3. Sul Conflitto e sul Consenso
Il conflitto è generalmente visto come un ostacolo al raggiungimento di accordi e un perturbatore di rapporti pacifici. La tesi che è alla base del Consenso Formale è che il conflitto nonviolento sia necessario e auspicabile. Fornisce le motivazioni per un miglioramento. La sfida è che si crei la comprensione comune a tutti i partecipanti che il conflitto, o le opinioni differenti sulle proposte, sono prevedibili ed accettabili. Non evitate né reprimete il conflitto. Create un ambiente nel quale l'essere in disaccordo possa essere espresso senza paura. Le obiezioni e le critiche possono essere ascoltate non come attacchi, non come tentativi di sconfiggere una proposta, ma come problemi che, se risolti, renderanno più forte la proposta stessa. Questa idea di conflitto può non essere facilmente accettata dai membri di un gruppo. Quello a cui siamo abituati dalla società può minare questo concetto. Perciò non sarà facile creare il tipo di ambiente dove le differenze possono essere espresse senza paura ne risentimento. Ma ciò può essere fatto. Richiederà tolleranza e volontà di sperimentare. Inoltre, i valori e i principi che formano le basi dell'impegno a lavorare insieme per risolvere un conflitto, devono essere chiaramente definite, ed accettate da tutti coloro che ne sono coinvolti. Se un gruppo decide di adottare il Consenso Formale per prendere decisioni, il primo passo è quello di creare una Carta degli Intendimenti o Costituzione. Questo documento non solo descriverebbe il proposito comune, ma includerebbe anche la definizione dei principi e dei valori del gruppo. Se il gruppo discute e scrive le basi dei suoi principi fin dall'inizio, sarà molto più facile in seguito determinare i problemi del gruppo nei confronti dell'individuo. Elenchiamo di seguito i principi che costituiscono i fondamenti del Consenso Formale. E' necessario un impegno verso tali principi e la volontà di attuarli. Oltre a quelli elencati qui, il gruppo può aggiungere principi e valori che siano specifici per il proprio scopo.
Basi su cui il Consenso è costruito
Perché il consenso funzioni bene, il processo deve essere condotto
in un ambiente che promuova la fiducia, il rispetto e la condivisione dei
talenti. Quelli che seguono sono principi che, se valorizzati e rispettati,
incoraggiano e costruiscono il consenso.
Fiducia
Il bisogno di fiducia è fondamentale. Senza una certa quantità di fiducia, non ci sarà cooperazione né risoluzione nonviolenta del conflitto. Perché la fiducia cresca, è desiderabile gli individui abbiano la volontà di esaminare i propri atteggiamenti e siano aperti alle idee nuove. Il riconoscimento e l'apprezzamento delle differenze personali e culturali promuovono la fiducia. Né l'approvazione né l'amicizia sono necessarie per un buon rapporto di lavoro. Sviluppando la fiducia, il processo del consenso incoraggia lo sviluppo intellettuale e emozionale dell'individuo all'interno di un gruppo.
Rispetto
E' responsabilità di tutti mostrare rispetto per gli altri. La gente si sente rispettata quando tutti ascoltano, quando non sono interrotti, quando le loro idee sono prese sul serio. Il rispetto per i problemi emozionali come per quelli di ordine razionale promuovono il tipo di ambiente necessario per sviluppare il consenso. Per promuovere il rispetto, è importante distinguere fra un'azione che causa un problema e la persona che ha commesso l'azione, fra il fatto e chi lo ha compiuto. Dobbiamo criticare l'atto, non la persona. Anche se si pensa che la persona sia il problema, rispondere in questo modo non risolve mai nulla.
Unità di scopo
Con “unità di scopo” si intende la comprensione basilare degli obiettivi e degli scopi del gruppo. Ovviamente, ci saranno varie opinioni sul modo migliore di attuare tali obiettivi. Comunque deve esserci una base unificante, un punto d'inizio comune, che sia riconosciuto e accettato da tutti.
Nonviolenza
Chi prende decisioni in modo nonviolento usa il suo potere per raggiungere obiettivi nel rispetto delle differenze e cooperando con gli altri. In questo ambiente, è considerato violento usare il potere per dominare o controllare i processi del gruppo. E' idea comune che il potere di rivelare la propria verità sia la massima forza concessa per persuadere gli altri del proprio punto di vista.
