Golden Guide   pagine da 71 a 80


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Un coltura da laboratorio di Psilocybe mexicana,
cresce dalle spore, un'innovazione che velocizza le analisi dell'effimero fungo. (Da Heim & Wasson: Les Champignons Hallucinogené du Mexique)




L'INDAGINE CHIMICA dei funghi messicani fu difficoltosa fino a che non si riuscì a coltivarli. Sono quasi totalmente composti d'acqua e ne occorrevano grandi quantità per le analisi chimiche perché i loro principi attivi erano effimeri. Il chiarimento della chimica dei funghi fu possibile solo perché i micologi impararono a coltivarli in numero sufficiente per soddisfarre le necessità dei chimici. Questo risultato rappresenta una fase nello studio delle piante allucinogene che doveva essere imitato nella ricerca chimica di alrti narcotici. Il laboratorio, in questo caso, divenne un efficiente sostituto della natura. Apportando le condizioni ideali, gli scienziati hanno imparato a far crescere molte speci nelle colture artificiali.

   La coltivazione dei funghi mangerecci è un'impresa commerciale molto importante e fu praticata in Francia intorno al XVII secolo. La coltivazione per gli studi di laboratorio è stata impiegata più recentemente.


RAPE' DOS INDIOS (Maquira sclerophylla; conosciuta anche come Olmedioperebea sclerophylla) è un enorme albero della famiglia del fico,Moraceae. Originario della regione Pariana dell'Amazzonia centrale in Brasile. Gli indiani in passato preparavano dai frutti essicati, polveri allucinogene. La polvere veniva assunta nelle cerimonie tribali, ma la civilizzazione ha fatto scomparire questa usanza. Sono necessari studi odierni di questo narcotico. Le indagini chimiche preliminari sono ben lontane da riuscirne ad indicare i principio attivo.

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CALAMO (Acorus calamus), detto anche "dolce calamo", cresce nei posti umidi delle regioni temperate. Appartiene alla famiglia dell'aro, Araceae, è una delle due speci di Acorus. Si pensa che gli Indiani del Canada Settentrionale, usano la pianta come un medicinale e stimolante, masticandone le radici come allucinogeno. In dosi eccessive, causa potenti allucinazioni visive. Le proprietà inebrianti potrebbero essere dovute all' a-asorone e ß- asarone, ma la chimica e la farmacologia della pianta sono ancora scarsametne conosciute.
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Gli indiani Colombiani usano un tubo
per sniffare ricavato da un osso d'uccello.

VIROLAS (Virola calophylla, V. colophylloidea, e V. theiodora) sono le piante allucinogene scoperte più recentemente. Questi alberi della giungla di medie dimensioni hanno foglie lucide, verde scuro con grappoli di minuscoli fiori gialli che emettono un aroma pungente. I principi inebrianti sono nella resina gelatinosa color rosso sangue, della corteccia, che si polverizza e si sniffa.

   Gli alberi Virola sono nativi dei tropici del Nuovo Mondo. Fanno parte della famiglia della noce moscata, Myristicaceae, che comprende altre 300 speci di alberi in 18 generi. La più conosciuta è la Myristica fragrans, un albero Asiatico che è la fonte della noce moscata.

   In Colombia, le speci più usate per scopi allucinatori sono Virola calophylla e V. calophylloidea, mentre in Brasile e Venezuela gli Indiani preferiscono V. theiodora, che sembra produrre una resina più potente.
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Clicca per ingrandire UNA POLVERE INEBRIANTE si ricava dalla corteccia della Virola dagli Indiani del Nord Ovest dell'Amazzonia e delle sorgenti dell'Orinoco. Un antropologo che osservò gli indiani Yekwana del Venezuela nella loro preparazione ed uso della polvere nel 1909 commentò:

   "Di speciale interesse sono le cure, durante le quali lo sciamano inala hakudufha. Che è una polvere magica usata esclusivamente dagli stregoni, ottenuta dalla corteccia di un albero che, pesato, viene bollito in una piccola ciotola di terraglia, finchè tutta l'acqua non evapora e rimane una sostanza depositata sul fondo."

   "Questo residuo viene tostato nella ciotola a fuoco lento e poi viene tritato finemente con una lama. Poi il mago soffia un po' di polvere attraverso una cannuccia... nell'aria. Poi la sniffa, mentre, con la stessa cannuccia, assorbe la polvere nelle narici."

