Il seguente brano è tratto da un racconto di un viaggiatore tedesco
che, agli inizi di questo secolo, passò diversi mesi presso alcune
famiglie di Koriaki, potendo quindi osservarne i costumi. La yurta è la
tipica capanna delle popolazioni nomadi siberiane.
[Tratto da: J. Enderli, 1903, Zwei Jahre den Tschuktschen und Korjaken,
Petermanns Geographische Mitteilung, Gotha, pp. 183-184; versione inglese
in Wasson, 1968:261-264.]
Dietro ordine dell'uomo, la donna cercò in un vecchio sacco di cuoio,
nel quale erano ammucchiati l'uno sull'altro gli oggetti più disparati,
ed estrasse un piccolo pacco avvolto in una pelle sudicia, dal quale
prelevò alcuni campioni di agarico muscario vecchi e secchi. Essa si
sedette per terra vicino ai due uomini e si mise a masticare
accuratamente i funghi. Dopo averlo masticato, estrasse dalla bocca il
fungo e lo arrotolò fra le sue mani nella forma di un piccolo
salsicciotto. La ragione di ciò risiede nel fatto che il fungo ha un
sapore molto spiacevole e nauseante, per cui un uomo che intende
mangiarlo lo passa sempre prima a qualcun altro per farlo masticare e
per deglutire in seguito l'intero salsicciotto, come una pillola.
Quando il salsicciotto di fungo fu pronto, uno degli uomini lo inghiottì
immediatamente con ingordigia, spingendolo nella gola con le sue dita
incredibilmente sudicie, dato che i Koriaki non si lavano mai le mani
in tutta la loro vita.
Gli effetti del veleno si manifestarono dopo che gli uomini avevano
ingoiato il quarto fungo. I loro occhi assunsero un aspetto selvaggio
(non uno sguardo glaciale come si osserva negli ubriachi), con un
bagliore positivamente accecante, e le loro mani si misero a tremare
nervosamente. I loro movimenti divennero goffi e improvvisi, come se gli
uomini avessero perso il controllo dei loro arti. Entrambi erano ancora
pienamente consapevoli.
Dopo alcuni minuti essi furono sopraffatti da
una profonda letargia e si misero quietamente a cantare canzoni monotone
improvvisate, il cui contenuto era approssimativamente questo:
"Il mio nome è Kuvar, e sono ubriaco, sono allegro, mangerò sempre i
funghi", e così via.
Il canto divenne sempre più brioso e alto, interrotto di tanto in tanto
da parole gridate velocemente; l'aspetto selvaggio e animalesco dei loro
occhi divenne ancora più evidente, il tremore degli arti più intenso e la
parte superiore dei loro corpi si muoveva ancora più violentemente.
Questa condizione durò per una decina di minuti. Entrambi gli uomini
furono invasi da un attacco di esaltazione. Essi scattarono
improvvisamente dalle loro sedie e si misero a chiedere ad alta voce e
selvaggiamente i tamburi. (Ogni famiglia possiede dei tamburi in forma
di disco di pelle di renna, che vengono usati per scopi religiosi). Le
donne portarono immediatamente i tamburi e li misero nelle mani degli
uomini. E ora essi si misero a danzare e a cantare in maniera
indescrivibile, un tambureggiamento assordante e una corsa selvaggia
dentro la yurta; essi gettavano via ogni cosa senza cura, sino a che non
furono completamente esausti. Improvvisamente collassarono come morti
e caddero in un profondo sonno; mentre dormivano, la saliva fuoriusciva
dalle loro bocche e le loro pulsazioni divennero notevolmente lente.
È questo sonno che provoca loro la più grande gioia; essi fanno dei
bellissimi sogni fantasiosi. Questi sogni sono notevolmente sensuali e i
dormienti vedono ciò che desiderano.
Dopo una mezz'ora i due uomini si risvegliarono più o meno nel medesimo
momento. Gli effetti del veleno erano diminuiti ed entrambi erano in
possesso dei loro sensi, ma il loro passo era incerto e convulso. Presto,
tuttavia, gli effetti dei veleno apparvero nuovamente; gli uomini furono
assaliti da un nuovo attacco di esaltazione. Quindi caddero nuovamente
addormentati; si risvegliarono per un breve tempo in piena coscienza, sino a
che non furono assaliti da un ulteriore attacco di esaltazione.
Gli attacchi continuarono seguendo questo ciclo ancora per alcune volte, ogni
volta meno violenti. Si sarebbero probabilmente fermati del tutto dopo alcune
ore, se essi non avessero usato un altro metodo che avrebbe rinnovato
l'intensità dell'intossicazione.
Sembra che il veleno dell'agarico muscario venga espulso nell'urina e
questa, quando un uomo la beve, produce i medesimi effetti dell'agarico
muscario. Poiché questi funghi sono relativamente rari in queste
regioni, essi hanno un prezzo alto fra i Koriaki e questi lo considerano
quindi troppo prezioso per sciupare la loro urina, i cui effetti sono
identici a quelli del fungo.
Osservai a questo punto che una donna portò all'uomo risvegliatosi un
piccolo contenitore di latta, nel quale egli versò la sua orina di fronte
a tutti. Il contenitore è usato esclusivamente per questo scopo e i
Koriaki lo portano sempre con sé, anche durante i viaggi.
L'uomo appoggiò il contenitore per terra dietro di lui; l'urina era ancora
calda e il suo vapore saliva densamente nella fredda yurta, quando il
secondo mangiatore di funghi, che si era appena svegliato, vide il
contenitore dell'urina vicino a lui, lo afferrò senza proferire parola,
e bevve alcuni ampi sorsi. Poco dopo il primo uomo, l'attuale
"proprietario dell'urina", lo seguì nell'esempio. Dopo poco tempo
l'urina che avevano bevuto iniziò a dare i suoi effetti e i sintomi
dell'intossicazione salirono violenti, come lo erano stati in precedenza.
Il sonno si alternava ad attacchi di frenesia e a momenti di completa calma.
l'intossicazione veniva intensificata ad ogni bevuta di urina.
Le danze frenetiche e le gare di bevute continuarono così per tutta la
notte, ed era quasi il pomeriggio del giorno seguente quando i Koriaki
si ripresero dal loro stato stuporoso. L'urina restante venne
attentamente conservata, per essere usata in un'occasione successiva.
Anche quando viaggia e lascia il suo insediamento in una condizione
di semi-ubriachezza, il koriako non disperde mai la sua orina; egli
continua a raccoglierla nel contenitore che porta con sé per questo
scopo.
Questa è la gioia più grande, il trattenimento più allegro ch un
koriako conosce, ed egli lo attende con impazienza per tutto l'anno.
I Koriaki credono che l'agarico moscario, a differenza del l'alcool,
ha il potere di rivelare il futuro all'uomo che lo consuma; se, prima
di mangiare il fungo, l'uomo recita sopra di esso certe formule,
pronunciando il suo desiderio di vedere il futuro il desiderio si
realizzerà in sogno. |