Riconoscere il proprio potere (self empowerment)
E' facile per la gente fare affidamento acriticamente alle autorità e agli esperti affinché pensino e decidano per loro. Se i membri di un gruppo delegano la loro autorità, intenzionalmente o no, falliscono nell'assumersi la responsabilità delle decisioni del gruppo. Il consenso promuove e si basa sull'auto affermazione del proprio potere. Tutti possono esprimere perplessità e sollevare problemi. Ognuno cerca soluzioni creative ed è responsabile della decisione. Quando tutti sono incoraggiati a partecipare aumenta la natura democratica del processo.
Cooperazione
Sfortunatamente, la società occidentale è satura di competizione. Quando prevalere nelle discussioni diventa più importante che non raggiungere gli scopi del gruppo, la cooperazione diventa difficile, se non impossibile. Gli atteggiamenti che si pongono in antagonismo alle proposte o alle persone concentrano la loro attenzione sui punti deboli anziché su quelli di forza. Un atteggiamento di aiuto e di supporto costruisce la cooperazione. La cooperazione è una responsabilità condivisa nel trovare le soluzioni a tutti i problemi. Le idee sorte in un clima di cooperazione aiutano a risolvere il conflitto. Le migliori decisioni nascono attraverso un interscambio creativo di idee.
Risoluzione del conflitto
Il flusso libero delle idee, anche fra amici, porta inevitabilmente al conflitto. In questo contesto, il conflitto è solo l'espressione di disaccordo. Il disaccordo in se stesso non è né buono né cattivo. Diversi punti di vista sottolineano e esplorano la forza e la debolezza di atteggiamenti , convinzioni e progetti. Senza il conflitto, si è meno portati a pensare e a valutare le proprie opinioni e pregiudizi. Non esiste la decisione “giusta”, solo la migliore per tutto il gruppo. Il compito primario è di lavorare insieme per scoprire quale scelta sia la più accettabile per tutti i membri. Evitate di dare la colpa a qualcuno per un conflitto. Il concetto di colpa è intrinsecamente violento. Attacca la dignità e il potere personale. Incoraggia la gente a sentirsi colpevole, sulla difensiva, e alienata. Il gruppo perderà la sua capacità di risolvere i conflitti. Le persone nasconderanno i loro sentimenti autentici per evitare di essere incolpate del conflitto. Evitare le idee conflittuali impedisce la soluzione perché ostacola l'esplorazione e lo sviluppo dei sentimenti che hanno dato vita al conflitto. Il conflitto può essere un'occasione di crescita, quando si impara ad usarlo come catalizzatore per scoprire soluzioni creative e per sviluppare una migliore comprensione reciproca. Con pazienza, tutti possono imparare a risolvere conflitti creativamente, senza difese o sensi di colpa. I gruppi possono imparare ad educare e sostenere i propri membri in questo sforzo lasciando spazio alla creatività e alla sperimentazione. Tale processo necessita, da parte dei gruppi, della continua valutazione e del continuo miglioramento delle abilità descritte.
Impegno verso il gruppo
Unendosi a un gruppo, si accetta la responsabilità personale di comportarsi con rispetto, buona volontà e onestà. Ci si aspetta da ognuno la capacità di riconoscere che i bisogni del gruppo hanno una certa priorità sui desideri dell'individuo. Molte persone partecipano a un gruppo in modo molto egocentrico. E' importante inoltre accettare e condividere la responsabilità di sostenere la ricerca di risposte a problemi, preoccupazioni o perplessità espressi da altri.
Partecipazione attiva
Tutti noi abbiamo l'inalienabile diritto di esprimere i nostri pensieri migliori. Decidiamo da soli cosa è giusto e cosa è sbagliato. Dal momento che il consenso è un processo di sintesi, non di competizione, tutti i commenti sinceri sono importanti e di valore. Se le idee sono esposte come proprietà privata di colui che parla e gli individui sono fortemente attaccati alle loro opinioni, il consenso sarà estremamente difficile. La testardaggine, la ristrettezza mentale, e la possessività portano a un comportamento difensivo e polemico che disturba il processo. Perché si ottenga una partecipazione attiva, bisogna promuovere la fiducia creando un'atmosfera nella quale ogni contributo sia considerato di valore. Con incoraggiamento, ogni persona può sviluppare conoscenza ed esperienza, senso di responsabilità e competenza, e la capacità di partecipare.
