tale evento sarà fonte di reciproca maturazione politica, che potrebbe permettere all’anarchia di sfuggire alla propria introversione ed acquisire caratteristiche più pericolose per l’autorità. In ogni caso è consigliabile tenere a mente che ogni critica ai metodi anarchici dovrebbe essere separata dalle persone che li mettono in pratica, poiché il valore di un progetto politico o di un tentativo potrebbe essere diverso dalle persone che vi sono coinvolte; altrimenti criticare uno squat ad esempio, potrebbe essere una critica sterile quanto quella verso un’organizzazione di lotta armata, quando tutto ciò che si trova dietro sono emozioni personali. Perché le persone vanno e vengono, ma il valore di un progetto non ha tempo.

 

 

2) La ragione appartiene agli insorti..

 

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.”

Antonio Gramsci

 

Non siamo contrari al concetto di organizzazione e se questo sorprende qualcuno allora vogliamo rendere chiaro che il nostro obiettivo non era, né è adesso, quello di diventare un circolo individualista letterario e filosofico di intellettuali e artisti che passano il tempo ad ammirare la propria unicità e lodando il proprio ego.

 

La nostra concezione di individualismo non viene dalla convinzione di esser un avanguardia nichilista, ma ha delle chiare origini anarchiche. Prima di tutto siamo anarchici. La nostra differenza con gli altri anarchici, tra le altre, è che crediamo che l’azione anarchica debba essere definita da sé stessa e non dal consenso sociale e che ci schieriamo contro tutte quelle visioni politiche imposte da un “direttivo” di una supposta linea politica anarchica ortodossa che crede che l’unica azione anarchica valida sia quella che trova legittimazione sociale. Abbiamo sempre considerato – e lo pensiamo ancora adesso – tali tali vedute come ristrette perché in effetti sono atteggiamenti politici che intrappolano l’anarchia esclusivamente in un contesto di presenza pubblica, ovviamente a certe condizioni, perché cercando di riscuotere apprezzamento si castra da sola, lima le asperità del proprio carattere radicale e gli aspetti più aggressivi delle sue parole finiscono per non essere diverse dalle parole di altre aree politiche (solitamente qualche partito politico) che a sua volta per ragioni di entrismo nasconde la propria identità politica, usando a tutti gli effetti la stessa tattica. Non c’è bisogno di dire chi è che in questo gioco politico esce sempre vittorioso. Inoltre crediamo che l’impegno rivoluzionario di ognuno è una questione strettamente personale riguardante la coscienza ed i bisogni esistenziali e politici di ognuno, non un dovere che debba essere fatalisticamente preso in carico perché imposto da qualche ruolo di classe o sociale.

 

Questa importante differenza da altri anarchici ci ha reso più semplice concentrarci sulle scelte individuali di ognuno. Perciò il processo di definizione delle funzioni della macchina sociale e la condizione nota come apatia ed indifferenza verso i continui crimini che il potere impone in ogni modo in ogni angolo del mondo, ha formato a sua volta un’ampia parte della nostra analisi della società e di conseguenza un’ampia parte della nostra strategia.

 

Ci siamo liberati di alcuni complessi di inadeguatezza come “perché le persone non si uniscono a noi?” o “perché le nostre proposte non vengono capite?”. Non viviamo in un’epoca in cui scritti che esprimono istanze sovversive e rivoluzionarie vengono bruciati insieme ai loro autori. Nelle società moderne, l’accesso alle idee libertarie e sovversive è libero. Ci sono libri, riviste, saggi, analisi, storiografie, biografie e tutte possono essere facilmente trovate nelle librerie o premendo il tasto di un computer. Perciò dobbiamo ammettere, senza alcuna ossessione, che non è che le persone non conoscono o non capiscono le nostre idee e proposte, ma che essi le conoscono (o possono conoscerle facilmente) e semplicemente o le ignorano per varie e diverse ragioni o, avendo già delle cattive intenzioni, le considerano ostili.

 

Perciò il modo in cui agiremo e ciò che diremo non può essere determinato a seconda delle nostre valutazioni sull’opinione di una società – comunque – indifferente. Inoltre crediamo che la reazione contro le diseguaglianze, la violenza e la repressione prodotte dall’autorità non derivi dalla ricerca accademica né da un apprendimento esaustivo di ideologie e programmi, ma dalla sensibilità più profonda di ognuno che non può essere riconciliata con l’idea di ingiustizia che esiste tutto intorno a noi.

