È questo lo slogan degli studenti universitari spagnoli che in questi mesi sono impegnati in manifestazioni, riunioni e occupazioni per protestare contro la riforma universitaria che prevede l’applicazione, a partire dal prossimo anno accademico 2009/10, del “Plan de Bolonia”, già in vigore in molti paesi europei tra cui l’Italia. Il piano di Bologna è un processo di armonizzazione dei sistemi di istruzione superiore, nato nel 1999 quando 29 ministri dell’istruzione europei si incontrarono a Bologna per sottoscrivere un accordo, noto come la Dichiarazione di Bologna. Gli obiettivi sono in breve:
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la creazione di un’Area Europea dell’Istruzione Superiore
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l’armonizzazione dei sistemi universitari europei per facilitare l’intercambio tra le università europee
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adattare il contenuto degli studi universitari alla domanda sociale e al mercato del lavoro
L’Italia è stato uno dei primi paesi ad applicare la riforma.
La riforma in Spagna prevede la divisione della carriera universitaria in tre cicli: Grado, Master e Doctorado, più o meno corrispondenti ai nostri Laurea triennale, Laurea specialistica (che adesso si chiama magistrale) e Dottorato.
Altri cambi che implica l’applicazione di questo sistema sono l’inizio delle lezioni la prima settimana di settembre per adattarsi all’Europa (ma, anche l’Italia si presume si sia adattata all’Europa…eppure la maggior parte delle università iniziano le lezioni ad ottobre…), la tesi obbligatoria alla fine dei primi due cicli (fino ad ora in Spagna la tesi è facoltativa) e l’adozione del sistema dei crediti ECTS. 1 credito corrisponde a 25 ore di lavoro e in un anno uno studente dovrebbe accumulare 60 crediti, il che, facendo qualche calcolo, significa dedicare circa 40 ore settimanali allo studio. E gli studenti lavoratori? Come fa una persona a lavorare e contemporaneamente studiare?Beh…se uno non può permettersi di pagare le tasse non si preoccupi, può sempre chiedere un prestito alla banca (come succede negli Stati Uniti…peccato però che questo meccanismo dei prestiti alle banche abbia portato moltissimi studenti ad indebitarsi tanto da dover lavorare quasi esclusivamente per pagarsi i debiti. Io non capisco, perchè bisogna imitare gli USA in ogni cosa che fanno?! )
Per quanto riguarda la valutazione si vuole adottare un sistema di valutazione continua (cosa che in Italia non esiste) che, oltre agli esami di fine quadrimestre a dicembre, con recupero a gennaio di eventuali esami andati male, e a maggio, con recupero a giugno (in Italia gli esami sono a gennaio, febbraio, giugno, luglio e settembre…), consiste nella partecipazione obbligatoria alle lezioni, stesura di saggi e ricerche, esposizioni orali in classe e partecipazione a seminari (giusto per agevolare gli studenti – lavoratori).
Su molti punti i sistemi universitari italia e spagnolo rimarranno molto differenti, ma una cosa in comune ce l’hanno: il punto focale della Dichiarazione di Bologna del 1999, non è, come ci vogliono fare credere, il miglioramento della qualità dell’insegnamento e agevolare gli scambi con università straniere (progetto erasmus, trasferimenti, ecc…), ma la trasformazione dell’università in un organismo funzionale a produrre individui validi per essere introdotti nel mercato lavorativo. Il compito principale dell’università non è più di trasmettere conoscenze, ma quello di formare dei lavoratori e questo non può far altro che avvicinare università ed imprese, in una progressiva privatizzazione delle università. Anche se il piano di Bologna non parla esplicitamente di privatizzazione, questa sarà la conseguenza della sua applicazione: ogni università, oltre a dover adeguare i contenuti dei suoi insegnamenti alle esigenze del mercato lavorativo, dovrà cercare meccanismi per finanziarsi, e questi due punti porteranno alla privatizzazione e all’aumento delle tasse universitarie (come noi in Italia sappiamo bene!).
Marti
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