   "L'hakudufha ovviamente, ha un potente effetto stimolante, e il dottore inizia immediatamente a cantare e ad uralre selvaggiamente, e nel frattempo, lancia la parte superiore del corpo avanti ed indietro."
Striscia di corteccia dell'albero di Virola, mostrando la colata di resina.


   Fra molte tribù della Colombia orientale, l'uso della Virola, chiamato yakee o parica,è ristretto agli sciamani. Fra le tribù Waikà o Yanonamo delle regioni di confine tra Brasile e Venezuela, epena o nyakwana, come viene chiamata la polvere, non è ristretta agli stregoni, ma può essere sniffata cerimonialmente dagli uomini adulti o perfino, presa occasionalmente senza una base rituale, individualmente. I dottori di queste tribù, prendono la polvere per enrtare in trance che si crede aiuti nelle diagnosi e per curare le malattie.
   Nonostante l'uso della polvere tra gli indiani del Sud America sia primitivo, la sua fonte, fu individuata nella Virola nel 1954.


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Gli indiani Waikà sfregano la resina della Virola nella ciotola,
prima di cucinarla.


LA PREPARAZIONE DELLA POLVERE DELLA VIROLA varia tra le diverse tribù. Alcuni raschiano lo strato interno morbido della corteccia ed asciugano i trucioli delicatamente sopra un fuoco. I trucioli vengono tenuti da parte per un uso successivo. Quando c'è bisogno della polvere, le schegge vengono polverizzate con un pestello fatto da un guscio di frutta del Brasile - una noce. La polvere ottenuta viene finemente setaccaita, in una polvere pungente marrone. Possono venire aggiunte foglie polverizzate di una piccola erba dal profumo delizioso, Justicia, e delle ceneri del amasita, la corteccia di uno splendido albero, Elizabetha princeps. La mistura è pronta per l'uso.

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le foglie seccate di Justicia vengono tritate
prima di essere aggiunte alla polvere


   Altri indiani, abbattono l'albero, tolgono e delicatamente riscaldano, la corteccia, raccolgono la resina in un vaso di terracotta, la bollono ottenendo un impasto, lo fanno seccare al sole, la schiacciano con una pietra e la setacciano. Possono essere aggiunte o meno, cortecce e foglie di Justicia.
La stessa resina, applicata direttamente alle punte di frecce, è uno dei veleni delle frecce Waikà. Quando termina la polvere magica, gli indiani spesso la staccano dalle punte di freccia per utilizzarla come sostituto allucinatorio. Sembra essere potente quanto la mistura stessa.


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Gli indiani Waikà tritrano finemente le foglie di Justica
per farne una polvere da aggiungere alla preparazione di Virola


UNA CERIMONIA D'ASSUNZIONE viene eseguita annualmente da molte tribù Waikà per commemorare i morti dell'anno passato. Parte del rito comprende Endocannibalismo; la cenere delle ossa calcinate dei morti vengono mischiati ad una bevanda di banana fermentata e bevono il tutto.

Il luogo cerimoniale è una grande dimora rotonda. In seguito ai canti iniziali del maestro della cerimonia, gli uomini ed i ragazzi più vecchi del gruppo soffiano enormi quantità di mistura attraverso lunghi tubi nelle narici degli altri uomini (p. 74). Poi incominciano a danzare e a correre selvaggiamente, urlando, brandendo le armi, e facendo gesti di spacconaggio. Coppie o gruppi danno il via ad uno strano rituale nel quale un partecipante si impettisce e viene randellato di cazzotti, mazze, o pietre da un compagno, che poi offre la sua cassa toracica come scambio. Benché in questa punizione, come castigo per torti reali o immaginari, scorre spesso sangue, gli effetti narcotici sono così pesanti che l'uomo non si ritira o non mostra paura. Gli avversari poi si accovacciano, mettono le braccia sull'altro, e si urlano nelle orecchie. Poi tutti inziano a saltare e strisciare sul pavimento, imitando gli animali. Infine tutti soccombono alla droga, perdendo coscienza per più di mezz'ora. Le allucinazioni si mostrano in questo periodo.


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Casa tonda Waika in una radura della foresta Amazzonica.


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