Cara maestra, mi capita di pensarla dopo ogni consultazione elettorale e la immagino sgomenta, nella penombra del suo umile soggiorno, mentre assiste alla demolizione mediatica dei suoi appassionati insegnamenti. Non dev’essere affatto facile per lei porsi dinnanzi a quel valzer di numeri e parole. Lei che per prima ha spiegato a centinaia di giovani menti che la matematica non è un’opinione e che per decenni ha sostenuto la sua solidità epistemica fatta di regole piuttosto che di eccezioni, ora vacilla, vedendo incrinarsi il suo status di scienza e assistendo impotente al suo declassamento subito dopo l’astrologia e prima l’aruspicina. Quando politici e notiziari non possono più mentire sui numeri poichè definitivi e dunque universali ha inizio l’impetuoso vortice di analisi, confronti e interpretazioni: «Ma come è possibile -si chiede- che i medesimi dati, percentuali identiche, diano luogo a conclusioni tanto numerose quanto tra loro contraddittorie? La mia matematica funzionava così bene, perchè applicata alla politica non riesce a dare alcuna certezza?». Forse cara maestra, una misura di ciò che accade quando i suoi amati numeri incontrano il potere politico, può fornircela uno sfortunato fuorionda del tg5 di domenica sera; un incauto Gioacchino Bonsignore, rivolgendosi a un misterioso interlocutore non inquadrato azzarda: «Quali sono stati i risultati del Pdl alle politiche del 2008 ?» Ma giunto a canoscenza del confronto penalizzante (2,1% in meno in queste europee), corre subito hai ripari e puntualizza: «Chiedo solo per curiosità, per capire chi ha perso, tanto mica lo diciamo!».
Si goda pure la pensione cara maestra, i suoi insegnamenti, almeno quelli, sono intatti e preziosi.
Si goda pure la pensione cara maestra, i suoi insegnamenti, almeno quelli, sono intatti e preziosi.
Giorgio
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