 

Questa profonda sensibilità essendo un istinto umano non rende gli insorti delle entità superiori ma persone che vogliono prendere posizione ed attaccare ogni forma di autorità. D’altro canto ci sono quelli che si sono adattati a non avere obiettivi, ad essere disinteressati, a chiudere i propri occhi e le proprie orecchie quando le circostanze lo richiedano, e che finiscono per entrare in contrasto con tutti quelli che disturbano l’ordine e la falsa pace della loro indifferente società.

 

In quest’epoca in ogni caso, la violenza chirurgicamente calcolata su cui l’edificio del dominio è costruito non può più essere nascosta. Con l’esplosione dell’era tecnologica e lo sviluppo dell’industria dello spettacolo, veniamo bombardati ogni giorno con stimoli audiovisivi degli estremi crimini del potere. Non è solo ciò che sta accadendo nel nostro cortile ma anche tutti i principali eventi che accadono intorno a noi. Guardiamo i bombardamenti delle nuove crociate che costruiscono sulle pile di migliaia di morti il nuovo status quo della prosperità Occidentale, mentre allo stesso tempo ci sono divenute ormai familiari le scene di tortura e assassinio della nazione Islamo-fascista, che è stato allevata, addestrata e armata dallo stesso Occidente per perseguire i propri interessi strategici e geopolitici. Nel contempo, vediamo l’estrema destra guadagnare terreno ovunque in Europa, poiché l’aumento dei rifugiati e la questione dell’immigrazione rende i leader dei partiti neo-Nazi dappertutto sempre più popolari. L’intera Europa si è corazzata, creando un continente fortificato, ai confini del quale migliaia sono stati sacrificati negli ultimi anni, tra cui molti bambini. La sicurezza di ogni Europeo è rossa del sangue dei disperati

 

Crediamo perciò che sarebbe preferibile per gli anarchici, attraverso le nostre parole ed azioni, provare a parlare prima di tutto a quelli che si sentono in conflitto con l’orrore di questo mondo.

 

Non è necessario indossare delle lenti ideologiche per comprendere questo orrore. Ecco perché non avvicineremo mai l’indifferente, l’apatico, il neutrale, né adatteremo le nostre parole in modo di arrivare a piacergli. Perché oggi più che mai, la neutralità non è soltanto un lusso ma una provocatoria e consapevole indifferenza riguardo le migliaia di forme di oppressione del potere, e pertanto è complicità.

 

 

3)Chiunque non si armi, muore nelle loro convenzioni.

 

“La guerra sociale renderà imperativo il bisogno di un’organizzazione, che sarà il progresso essenziale del movimento reale. Il costante antagonismo di minoranze attive è la strada dell’attacco alle strutture del dominio ed a chiunque vi partecipi, qui ed ora; esso metterà in luce quanto sia vulnerabile il nemico e farà sì che i nostri compagni ostaggi dello Stato sappiano che non sono soli e che li sosteniamo con la nostra solidarietà.”

Gustavo Rodriguez

 

Ogni critica che non corrisponda ad una certa proposta non è fonte di motivazione né realmente antagonista. E’ noto che il concetto di organizzazione può causare una reazione allergica agli anarchici perché è solitamente identificata con delle forme arteriosclerotiche simili alle strutture autoritarie (che è vero anche in minima parte) ed è logico avere questa reazione forte specialmente quando un numero sufficiente di anarchici guidati fanaticamente dallo strutturalismo crea delle organizzazioni del genere. Ma qual’è il significato di una critica che non mira a superare concretamente i problemi che riscontriamo in questo tipo di strutture?

 

Innanzitutto, è importante partire da basi comuni: tutto ciò che devii dal contesto del completo opportunismo e dalla spontaneità tende ad essere una forma organizzativa, sia in caso di gruppi politici con caratteristiche di amicizia o di collettivi, incontri, gruppi di azione diretta. Se ci pensiamo, ciò che importa sono le caratteristiche qualitative e politiche dell’organizzazione. Il bisogno di organizzarsi deriva dal desiderio di perseguire la collaborazione con gli altri con lo scopo di unire le proprie negazioni in un modo che riteniamo migliore.

