Guardiani del silenzio come esecutori commerciali.
L’ordinanza comunale, l’imposizione al «rispetto della libertà (dormiente) dell’altro», si svela dell’involucro retorico, mostrando i nervi del proprio funzionalismo.
C’è qualcosa che eccede il particolare interesse al benessere (acustico, in questo caso) nascosto nei balconi chiusi della città. Oltre esso, una macchina artificiale ed arbitraria, competitiva – in quanto inserita nel mercato ad alta velocità delle marche.
Marca Verona. Si muove al di sopra dei viventi (in Verona) che tuttavia la abitano ed alimentano.
Il sudore e le urla, nell’agitarsi per una squadra (Chievo Verona) che nel calcio rimane in serie A, alimentano il marchio.
Il muoversi a motore nelle infrastrutture urbane, alimenta il marchio.
Il sonno, in funzione del tempo lavoro cittadino, alimenta il marchio.
Lo stesso vale per ogni nuovo lucchetto d’amore al cancello di Giulietta, ogni ulteriore fotografia scattata in piazza Brà, le manifestazioni sportive e tradizionali in città – per la città.
Piazza Dante, il mercoledì sera, non è funzionale (è esposta all’attentato di morte sociale). All’incremento del fabbisogno nutrizionale del marchio, non è necessario esserne indigesto (opposizione esplicita) per esserne bersaglio-nemico.
La condizione sufficiente è l’inutilità. La soluzione, l’eliminazione.
Tuttavia l’armamento di neutralizzazione deve mascherarsi, per eccedere occasionalmente. Così accade due notti fa a piazza Dante. L’occasionale ha luogo.
La marca Barcellona, nelle proteste studentesche di marzo, ha messo in scena l’atto di violenza sul cemento de la Rambla. Studenti picchiati dalle forze dell’ordine. Il preambolo è la Rambla stessa. Cuore della città. Epicentro della marca nella specifica Turismo. Il corteo studentesco (protesta al piano Bologna) si muove in quel punto della città, affollato di turisti e quindi materiale fotografico attivo. La reazione è immediata. La giustificazione politica arriva poco dopo: «contrastavano la sensibilità» dei presenti.
Nelle plurime ‘feste popolari’ del mese di maggio per l’F.C. Barcelona, i manifestanti celebrano la squadra ne la Rambla. E’ concesso. Petardi, fuochi artificiali, fumogeni. In qualche angolo si animano teatri di aggressioni. Orgoglio ultras. Il connubio tra questa gente e la sicurezza in divisa è tuttavia forte. Tutto questo spettacolo di massa alimenta la marca Barcellona, e quindi la «sensibilità».
(Nei festeggiamenti del 27 maggio in particolare, i forti disordini tra manifestanti e forze dell’ordine sono successivi alla presenza della massa nel centro cittadino, il quale, non è la causa motrice).
Nelle sirene di piazza Dante, mercoledì sera, è compressa la forza che esegue la neutralizzazione dei corpi presenti (e per questo punibili). Ora – seguendo la logica Barcellona – la subdola giustificazione. O forse, per il perverso rapporto carnale tra uomo e marca, a Verona, non sarà richiesta. La «sensibilità» è salva, perché unica.
La Marca, l’individuazione, territorializzare, codificare… tutti sistemi per reintrodurre ogni movimento in una mera possibilità, in qualcosa che può o che non può essere. A fronte di ciò, l’inesauribile agire e la presenza incontrovertibile di ciascuna forma-di-vita…