Parità di accesso al potere
A causa delle differenze personali (esperienza, assertività, condizionamento sociale, accesso alle informazioni ecc.) e le disparità politiche, alcune persone inevitabilmente hanno più potere effettivo di altre. Per bilanciare questa disuguaglianza, ognuno deve consapevolmente cercare di condividere creativamente il potere, le capacità e le informazioni. Evitate le strutture gerarchiche che permettono a qualche individuo di assumere potere in modo non democratico a scapito degli altri. Strutture ugualitarie e che debbano rendere conto del loro operato, promuovono l'accesso universale al potere.
Pazienza
Il consenso non può essere affrettato. Spesso funziona facilmente, producendo così risultati efficaci e stabili. Alle volte, quando insorgono delle situazioni difficili, il consenso richiede più tempo perché le idee interagiscano creativamente. In queste occasioni, la pazienza è più vantaggiosa che il comportamento teso, frettoloso e aggressivo. Il consenso è possibile se ogni individuo agisce con pazienza e con rispetto.
Impedimenti al Consenso
Mancanza di addestramento al Consenso - E' necessario addestrare le persone alla teoria e alla pratica del consenso. Fino a che non sia divenuta una forma comune per prendere decisioni nella nostra società, i nuovi membri del gruppo avranno bisogno di un percorso di apprendimento del processo. E' importante offrire regolari opportunità di esercizio. Se l'apprendimento del Consenso Formale non viene reso facilmente accessibile, si limiterà la piena partecipazione e si creeranno iniquità che mineranno tale processo. Inoltre, l'esercitazione offre possibilità alle persone di migliorare le proprie capacità, in particolare modo le abilità necessarie alla facilitazione, in un setting dove si possa fare sperimentazione e role-play.
Strutture gerarchiche esterne - Può essere difficile per un gruppo raggiungere il consenso internamente quando è parte di un gruppo più vasto che non riconosce o non partecipa al processo consensuale. Può essere estremamente frustrante se coloro che sono esterni al gruppo possono interrompere la decisione, interferendo nel processo facendo pesare la propria autorità. Perciò è auspicabile che gli individui e i gruppi riconoscano che possono essere autonomi in relazione al potere esterno se vogliono assumersi la responsabilità dei propri atti.
Pregiudizio sociale - Ognuno è stato esposto a preferenze, preconcetti, e pregiudizi che interferiscono con lo spirito di cooperazione e con una partecipazione paritaria. Tutti ne siamo influenzati, anche se lo deploriamo. La gente generalmente non è incoraggiata ad affrontare tali pregiudizi, sia che siano i nostri o quelli altrui. I membri di un gruppo spesso rispecchiano i pregiudizi sociali senza rendersene conto, e senza cercare di affrontarli e cambiarli. Se il gruppo riconosce un atteggiamento dettato dal pregiudizio come un problema individuale e basta, vuol dire che non sta prestando attenzione all'inclinazione sociale implicita che dà luogo a tali problemi. E' giusto allora esporsi, confrontarsi, prendere coscienza, e cercare di risolvere inclinazioni sociali al pregiudizio, ma solamente con uno spirito di mutuo rispetto e fiducia. I membri del gruppo sono responsabili di rendersi conto di quando i loro atteggiamenti sono influenzati da abitudini sociali disgreganti e di cambiarli. Quando esiste un'atmosfera di supporto che permette di riconoscere e cambiare atteggiamenti indesiderabili, il gruppo nel suo insieme ne trae beneficio.
Livelli di conflitto
Il consenso è un processo di risoluzione nonviolenta del conflitto.
L'espressione di problemi e perplessità e delle idee in conflitto
è da considerarsi auspicabile e importante. Quando un gruppo crea
un'atmosfera che asseconda e sostiene l'espressione del disaccordo senza
ostilità né paura, costruisce le basi per decisioni più
forti e più creative. Ogni individuo ha la responsabilità di
esprimere le proprie perplessità e problemi nei confronti delle proposte.
