Tagliare

[ I ] La scoria è un residuo marginale. Ciò che rimane di un’operazione ben più grande, di un intero di primaria importanza: la scoria è ciò che resta, pronta per essere gettata. È marginale perché è considerata meno importante, e come tale viene spinta ai margini, costretta ai margini dall’intero.

Qual’è il rapporto tra scoria marginale e intero? La scoria ne era parte. Residuato emerso in seguito o già presente nel materiale di partenza? Nel momento della definizione dell’intero, la scoria ne fa da confine. Segna la linea oltre il quale non si tratta più del corpo primario, ma si è nella zona di ciò che è restato.

In qualche modo, scoria e intero sono in conflitto e possono essere definiti solo insieme. Ognuno dei due rivela la presenza dell’altro, ne dichiara l’esistenza, ma il tracciare la linea di demarcazione è un’azione non svolta contemporaneamente. A ben vedere, ogni intero può definirsi tale solo respingendo delle scorie, spingendole ai margini, e proclamandosi puro e omogeneo: un intero maturo.

[ II ] Se il cerchio è l’insieme A, tracciato in rosso su un foglio del mio odiato libro di matematica delle superiori, e questo cerchio è contenuto in un’ampia area giallastra, rettangolo tracciato in azzurro che definisce lo spazio degli esempi riportati dal libro e separa quest’area dal resto del testo, dove sta la scoria? Sono i puntini non inclusi in A, ma pur sempre parte dell’esempio geometrico disegnato? O sono addirittura esterni al rettangolo azzurro, lasciati soli e invisibili nel mio libro di mate? In tal caso la scoria potrebbe essere il libro stesso. Interessante prospettiva. Ma non credo. Eppure le scorie sono a tratti i puntini non inclusi, e a tratti il non visibile, estromesso perfino dal rettangolo. Abitano lo spazio del non incluso, per meglio poter confinare e stabilire, indicare e decidere. Abbiamo a che fare con la questione di esterno e interno? Sì. E direi anche con quella di Uno e Molteplice.

[ III ] La rivista cartacea in giallo e nero che ho trovato nel padiglione della Turchia recita: «Il titolo della Biennale di Istanbul “Mamma, sono un barbaro?” è una citazione tratta dal libro, recante il medesimo titolo, del poeta turco Lale Müldür.» Barbari, cittadini, grecità, polis, città-stato, sono alcune parole dei primi paragrafi: il barbaro riflette “l’assolutamente altro” della società. È una scoria? Forse no.

Se non viene prima riconosciuta una somiglianza e una fratellanza tra i due elementi (greco e barbaro, o civilizzato e barbaro, o capitalismo e barbaro, o occidentale e barbaro e potrei continuare lungamente), se i due elementi non facessero in qualche modo parte di una medesima sfera e di un medesimo insieme, non è possibile quel movimento particolare che definisce la scoria. Quel taglio, e poi un abbassamento della parte escissa e un innalzamento della parte mantenuta e ora assunta come intero, deve avere come obiettivo qualcosa di familiare, con cui si era famiglia. Poi, taglio della famiglia e ridefinizione di questa. Impero dentro il limes, barbari fuori. Eh no, greco e barbaro sono più che mai stretti, proprio come primitivo e contemporaneo. Il barbaro è scoria se prima era familiare – questo avvicina immensamente i barbari alla società, perché ormai questi “sorgono già nell’Impero, minandolo dall’interno, senza più pressare al confine”.

[ IV ] La scoria era parte dell’intero. Contro di essa, utilizzandola come sponda, come trampolino, l’intero si è ri-strutturato e reso manifesto nel suo essere innovato. Senza questo movimento, si potrebbe cadere nell’errore (nell’errore da me supposto tale), di considerare scoria ciò che non ha funzionato come una scoria (ma magari è stato definito o creduto tale). Ora, definendo l’intero e definendo la scoria, si rendono omogenei entrambi. Perfino la scoria la si vuole omogenea, ma questo ordine non è nulla più che un’illusione.

[ V ] La rivista, scritta in turco e inglese, parla di grosse trasformazioni urbane, di strategie di ridefinizione dello spazio pubblico. In questo campo di battaglia urbano, in cui si ridefinisce il confine tra civilizzato e barbarico, anche a colpi di manganelli e fumogeni, progetti edili e nuove piazze e autostrade, si taglia una fetta di intero e la si respinge lontano da sé.

 

Brusa