ALTRI TEMPI

Sul filo del trascorrere delle lancette ecco che si arriva in Inghilterra, Grimsby (Lincolnshire). Lavoratori britannici protestano a seguito dell’appalto ottenuto dalla azienda siracusana Irem alla raffineria Lindsey Oil (investimento di 228 di euro). “British job for british workers.”
Eco lontane di voci ascoltate, capovolte, nei villaggi italiani. Il lavoro italico è, nel caso di Grimsby, un ostacolo, un immigrante dell’investimento per gli operai in protesta. Inaccettabile. Manifestazione a Londra, blocco di una centrale energetica nel Kent, boicottaggio di aree di servizio Total, rischio sciopero alla centrale nucleare di Sellafield.
Il movimento si muove sulle orme della contrarietà al lavoro straniero. E’ come se si incanalasse nell’ostilità una forma di puritanismo del lavoro, centro nevralgico delle questioni di diritto e quindi anche di protesta.
E’ il capitale ad avere il primato (228 milioni di euro di appalto); tuttavia, sullo sviluppo di Grimsby, è interessante osservare quello che è il mobilitarsi del lavoro (per il lavoro) in una situazione di cortocircuito.
Intanto, da Davos (dove ha partecipato al Forum economico mondiale), il premier britannico Gordon Brown riferisce di “comprendere le preoccupazioni e lo stato d’animo dei lavoratori britannici”, aggiungendo tuttavia che “gli scioperi non sono la cosa giusta da fare.”
Comprendere. Ma non è giusto interrompere il lavoro per chiederne dell’altro. E’ disfunzionale al sistema. E’ disfunzionale a Davos. E’ disfunzionale al ri-finanziamento della crisi. Di questo se ne occupano altri. (?)
Vedere sito ukwelder.com.
Rughe