Smarrimento cap. 1

Tornai a casa dopo aver bevuto uno spritz nel baretto in Piazza Isolo, con vista sulla banca, avvolta nelle luci del tramonto.
In piedi in cucina, portai la mano alla tasca per estrarvi le chiavi e riporle sul tavolo, ripetei lo stessi gesto con la tasca posteriore dei jeans in cerca del portafoglio. Tastai sia la tasca destra che la sinistra ma del mio portafoglio non vi era traccia. Imprecai con cura e lentamente. Afferrai le chiavi con forza e volando per la scala ero di nuovo in strada. Corsi verso il bar preoccupandomi prima di mandare a cagare l’omino del semaforo rosso.
Percorsi Piazza Isolo e il suo pallore con calma sperando che il mio portafoglio si fosse adagiato da qualche parte in mia attesa ma naturalmente le mie speranze erano piuttosto vane.
Mi guardai intorno, credendo che tutti i passanti fossero lì per me, ad aspettare il proprietario di quel portafoglio trovato giusto 5 minuti fa, la piazza invece era incredibilmente vuota.
Mi avvicinai al bar, c’era il proprietario fuori, seduto sullo sgabello di legno, che fumava rilassato una sigaretta mentre i suoi clienti bevevano l’arancio dello spritz dai loro calici colmi.
Mi guardò sorpreso.
– scusi, ha per caso trovato un portafoglio?-
il tizio ridacchiò.
– un altro?- rispose.
– Come un altro?-
– Ehi, bello. Forse hai bevuto troppi spritz-
– Cosa?-
Notai che un signore del tavolo vicino mi osservava insistentemente, anche lui sorpreso.
– giovanotto, sta bene?- mi chiese.
– Cosa?- dissi di nuovo. – sto benissimo, ho perso il portafoglio e dato che giusto 5 minuti fa ho bevuto uno aperitivo qui, sono tornato a cercarlo, sperando che ci sia. –
Il signore mi guardò quasi confuso, poi scosse la testa e rivolgendosi al proprietario disse:
– quanto ha bevuto, scusi? –
il proprietario rise.
– Giovanotto – continuò il signore – lei è già venuto qui, non si ricorda? Il suo portafoglio le è stato restituito. –
– cosa?- urlai quasi – ma no! Si è trattato di qualcun’altro! Non ho il mio portafoglio! –
Cominciai a sospettare che il signorotto e il proprietario del bar fossero d’accordo. Immaginavo i miei documenti venduti ad un clandestino e i miei soldi nelle tasche del proprietario. Forse era il caso di chiedere almeno la restituzione dei documenti o forse era il caso di chiamare la polizia?
– ok, ok. Calma- dissi passandomi nervosamente un mano tra i capelli. – ehm, non farò storie…ridatemi almeno i miei documenti.- chiesi quasi sussurrando.
Il proprietario spalancò gli occhi e si alzò di scatto dallo sgabello. Il signorotto per poco non mi lanciava addosso il posacenere.
– Senti, mi hai stancato, Bello lo scherzetto, adesso muovi il culo e vattene.-
Il signorotto si limitò a guardarmi torvo.
– pezzi di merda.- dissi tra i denti. Incassando la testa tra le spalle, imboccai la strada di casa, nel mentre però telefonai ai carabinieri.
Ad un certo punto il proprietario mi piombò alle spalle.
– che cazzo fai? Eh? Chi chiami?-
– non sono affari che la riguardano. –
– ah, i carabinieri magari! Guarda che ti faccio internare! Sei venuto qui 10 minuti fa e ti ho restituito il portafoglio! cosa ti serve? Droga? Eh? –
Mi fermai e guardai il ragazzo di fronte a me, teso.
– stai scherzando, vero? Non sono venuto qui e non mi avete dato nessuno portafoglio! perché sarei dovuto tornare!? –
– ok, amico. Tu non stai bene. Va dal medico, se vuoi faccio chiamare l’ambulanza…veramente.-
Il suo tono era improvvisamente cambiato, sembrava seriamente preoccupato per la mia salute, pensava fossi vittima di un qualche incidente.
– ma io sto benissimo, non ho nessuna botta in testa.-
– ok, comunque ti giuro che sei già passato dal bar, hai trovato da solo il portafoglio che avevi lasciato sul tavolo. –
– si, si. Certo, come no.- dissi spingendolo via e andando dritto verso la strada di casa.
Tornato a casa, mi infilai in doccia cercando di far passare l’arrabbiatura.
Domani vado a far denuncia ai Carabinieri, mi dissi sotto l’acqua calda.

Kafka’s colpa