E' meglio che ogni problema/preoccupazione venga espressa con modalità
che lascino aperta la possibilità di trovare una soluzione. Il gruppo
allora risponde cercando di risolvere il problema attraverso la discussione
comune. Se il problema rimane irrisolto dopo una discussione piena e aperta,
allora il facilitatore chiederà se il problema sia basato su qualcosa
che riguarda i principi fondamentali del gruppo. Se è così,
allora il gruppo accetta che la proposta venga bloccata. Da questa prospettiva,
non è decisione del singolo individuo se un problema specifico sta
bloccando il consenso. Ciò viene stabilito in cooperazione con l'intero
gruppo. E' il gruppo che stabilisce la legittimità di un problema.
Un problema è legittimato se va a toccare i principi del gruppo ed
è perciò di rilevanza per il gruppo intero. Se si stabilisce
che il problema non è basilare o che non ha nessuna conseguenza, il
gruppo può allora decidere che il problema non è appropriato
e tenerlo fuori dalla discussione. Se una ragionevole soluzione offerta non
viene accettata da un individuo, il gruppo può decidere che il problema
è stato risolto e l'individuo non è in sintonia perché
non riesce a riconoscerlo. Qui c'è una trappola sottile. Perché
il consenso funzioni bene, gli individui sono facilitati se riconoscono il
coinvolgimento del gruppo nel determinare quali problemi possano essere risolti,
quali necessitino di più attenzione, e quali bloccano il consenso.
La trappola è nell'essere incapaci di accettare i limiti del potere
individuale nel determinare quali problemi siano basilari o fondati sui principi
del gruppo, e quali siano risolti. Dopo la discussione, se il problema è
legittimo e non è stato risolto, sta ancora all'individuo scegliere
se farsi da parte o bloccare il consenso. L'individuo è responsabile
di esprimere problemi e/o perplessità; il gruppo di risolverli. Il
gruppo decide se un problema è legittimato; l'individuo decide se
farsi da parte o bloccare. Tutti i problemi sono importanti e devono essere
risolti. Non è appropriato che una persona arrivi ad una riunione
di pianificazione per bloccare una proposta o, durante la discussione, per
esprimere i propri problemi come obiezioni rilevanti o problemi che ostacolino
il processo. Spesso, durante la discussione, la persona apprende delle ulteriori
informazioni che possono risolvere il problema. Alle volte, dopo aver espresso
il problema, qualcuno è in grado di risolverlo creativamente pensando
a qualcosa di nuovo. Accade spesso che un problema che sembra essere estremamente
complesso, quando viene espresso inizialmente, si rivela essere di facile
risoluzione. Alle volte accade il contrario; e un problema apparentemente
piccolo ne porta altri maggiori. Quella che segue è la descrizione
di diversi tipi di problemi e di come questi influenzano l'individuo e il
gruppo. I problemi che possono essere esposti e risolti con piccoli cambiamenti
nella proposta possono essere chiamati problemi minori. La persona è
d'accordo con la proposta, ma ha un'idea per migliorarla. Quando una persona
è parzialmente in disaccordo con la proposta, ma è d'accordo
con l'idea in generale, si può dire che la persona ha una riserva
personale. La persona non è completamente soddisfatta dalla proposta,
ma in generale la supporta. Questo tipo di problema può spesso essere
risolto attraverso la discussione. Alle volte, è sufficiente che la
persona esprima il problema e senta che è stata ascoltata, senza che
venga trovata nessuna vera soluzione. Quando una persona non è d'accordo
con la proposta, il gruppo consente alla persona di provare a convincerlo
della saggezza del suo disaccordo. Se il gruppo non è persuaso o il
disaccordo non può essere risolto, la persona potrebbe scegliere di
stare da parte e lasciare che il gruppo prosegua. La persona e il gruppo
si accordano di essere in disaccordo, considerando i rispettivi punti di
vista con mutuo rispetto. Occasionalmente può esserci un problema
che non abbia soluzione; la persona non sente la necessità di bloccare
la decisione, ma vuole esprimere il problema e la mancanza di supporto alla
proposta. Invece un problema che blocca deve essere basato su un principio
generalmente riconosciuto, non su una preferenza personale, o deve essere
essenziale al benessere dell'intero gruppo. Prima che un problema sia considerato
bloccante, il gruppo deve aver già accettato la validità del
problema e un tentativo ragionevole deve essere stato fatto per risolverlo.
Se un problema legittimato resta irrisolto e la persona non ha voluto farsi
da parte, il consenso è bloccato.