Ci sono periodi storici particolarmente tetri. Periodi in cui la civiltà pare rinchiudersi su se stessa, nelle proprie più intime paure. Da queste paure – anzichè cercare di fuggire con l’educazione, la cultura, la socialità – viene controllata, ne subisce il profondo diabolico fascino e si fa trascinare in spirali violente di odio, razzismo, terrore del diverso. Nascosta sotto il nome di Sicurezza, la paura si insinua così nell’ordinarietà delle vite, ne condiziona i gesti e le abitudini. Presto la società si ritrova governata dal timore; coloro che, con intenti malevoli riescono a prendere il potere, possono giocare con le emozioni dei propri concittadini per spingerli ad apprezzare, appoggiare o quantomeno chiudere gli occhi davanti alle più bieche manovre, ai più tristi e soffocanti provvedimenti. Operando in nome del Popolo e della Sicurezza.
La nostra piccola Italia è oggi bloccata in uno di questi momenti. L’inisieme delle ordinanze e delle leggi varate da comuni, regioni, stato ne è la dimostrazione più evidente. Divieti di bivacco – ricordate i pic-nic al parco da bambini? o il pranzo al sacco durante le gite scolastiche? -, divieto di bere alcolici fuori dalle idionee attività commerciali – ricordate le serate al parco da adolescenti? -, coprifuoco nascosti, divieti di aggregazione e migliaia di altre piccole e apparentemente insignificanti ordinanze – se viste una a una senza uno sguardo globale.
Stiamo creando strutture di regime. Telecamere nei centri cittadini, zone costantemente controllate che tendono ad allargarsi come un tumore; decine di volanti impiegate nel controllo sistematico del territorio – e dunque dei suoi abitanti – che non vengono pertanto sfruttate per perseguire le lotte alla criminalità organizzata; leggi prese in nome della Sicurezza che prevedono processi abbreviati e condanne molto alte, leggi che rischiano di essere usate, sfruttando qualche cavillo, per sedare ogni tentativo di dissenso civile.
Strutture di regime. Non un vero e proprio tentativo di regime, per ora. Solo strutture. Il problema si porrà nel prossimo futuro: le strutture vengono installate con il benestare del popolo della paura, che così crede che potrà dormire serenamente, senza frastuono, sporcizia, lerciume. Dormire con decoro, pare il motto di questo popolo. Ma le strutture crescono, si moltiplicano, e sono utilizzabili da chiunque si trovi nella posizione politica per poterlo fare. Il problema si porrà quando un folle, più folle di queste piccole menti che ora ci governano, riuscirà a sfruttare l’ordinamento democratico per prendere il potere; questo folle avrà queste strutture in eredità dai governanti del popolo della paura; a quel punto sarà difficile tornare indietro.
Oggi, forse, c’è ancora la possibilità di infrangere questo fato a cui pare avviata la nostra piccola Italia. Oggi, forse, un movimento di cittadini può ancora invertire il processo, decostruire le strutture di regime, ricostruire la civiltà.
Riuscite ancora a ricordare quando correvate al parco, da bambini, inseguendo un pallone? quando suonavate la chitarra in cerchio, sorseggiando birra sotto le stelle? quando dopo il cinema andavate a mangiare il gelato, nel centro della vostra città, camminando per strade affollate anche di sera tardi?
Se sì, forse potete salvarvi.
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