 

Il fatto che siamo anarchici individualisti non significa che non abbiamo prospettive o obiettivi nella nostra azione. Questa è una visione errata che solitamente ci viene attribuita da coloro che vogliono danneggiarci. Fare noi stessi nostre queste opinioni soltanto per reazione a queste critiche non ci permette di evolvere. Personalmente vogliamo contribuire ad un’azione anarchica che provi costantemente a raggiungere determinati obiettivi:

 

1. Provocare circostanze e condizioni forti (per intensità, dinamiche e natura) per interrompere il tranquillo funzionamento del dominio. Desideriamo denunciare la neutralità sociale e creare costantemente una condizione estremizzata che costringa ognuno a prendere posizione e porre il dilemma: essere complice dell’autorità o con la legge della ribellione. Non ci sono vie di mezzo, né posizioni intermedie. La neutralità deve sparire per arrivare alla guerra.

 

2. Il nostro intervento nello spazio-tempo sociale in modo da riuscire a causare piccoli o grandi corto-circuiti sociali. Con ogni genere di azione immaginabile vogliamo contribuire alla paralisi sociale ed alla destabilizzazione perché queste opportunità costituiscono crepe nella società, e che esse siano di breve durata o meno, pongono le basi per aprire la strada alla radicalizzazione, che si diffonde attraverso esperienze generalizzate con caotica multiformità.

 

3. L’acutizzarsi complessivo della guerra anarchica contro l’autorità. Vogliamo intensificare costantemente la lotta contro il dominio usando tutti gli strumenti di lotta senza alcuna gerarchia tra di loro. Sarebbe positivo evitare la specializzazione che è il risultato dell’adesione anche inconscia a specifici strumenti di lotta, ma al contrario non dobbiamo esitare ad interferire sempre più dinamicamente in più campi possibili. Inoltre, tipi differenti di lotta non dovrebbero essere condannati perché è qualcosa di inaccettabile. L’esperienza del conflitto può portare al risveglio della coscienza, superando le nostre paure e debolezze. In questo modo possiamo essere sicuri di noi stessi, rafforziamo sempre di più il nostro desiderio di lottare e realizziamo che possiamo fidarci del nostro potere. Il conflitto apre la strada.

 

4. La nostra costanza incontrerà altri gruppi di affinità politici, a prescindere dalla forma di azione che gli appartiene, grazie alla comune volontà di un coordinamento informale della lotta. Questa costanza può risultare in un automatico salto di qualità degli obiettivi di cui sopra perché la diffusione più ampia possibile dell’azione anarchica può raggiungere tali obiettivi o persino superarli, ponendo scommesse ogni volta sempre più importanti. Inoltre, la sequenza dell’individuazione degli obiettivi deve essere fluida in modo da evitare aspirazioni massimalistiche che possono risultare nella delusione quando gli obiettivi non vengono raggiunti. Perché non importa quanto siamo innamorati dell’idea della completa distruzione del mondo dell’autorità, sappiamo che questo obiettivo potrebbe essere tanto lontano che noi non lo vedremo mai. Per noi il viaggio della ribellione permanente stessa, l’insurrezione perpetua, è ciò che conta di più. Vivere e realizzare quotidianamente la nostra negazione qui ed ora. Ecco perché vogliamo porre delle scommesse aperte con termini qualitativi sempre negoziabili. In questo modo ci assicuriamo una duratura flessibilità dell’azione anarchica, che evita la stagnazione e l’inattività. Naturalmente una critica ai nostri obiettivi è accettabile ma non deve essere basata su criteri immaginari che non abbiamo neanche stabilito. E’ sicuramente meglio avvicinarsi ai nostri obiettivi anche soltanto di un po’, piuttosto che non farlo per niente. Quindi le critiche che riguardano il numero di bancomat bruciati non contribuiscono a nulla, e possono essere considerate soltanto come l’eco lontana di chi non fa che giudicare. In questa costanza dobbiamo rendere chiaro che alcune forme di azione non sono qui per risultare in alcune altre.

