Madrid: riunioni feconde

L’Onda degli studenti italiani a Madrid prosegue la riflessione e il 23 Gennaio si ritrova per discutere su come il Processo di Bologna (alias: 3+2) è stato applicato in Italia a partire dal 1999.
In relazione ad aspetti teorico-politici, il Processo di Bologna, plasmando la didattica in cicli (il primo “d’infarinatura generale” e il secondo “specializzante”), risulta – e per la Spagna ci si riferisce in maniera specifica al secondo ciclo – essere un “avamposto del privato per entrare nei meccanismi di gestione, finanziazione, speculazione degli atenei”.
Sviluppando il discorso con un approccio splendidamente dinamico – quello che manca agli studenti rimasti nello stivale – la riunione mette a fuoco la situazione dell’università italiana che, intessuta di una trama politico-gestionale tutta sua, ha reso i risultati dell’applicazione del Processo di Bologna ben differenti da quelli riscontrati (e che ancora si riscontrano) in altri stati europei.
Ma per quale motivo la creazione del secondo ciclo non ha significato l’entrata del privato all’interno della gestione universitaria? Qui cito direttamente dal rapporto della riunione: “Dagli interventi della riunione è risultato chiaro che in Italia l’università, in quanto strumento del potere pubblico funzionale alla spartizione della clientela e dei denari, conveniva lasciarla alla gestione totale di soggetti pubblici, legati praticamente sempre al magna magna locale; da questo punto di vista il plan bolonia, ben al contrario dei fini che si leggono sotto le sue righe, in Italia è stato strumento di sviluppo del potere pubblico. Il nostro è un paese dove le pubbliche amministrazioni sono macchine di potere enorme, ed il privato ha sempre grossa difficoltà a rapportarsi con esse; loro non cercano la qualità e la competitività tanto biasimate dal libero mercato, cercano di mangiare il più possibile sui denari pubblici, e pertanto qualunque accordo tenti il privato con queste, spesso gli resulta sconveniente: i comuni, le regioni, le province, si accordano con qualcuno solo se ne traggono clientelismo. […] Ovviamente questo non significa che i grandi gruppi privati non controllino il nostro paese, le nostre università, ecc… solo che lo fanno un pò di traverso”.
Quello che s’è venuto a creare in Italia – grazie appunto al clientelismo come uno dei valori dominanti della politica universitaria – è una “proliferazione di nuove cattedre con professori ed assistenti”.
Quella che ora si pongono gli studenti madrileni è una riflessione sulla 133 in rapporto al complicato – e in quanto tale molteplice – contesto italiano. La discussione è aperta anche su internet all’url: http://ondanomalamadrid.wordpress.com.
E’ ancora un invito.

Ale,6