Campi di incertezza aperti nelle “possibilità” della legge
Il decreto-legge n.180 del 10 Novembre 2008 continua a creare forti dubbi tra gli atenei italiani. Uno dei cinque articoli più discussi – … – è il terzo: “Disposizioni per il diritto allo studio universitario dei capaci e dei meritevoli”. Questo articolo si compone di 3 commi: il primo integra di 65 milioni di euro ”il fondo per il finanziamento dei progetti volti alla realizzazione degli alloggi e residenze di cui alla legge 14 novembre 2000, n.338”; il secondo integra di 135 milioni di euro “il fondo di intervento integrativo di cui all’articolo 16 della legge 2 dicembre 1991, n.390”; infine il terzo comma spiega in che modo si farà fronte alla spesa dei primi due (quindi 200 milioni di euro): “si fa fronte con le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n.289”.
Vediamo di chiarire i fondi di cui sopra: il fondo per il finanziamento dei progetti volti alla realizzazioni degli alloggi e residenze viene speso per interventi che “possono essere affidati […] a soggetti privati in concessione di costruzione e gestione o in concessione di servizi, o a società capitali pubbliche o a società miste pubblico-private anche a prevalente capitale privato”; il fondo di intervento integrativo viene creato nei primi anni novanta per coprire gli interessi dei famosi “prestiti d’onore”, cioè prestiti che aziende ed istituti di credito fanno a studenti al fine di “sopperire alle esigenze di ordine economico connesse alla frequenza degli studi”. Sarà poi del 1996 l’aggiunta: “tale fondo […] può essere destinato anche alle erogazioni di borse di studio”; il fondo per le aree sottoutilizzate – che deve far fronte alle integrazioni dei primi due – è stato definito nella finanziaria 2007 e tra le finalità si legge: “interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di contenimento della spesa farmaceutica e per il sostegno dell’economia anche nelle aree svantaggiate”. Il primo e il terzo, per ovvie ragioni contestuali, non sono di certo utili alla giustificazione dell’utilizzo del fondo.
Tra le incertezze delle possibilità dei primi due fondi e le vaghe motivazioni dell’utilizzo del terzo per la copertura della integrazioni, dove andranno davvero a finire questi 200 milioni di euro? Al diritto allo studio? Può darsi.
Ale,6
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