 

Ogni collettività della lotta anarchica sia pubblica o cospiratoria, sia l’occupazione, l’incendio o portare avanti attacchi armati e esplosivi, è parte di un mosaico di azione multiforme in cui ogni metodo completa e sostiene gli altri senza gerarchie tra di essi. Nel complesso rappresenta un coordinamento informale internazionale contro l’autorità. Non crediamo che le differenze teoriche possano essere di ostacolo a tale costanza. Riconosciamo che tra gli anarchici con convinzioni teoriche differenti ci sono persone che servono le proprie idee con coerenza e nonostante le nostre differenze, che è qualcosa di rispettabile. Quindi finché le nostre parole e pratiche non sono trattate in maniera ostile, a nostra volta non intendiamo trattare visioni differenti dalla nostra con ostilità. Eccezion fatta per quelli il cui segno politico ed ideologico si pone contro la multiformità perché hanno una posizione decisa e duratura contro le forme illegali di lotta. La loro polemica a volte apertamente ed altre subdolamente (mascherata in una critica sui risultati, gli obiettivi, la strategia, il valore etico – o meno – degli obiettivi) è una sterile forma di non-violenza che legalizza un pacifismo idealizzato, un concetto estraneo all’anarchia (almeno nel modo in cui noi concepiamo l’anarchia), e non corrisponde minimamente ai nostri valori. E’ un concetto con radici Cristiane influenzate da un liberalismo radicale che pur se in parte riproduce l’ideologia dominante e nasconde le sue paure dietro di essa. Eravamo e saremo oppositori di questa tendenza dell’anarchia che ha la tradizione storica di calunniare e condannare pratiche di azione diretta e gli anarchici che le adottano. E poiché la memoria non è spazzatura, non dimentichiamo le parole di calunnia e condanna (che farebbero invidia ai giornalacci scandalistici) che hanno seguito l’esecuzione dei due fascisti di Alba Dorata da parte di Organizzazione Rivoluzionaria – Forze Rivoluzionarie del Popolo Militanti. Sarebbe stato meglio per le calunnie moralistiche se quell’azione fosse stata eseguita da individualisti o nichilisti, ma nonostante i loro sforzi per nasconderlo, il loro vero problema non è il contesto ideologico da cui è scaturita l’azione ma le pratiche di violenza armata in sé.

 

5. L’internazionalizzazione dell’azione anarchica sulle stesse basi di cui abbiamo già parlato. Vogliamo promuovere l’idea di un coordinamento anarchico multiforme internazionale. Un’Internazionale Nera basata sull’azione (c’è l’esempio vivente della FAI/FRI della quale facciamo parte) ma anche sulla diffusione delle idee anarchiche sovversive da parte di gruppi collegati informalmente che porteranno avanti il conflitto anarchico in ogni parte del mondo.

 

6. Il ricordo dei nostri morti attraverso la stessa azione anarchica, per non lasciarli scomparire nell’oblio. E’ vero ciò che si dice, che la lotta contro l’oblio è una lotta contro l’autorità, perciò cercare di sentire vicini i compagni che abbiamo perso è una parte della lotta che loro hanno lasciato incompiuta. Ecco perché è importante ricordarli in maniera appropriata e non in alla maniera dei piccolo borghesi, che sguazzano nel dramma e nel vittimismo.

 

7. La connessione con i nostri fratelli e sorelle imprigionati in tutto il mondo, dalle celle di Korydallos alla prigione di alta sicurezza di Santiago del Chile. E’ un fatto che i nostri compagni in cattività abbiano perso il beneficio dello sviluppo politico con gli altri nel senso di collaborare alla promozione con parole ed azioni alla distruzione dell’esistente. Loro stessi hanno molte volte dichiarato che non accetteranno la propria esclusione dall’azione anarchica, che non accettano di considerarsi fuori dai giochi e che rifiutano di interiorizzare la repressione, cercando modi per connettersi alla lotta contro l’autorità che si tiene fuori dalle mura. Ecco perché sta a noi rendere possibile questa connessione.

 

4) Dicembre Nero – Valutazioni e Prospettive

 

Proprio nel contesto della strategia appena spiegata, i compagni Nikos Romanos e Panagiotis Argyros hanno chiamato un mese di azione coordinata proponendo come tema una campagna per la memoria dell’anarchico assassinato Alexandros Grigoropoulos. Allo stesso tempo, il Dicembre Nero è stato il primo tentativo di testare gli obiettivi e le strategie descritte. In che misura riteniamo che questi obiettivi siano stati raggiunti?

 

a. Il Dicembre Nero, soprattutto attraverso la proiezione negativa causata (dai media), ha contribuito alla formazione di una situazione di divisione – anche se in minima parte – per una parte delle persone.

 

b. Alcuni compagni hanno partecipato e contribuito agli scontri del 4, 5 e 6 Dicembre ad Exarchia ed in altre città, mentre molte azioni dirette sono state portate avanti nel contesto del Dicembre Nero.

