L’Anomalous wave sembra resistere alla normalizzazione. Tra studenti di Urbino che organizzano assemblee in chat per coinvolgere paesi dall’altro capo del globo e studenti sardi che contestano il premier a teatro – mentre lui non si sognerebbe mai di interrompere una manifestazione di “presunti di sinistra” – qualcosa di propositivo ed ambizioso comincia a muoversi da Madrid, dove le contestazioni dell’ultimo periodo erano focalizzate per lo più sulla questione del Piano di Bologna. L’assemblea degli studenti italiani – e non solo – a Madrid, dopo aver riscontrato alcuni punti di contatto tra la protesta spagnola – e non solo – e quella italiana, “specie quando si parla di privati all’interno dell’università”, ha lanciato una proposta di rivendicazione di una regolamentazione a livello europeo di alcuni principi base da difendere all’interno del mondo universitario. L’assemblea si riferisce “all’esigenza di che la ricerca sia libera e svincolata dalle logiche di mercato, a che le università non vengano gestite da imprese, a che le borse di studio dei master non vengano garantite dalle banche, a che i professori vengano scelti per concorso pubblico aperto, ecc.”. In buona sostanza: utilizzando gli strumenti che mette a disposizione la stessa Comunità Europea – la petizione parlamentare e l’attivazione di iniziativa legislativa dal Parlamento europeo – creare una rete di studenti il più ampia possibile in Europa che abbia dei valori comuni da rivendicare.
La proposta è tutt’altro che utopica: il 20 – 21 marzo a Burgos si celebrerà una giornata d’incontro di tutti i movimenti in Spagna durante il quale già si presenterà un lavoro ben definito e pronto a fare il suo iter tecnico nelle istituzioni.
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Onda madrilena: una proposta forte
Gli italiani a Madrid riprendono le attività e si reinventano
Ale,6
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