Geografia: «Ognuno ha la propria geografia» disse un tale riferendosi alla sua schiena tempestata di nei. Ognuno ha la propria forma che può essere descritta nella sua particolarità, tracciata nel solco dello spazio come fatta uscire da un blocco di marmo, e quindi narrata nel corso della vita che a sua volta ha aggiunto altre e altre caratteristiche. Il corpo viene definito in un certo momento, e poi ogni volta nuovamente raccontato nella sua parzialità, stupendo il pubblico, colpendo perchè colpito da agenti esterni, o interni. Quali espedienti per mitigare l’asperità delle superfici – tatuaggi, incisioni, scarificazioni, altrettanti segni indelebili eretti ad avamposti della conquista, a segnaletica del possesso! Ecco allora il corpo colonizzato come fosse la più inospitale delle terre, inciso e circonciso, cartografato e circumnavigato da ingenui avventurieri della terraferma, esploratori casalinghi – ma quali abissi tra due righe o due cicatrici! – perennemente insoddisfatti di quel continente così esposto e al contempo così alieno.
La terra è un corpo, spesso tagliato a fette e recintato, quindi trasformato nella visione che gli si vuol dare. Seccata dai reticolati, dalle linee degli astri, dai dati statistici, nei movimenti sempiterni dei suoi componenti cerca di liberarsi ogni volta e ogni volta dando spunti di gioco a chi la vuole sedurre. Mai vera, sempre affascinante, la narrazione del corpo è dunque seduzione. “Con la sinistra le prese il seno, anulare e indice rilevanti il capezzolo come una gruccia in miniatura.”
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