 

c. C’è stata un’ampia diffusione di mezzi di conflitto (sempre paragonata a ciò che stava succedendo negli ultimi anni, in cui si deve riconoscere c’era una stagnazione, se non una regressione, in questo aspetto) con molti progetti di azione diretta che sono stati realizzati in diverse città della provincia (Rethymno, Heraklion, Komotini, Volos, Larissa, Thessaloniki, Mytilene) mentre della Federazione Anarchica Informale (FAI) sostenevano la chiamata con attacchi in Atene, Komotini, Larissa.

 

d. Abbiamo visto una concretezza dei gruppi di affinità politica che superava i pregiudizi teorici, dato che provenivano da diverse tendenze anarchiche, che piuttosto che concentrarsi sulle proprie differenze con accuse reciproche sono riusciti a contribuire ad azioni che hanno evidenziato la ricchezza della multiformità anarchica, dimostrando nella pratica che l’attività anarchica pubblica può convivere perfettamente con quella illegale. Ovviamente ci sono quelli che considerano questo un’alleanza negativa perché preferiscono gli sterili preconcetti teorici che impediscono l’unione tra azioni e coerenza. Non possiamo spiegare in altro modo il fatto di una valutazione pubblica negativa del Dicembre Nero, proveniente da ambienti anarchici, che hanno valutato come un aspetto negativo dell’intera questione il fatto che alcune persone avessero deciso di scoprire più cosa unisce che cosa divide. Se questa è la dialettica a cui preferiscono contribuire, non si sono inventati nulla: questa dialettica prevale nell’”area” anarchica da decenni.

 

e. C’è stata una enorme risposta internazionale alla chiamata per il Dicembre Nero dall’estero, perché dal Cile all’Italia e dagli USA all’Australia si è davvero sviluppata una multiformità di azioni: sabotaggi nei negozi di animali, incendi di diversi obiettivi, manifestazioni conflittuali in Olanda, Svizzera e Cile, blocchi stradali con barricate incendiate in Perù, iniziative in posti ed occupazioni, sia in Grecia che in altri paesi, azioni di propaganda pubblica con striscioni, manifesti, volantini, slogan, stencil, pubblicazione di libri e di riviste sovversivi ed ogni genere di sabotaggio come ordigni esplosivi in Italia e Messico.

 

f. La verità sul nostro compagno Alexandros Grigoropoulos è stata riaffermata. Ciò che realmente insultava la sua memoria era il concentrarsi, anche da parte di anarchici, sul suo essere “giovane” e “innocente”.

 

Il feticismo del vittimismo può trovare altri morti con cui trascorrere il tempo d’ora in poi, perché gli altri ricorderanno Alexandros per ciò che era in realtà: un giovane ribelle anarchico che ha pagato con la propria vita la sua scelta di non eseguire gli ordini di un servo in uniforme della legalità, che in cambio lo ha considerato colpevole giustiziandolo sul posto. Alexandros non è stato ucciso durante una qualche lotta sociale, da poter quindi essere collegato soltanto con esse, ma durante un’azione insurrezionale spontanea in Exarchia, una di quelle che solitamente alcuni diffamano con le peggiori parole. Inoltre il 6 Dicembre 2008 è una prova che tali azioni non sono sempre prive di rischio (come molti amano ripetere) visto che non è stata la prima né l’ultima volta che uno sbirro ha estratto la pistola e sparato contro i compagni che lo attaccavano fuori o dentro Exarchia. Il fatto che Alexandros fosse chi era è qualcosa di scomodo per l’agenda politica di alcuni e non è affatto un caso che questi, nonostante molti conoscessero realmente il compagno, insistano ancora dopo sette anni a commemorarlo come un innocente studente quindicenne.

 

g. E infine c’è stata la connessione tra i compagni fuori e quelli dentro le mura della prigione, poiché sia in Grecia che fuori i prigionieri anarchici hanno supportato il Dicembre Nero con testi pubblici, mentre in Grecia i prigionieri anarchici hanno appeso alcuni striscioni nelle ali A e D della prigione di Korydallos e c’è stata una chiamata pubblica per un raduno fuori dalla prigione di Korydallos per il 31 Dicembre.

