The Times: "fosforo bianco su Gaza"

Il fosforo bianco brucia a Gaza. È tossico per ingestione e inalazione, provoca necrosi ossea (morte non programmata di cellule e tessuti viventi).

Il fosforo bianco, a contatto con l’ossigeno, produce calore a conseguenza della produzione di anidride fosforica la quale, disidrata composti organici e produce acido. Questo acido distrugge il tessuto organico.
Il fosforo bianco è utilizzato nelle bombe incendiarie le quali, secondo le convenzioni internazionali, possono essere adoperate solo per l’illuminazione, per spaventare il nemico oppure coprire le truppe in avanzamento.
Il quotidiano britannico The Times riporta il 5 gennaio (decima giornata di attacchi) che “Israele sta usando proiettili al fosforo bianco” nell’attacco a Gaza (una delle zone più densamente popolate al mondo). Secondo il trattato di Ginevra (1980), questo tipo di materiale bellico non può essere usato in aree abitate da civili.
La risposta israeliana all’accusa d’utilizzo illegale di fosforo bianco arriva dall’intervento del portavoce governativo Ishai David. Tsahal (forze di difesa israeliane) “sta usando munizioni consentite dal diritto internazionale”.
Non è data tuttavia alcuna risposta alla foto pubblicata dal Times.

“Israele sta usando proiettili al fosforo bianco.” La fotografia, pubblicata dal quotidiano The Times riprende due esplosioni di bombe al fosforo bianco neggli attacchi alla striscia di Gaza. Sotto i fasci di combustione, la città.

“Israele terrorista.” In piazza Brà prosegue l’attività dei dimostranti a sostegno dei palestinesi a Gaza. Al di sotto delle luci natalizie, si agitano bandiere, striscioni e cori per comunicare alla città.

Verona, piazza Brà. Nonostante la coda lunga (interminabile) del natale forse è ancora possibile “soffrire” il freddo per ascoltare qualche storia troppo lontana, e troppo ritratta in immagini per essere sentita come personale. Eppure, nell’incontro con chi ne parla perché affetto da quel male incurabile che è la vicinanza a ciò che accade, qualcosa può ancora muovere, nonostante tutto. Le persone che si agitano sotto l’Arena, mettono sotto le luci decorative il nodo che strutturò anche la protesta dell’onda. Mostrare, informare, comunicare ciò che avviene, e che non è visto da altri. Tuttavia è forse sufficiente leggere, osservare la realtà di altri per sentirne la pesantezza? Quanto c’è di spettacolare nell’immagine del fosforo bianco che si espande pochi centimetri più in alto di queste righe, quanto anche nel volto accarezzato dalla bandiera palestinese?

Piazza Brà non è Veronetta, e di mezzo c’è anche il corso dell’Adige. Scavalcato il ponte si cammina e quindi, al freddo, può non essere agile per tutti. Problemi di comunicazione? Forse, limiti al contagio. Siamo già da sempre troppo lontani per avvicinarci liberamente.

Rughe