“Deposti sulle ingiallite pagine dei volumi, i segni del linguaggio non hanno più come valore che la tenue finzione di ciò che rappresentano.”
La struttura positiva che si sovrappone al linguaggio sembra essere del significato/significante, nel passaggio della rappresentazione. Si inscrivono due idee della cosa di cui si parla. l’idea della cosa che rappresenta. L’idea della cosa rappresentata. Doppia rappresentanza. Forse un gioco di rimando in cui si perde il linguaggio come cosa, cosa parlante, linguistica.
Il momento della rottura quindi come sfondamento della rappresentanza? Via di fuga nella cerniera tra significato e significante?
Cosa significo nell’atto dell’investimento di questa parola? Quale referente?
Pensare ad un muro dipinto di bianco. Lo sguardo può scivolare lungo l’intera parete liscia. Fino ad incontrare ad una incisione tracciata. Scritta. Fisica. Ora, se quell’inciampo allo scorrere dello sguardo è una sequenza di caratteri, sillabe, lettere. Se però non c’è significato.
E allora,
Se in una pagina ingiallita e rotta dalla pioggia, scivola la macchia muta di una incisione anonima. Se l’inchiostro grigio di una detenzione scritta sul muro. Immaginare le pietre verdi, umide di saliva, quelle che un’ombra indistinta sporca di scritte nere. Traccia di vernice sugli strati già decisi dall’ombra.
Allora,
Siedi accanto nel vetro
deposita il vino
già vecchio già morto due volte è veleno
Esco di casa nell’ora violenta
Ho due piedi due calze due scarpe
una testa.
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