 

Crediamo che una delle cose che ha aiutato nel diffondere così tanto il Dicembre Nero è stato che la chiamata dei due compagni era sufficientemente aperta per permettere ad ognuno di interpretarla. Inoltre, la prospettiva dell’azione multiforme senza dare priorità ad un mezzo piuttosto che ad un altro, crediamo abbia liberato più possibilità di quelle che sono state comprese. Ovviamente, i compagni Nikos Romanos e Panagiotis Argyros, insieme agli altri membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco dall’ala A che hanno accompagnato la proposta sia teoricamente che con la pratica, avevano originariamente dichiarato che consideravano il Dicembre Nero come un esperimento, praticamente un “pilota” per testare nella pratica le possibilità di una piattaforma per il coordinamento dell’azione anarchica informale, sui principi dell’autonomia politica dei collettivi e degli individui e su quello del polimorfismo.

 

Da parte nostra stiamo cercando un modo reale di connetterci con i nostri compagni prigionieri, un modo che vada oltre i fino ad esso ristretti concetti di solidarietà e che provi a trasformarli in relazioni che diventino di collaborazione cameratesca. Dove questo sia possibile ad ogni modo, rilasciamo questo contributo teorico sostenendo la proposta del compagno Nikos Romanos.

 

Sappiamo che i testi non sono sufficienti a rimpiazzare la bellezza della comunicazione dal vivo, ma d’altro canto comprendiamo che la condizione di confinamento non concede molte opzioni oltre al contributo scritto di pensieri, idee e proposte dirette a chiunque pensi di poterne trarre qualcosa. Tali proposte non sono certo un qualche tipo di Sacra Bibbia e ovviamente non pensiamo che questo sia un modo per attirare dei “credenti”. Quindi da parte nostra sosterremo e promuoveremo quelle proposte teoriche provenienti dai nostri compagni prigionieri ritenendo di abolire in questo modo per lo meno a livello concettuale le sbarre della prigione che ci separano, mentre inoltre vogliamo sviluppare il più possibile un’interazione sana con quelli che credono che possa esistere una via comune tra compagni. E’ in questo modo che intendiamo l’importanza della proposta stessa per una piattaforma anarchica informale.

 

Abbiamo notato attraverso la nostra esperienza che non esistono ricette per nulla e che la continua sperimentazione, il continuo sforzo per l’auto-miglioramento, combattere i nostri stessi dogmi interiori, dai quali siamo piuttosto sopraffatti di volta in volta, è il modo per testare noi stessi e le nostre idee nella pratica. Idee che non dovrebbero fossilizzarsi perché perderebbero il proprio dinamismo e soprattutto la propria capacità di trasformarsi. Ecco perché accogliamo quelle critiche che contribuiscano positivamente ad ogni sviluppo migliorativo. La nostra volontà è l’apertura di un dialogo che promuova lo sviluppo della guerra anarchica contro ogni forma di autorità creando una piattaforma anarchica informale di teoria e pratica senza necessariamente permettere che l’attualità politica e sociale cancelli la nostra auto-determinazione. Una piattaforma informale di accordi di minima in costante evoluzione, in cui ogni collettivo ed ogni individuo preservi la propria autonomia politica, al contempo promuovendo azioni più concordate possibile.

Infine mandiamo i nostri più calorosi saluti a tutti i compagni nel mondo che hanno dato vita all’esperimento del Dicembre Nero.

 

E’ ora che inizia tutto…

Con i nostri caduti sempre nella nostra memoria…

Per la costante Ribellione Anarchica e il Coordinamento Informale dell’Azione Anarchica Multiforme.

 

Sinché dura il giorno

vogliamo tenere alta la testa; e tutto quello

che potremo fare, noi non lasceremo

che lo facciamo altri prima di noi”

Goethe

 

Nulla meno di tutto…

 

CCF – Cellula per la Violenza Metropolitana

PS: Pochi giorni fa il gruppo anarchico della città di Volos “Sabotatori della porta accanto/Memorie in movimento” ha rivendicato il sabotaggio di 52 telecamere di sorveglianza in diverse aree di Volos, nel periodo che va dall’inizio di Dicembre a metà Gennaio (un’azione che è stata iscritta nel concetto del Dicembre Nero) lanciando a sua volta una chiamata all’azione contro la società del controllo e della sorveglianza. L’iniziativa e le parole dei compagni che hanno fatto questa chiamata, rafforzano con la pratica l’esperimento per coordinare l’azione multiforme anarchica, per cui non possiamo che esprimere il nostro pieno sostegno.