Per la ricorrenza della morte di Bettino Craxi, sopraggiunta il 19 gennaio 2000, sono state trasmesse e scritte sui media le memorie del politico, chi in modo più parziale chi meno.
Craxi entra in politica giovanissimo. Nel 1976 diventa segretario nazionale del Partito Socialista, poco prima delle elezioni. Sostenuto dall’alleanza del Pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) diventa Presidente del Consiglio, il primo socialista a essere premier italiano.
Tra i numerosi provvedimenti del suo governo, uno merita di essere approfondito, anche perché influenza il sistema mediatico attuale. Nell’ottobre 1984 tre pretori, di Roma, Torino e Pescara, ordinano l’oscuramento dei canali televisivi Fininvest di Silvio Berlusconi, perché illegali secondo la legge italiana (non è possibile avere il monopolio delle frequenze e lo stesso numero di canali dello Stato). Immediatamente viene varato il decreto Berlusconi con il voto di fiducia, per sanare la situazione e concedere un anno di tempo alle tv. Craxi si impegnò personalmente per aiutare il suo amico Silvio Berlusconi. Lo prova, oltre l’evidenza dei fatti, una lettera scritta dall’attuale premier al premier di allora: “Caro Bettino – scrive il Cavaliere – grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio” (da repubblica.it,)
Il documentario sulla vita di Craxi, dove veniva dipinto più come santo che come uomo, trasmesso su Canale 5, forse rientra tra i ringraziamenti.
Nel 1989 Craxi stringe l’alleanza con Andreotti e Forlani (CAF), con la quale Andreotti fu premier fino al 1992.
L’inchiesta Mani Pulite segna la fine della prima Repubblica, ma anche l’ultima parte della vita di Bettino.
Il 17 febbraio 1992, l’ingegnere Mario Chiesa, del PSI, viene arrestato perché colto mentre intascava una mazzetta da una ditta di pulizie. Le sue confessioni rendono pubblico un sistema di tangenti che coinvolgono i dirigenti milanesi del PSI. Quando l’inchiesta avanza, Craxi dichiara nell’agosto ’93 in parlamento che tutti i partiti si servono di tangenti per auto-finanziarsi. Era un ammissione di colpa, ma condivisa con tutti gli altri esponenti politici italiani.
Tantissimi leader nazionali, Craxi compreso, sono colpiti da avvisi di garanzia, dopo indagini svolte su di loro.
Antonio Di Pietro, uno dei magistrati a capo delle indagini (ora leader dell’IdV) viene screditato in vari tentativi dai suoi inquisiti. Anche Bettino invita Salomone (pm bresciano) a indagare su Di Pietro, sostenendo che mani pulite è tutto un bluff.
Quando l’arresto era vicino, nel 1994, Craxi scappa ad Hammamet in Tunisia.
I giudici che lo dichiararono colpevole insieme a Cusani e Citarisi, nel processo sugli introiti che Psi e Dc realizzarono sugli accordi assicurativi tra la Sai e l’Eni, chiuso nel novembre 1996, scrivono: “Si può ritenere pienamente provato che Craxi, nonostante gli impegni politici e di governo, si occupava in prima persona delle operazioni concernenti il finanziamento del partito, quanto meno di quelle di grande rilievo quali la joint venture Eni-Sai”.
Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un tesoro personale di Craxi (circa 50 miliardi di lire), accumulato dalle tangenti, che quindi non finanziavano solo le casse di partito.
Le condanne definitive a suo carico sono: 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito nel caso della metropolitana di Milano.
Craxi entra in politica giovanissimo. Nel 1976 diventa segretario nazionale del Partito Socialista, poco prima delle elezioni. Sostenuto dall’alleanza del Pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) diventa Presidente del Consiglio, il primo socialista a essere premier italiano.
Tra i numerosi provvedimenti del suo governo, uno merita di essere approfondito, anche perché influenza il sistema mediatico attuale. Nell’ottobre 1984 tre pretori, di Roma, Torino e Pescara, ordinano l’oscuramento dei canali televisivi Fininvest di Silvio Berlusconi, perché illegali secondo la legge italiana (non è possibile avere il monopolio delle frequenze e lo stesso numero di canali dello Stato). Immediatamente viene varato il decreto Berlusconi con il voto di fiducia, per sanare la situazione e concedere un anno di tempo alle tv. Craxi si impegnò personalmente per aiutare il suo amico Silvio Berlusconi. Lo prova, oltre l’evidenza dei fatti, una lettera scritta dall’attuale premier al premier di allora: “Caro Bettino – scrive il Cavaliere – grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio” (da repubblica.it,)
Il documentario sulla vita di Craxi, dove veniva dipinto più come santo che come uomo, trasmesso su Canale 5, forse rientra tra i ringraziamenti.
Nel 1989 Craxi stringe l’alleanza con Andreotti e Forlani (CAF), con la quale Andreotti fu premier fino al 1992.
L’inchiesta Mani Pulite segna la fine della prima Repubblica, ma anche l’ultima parte della vita di Bettino.
Il 17 febbraio 1992, l’ingegnere Mario Chiesa, del PSI, viene arrestato perché colto mentre intascava una mazzetta da una ditta di pulizie. Le sue confessioni rendono pubblico un sistema di tangenti che coinvolgono i dirigenti milanesi del PSI. Quando l’inchiesta avanza, Craxi dichiara nell’agosto ’93 in parlamento che tutti i partiti si servono di tangenti per auto-finanziarsi. Era un ammissione di colpa, ma condivisa con tutti gli altri esponenti politici italiani.
Tantissimi leader nazionali, Craxi compreso, sono colpiti da avvisi di garanzia, dopo indagini svolte su di loro.
Antonio Di Pietro, uno dei magistrati a capo delle indagini (ora leader dell’IdV) viene screditato in vari tentativi dai suoi inquisiti. Anche Bettino invita Salomone (pm bresciano) a indagare su Di Pietro, sostenendo che mani pulite è tutto un bluff.
Quando l’arresto era vicino, nel 1994, Craxi scappa ad Hammamet in Tunisia.
I giudici che lo dichiararono colpevole insieme a Cusani e Citarisi, nel processo sugli introiti che Psi e Dc realizzarono sugli accordi assicurativi tra la Sai e l’Eni, chiuso nel novembre 1996, scrivono: “Si può ritenere pienamente provato che Craxi, nonostante gli impegni politici e di governo, si occupava in prima persona delle operazioni concernenti il finanziamento del partito, quanto meno di quelle di grande rilievo quali la joint venture Eni-Sai”.
Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un tesoro personale di Craxi (circa 50 miliardi di lire), accumulato dalle tangenti, che quindi non finanziavano solo le casse di partito.
Le condanne definitive a suo carico sono: 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito nel caso della metropolitana di Milano.
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