Non vorrei essere banale ma c’è una cosa che ci accompagna in ogni nostro contatto con la comunicazione, ed è la censura. Siamo sempre e comunque tenuti all’oscuro di cose che neanche immaginiamo. I mezzi di comunicazione hanno preso le parti della politica, anche quei mezzi e quelle testate che ci potrebbero sembrare, per così dire, affidabili. Ad esempio in una situazione estrema come quella di una guerra si sono fatti molti passi indietro rispetto ad una volta. La forza della censura è così aumentata che le uniche immagini che i telegiornali ci mostrano della guerra nella Striscia di Gaza, sono immagini di colonne di fumo. Le telecamere e i giornalisti sono molto spesso a chilometri dai luoghi degli scontri e quelle poche volte che mostrano interviste sono svolte in ospedali. Con questo non voglio dire che i corrispondenti debbano per forza rischiare la vita ma allo stesso tempo credo che fare un’informazione completa bisogna entrare nella questione. Dopo la guerra del Vietnam, ogni guerra è stata pianificata anche dal punto di vista mediatico. Durante questa guerra (problematica fin che si vuole) i giornalisti hanno avuto per l’ultima volta una parte integrante e indipendente per raccontare ciò che accadeva. In quel caso la censura era un processo che avveniva dopo la raccolta delle notizie, non prima. In questi anni, non credo si debba parlare di censura a posteriori e neanche di autocensura, purtroppo temo che sia talmente alto il livello di controllo da chiamare la comunicazione “alla carta”, chi detiene il potere dice a chi lavora sul campo cosa riprendere o raccontare. Questo è l’unico motivo per cui non si sa niente dei 700 israeliani arrestati perché manifestavano contro l’attacco del loro paese; questo è il motivo perché non si sa niente dei 60 ragazzi arrestati in Grecia durante una manifestazione. Questo è il motivo perché non siamo venuti a sapere che un esponente di un partito israeliano vorrebbe un’altra Hiroshima ma a Gaza. Un caso estremo avvenne durante la prima Guerra del Golfo, quando l’esercito americano “liberava” i giornalisti in situazioni attentamente studiate. I giornalisti avevano aree delimitate nelle quali muoversi e poter raccogliere quel poco che lo stato maggiore gli concedeva. Da quel momento in poi è stata una lenta discesa verso l’oblio e l’ignoranza. Il pubblico sempre più alieno e estraneo al girare del mondo vive una vita con gli occhi fasciati e le orecchie tappate.
Elio
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