NO condizionamento sul binario

Parlare di ferrovie verso Ovest significa portare alcune parole nei sondaggi di Valsusa. Il palco alpino si colora, il 22 febbraio, delle affermazioni del prefetto di Torino Paolo Padoin in merito al proseguimento dei sondaggi “propedeutici alla realizzazione della Torino-Lione”. A fine marzo, le elezioni piemontesi (di cui i candidati Cota-Bresso, Bresso-Cota) dovrebbero accadere nella continuità dei lavori di analisi del sottosuolo per la costruzione della alta velocità. La preoccupazione degli amministratori (termine generico per descrivere coloro che gestiscono a livello locale la criticità dell’opera) hanno a che fare con l’aspetto dell’ordine pubblico. Da qui le dichiarazioni del prefetto torinese. Ci saranno due momenti di impegno per le forze dell’ordine: la tornata elettorale appunto e l’ostensione della Sindone a Torino. Tuttavia è Padoin a ribadire :”non è ammissibile che tali interventi siano condizionati dall’attività di gruppi di protesta organizzati o dalla presenza attiva di esponenti di centri sociali”. Il lessico “ordinato” prescrive dunque la continuità. Nonostante le proteste, i centri sociali, le presenze attive, si dovrà andare avanti. Evidentemente il fuoco politico si muove dalla messa in discussione delle istanze di (non)realizzazione, alla prevenzione terapeutica del lavoro. L’alta velocità ha due necessità, parafrasando Padoin: continuare, nell’essere protetta. Nel ciclo elettorale (che prevede l’interruzione civica di ogni attività di dibattito pubblico che vizi il voto) la TAV avanzerà. Nonostante i freni imposti a Susa, spazio di terra opaco e sottaciuto nel proprio quotidiano e vitale movimento, non sono ammissibili “condizionamenti”. Queste parole consegnat al pubblico uditorio connotano una prima riduzione dell’opposizione a fonte di condizionamento (di cui lo spotenziamento politico). Opporre una forza (NO TAV) ad un’altra (sondaggi TAV) diviene in questo primo passaggio condizionamento (di un gruppo di pressione interno, parcellare) rispetto alla totalità (includente) dell’opera . Dal conflitto frontale all’influenzamento interno (il virus che modifica). Tuttavia la posizione del prefetto di Torino opera un’ulteriore riduzione: “non è ammissibile che tali interventi siano condizionati”. L’esteriorità del NO TAV è dunque prima ricondotta ad interiorità morbosa, e poi annullata nella minaccia del prefetto. Il resto non ammesso: la discussione politica è svuotata. Tutto questo accade mentre il raddoppiamento autostradale Brescia-Bergamo-Milano è già in atto, a Verona si vogliono bucare le Torricelle per il traforo tangenziale e i tabelloni elettorali tornano ad inquinare lo sguardo di chi cammina lungo Torino. In ogni angolo. Mentre l’alta velocità issa la bandiera della riduzione del traffico su ruota, strade extraurbane ed autostrade si potenziano (non da ultimo il passante di Mestre). La schizofrenia raggiunge un polo di visibilità ingombrante. “Più la macchina capitalistica deterritorializza i flussi per estrarne il plusvalore, più i suoi apparati annessi, burocratici e polizieschi, riterritorializzano a più non posso assorbendo una parte crescente di plusvalore”. E così la passeggiata dello schizo “si addentra nella deterritorializzazione” mentre “ritrova la terra”.
Rughe