In cammino dall’Asilo al Lostile attraverso Porta Palazzo
LUNEDI’ 9 NOVEMBRE. Resoconto dibattito comunale sugli sgomberi
Sabato mattina. Ritrovarsi, dopo una rapida lettura in internet, nel cerchio dell’assemblea all’Asilo. Il messaggio ricevuto online è “Vogliono sgomberare l’AsiloSquat!” La scritta in rosso è condizione per accelerare il cammino verso/negli spazi di Torino, a seguito dello spunto delle Scarpe dei Suicidi. Sabato mattina, l’Asilo.
Assemblea. Attorno al tavolo, sopra le sedie, le persone attratte dall’urgenza della minaccia di un ulteriore possibile sgombero (Il VelenaSquat, palazzina dei vigili occupata il 28 febbraio, è stato sgomberato il 20 ottobre). Si dialoga sul piano (ministeriale piuttosto che comunale) di cancellazione delle diverse autogestioni negli spazi torinesi. Poi le prospettive di intervento. Ed ancora il corteo del pomeriggio.
Il Corteo. Si raggiunge, sotto la copertura delle nuvole, via Borgo Dora. Nel raggiungere il mercato del Baloon, addosso al muro di destra si legge una scritta, “Baleno e Sole suicidi ad alta velocità”. In un attimo ritorna prepotentemente in mente il riferimento primo di questo (im-personale) cammino, nuovamente le Scarpe dei Suicidi.
La svolta a sinistra, la salita e poi lungo corso Giulio Cesare fino in Piazza della Repubblica. La gente ai lati del corteo osserva e riceve i fogli che parlano della minaccia di sgombero. Piazza Palazzo di Città, sotto l’edificio del comune.
Lostile Occupato. Venerdì sera, alcune ore prima dell’incontro all’Asilo, in corso Regina Margherita, appoggiando al muro del centro sociale Askatasuna, la pelle tocca della colla messa da poco; fresca. Il manifesto attaccato parla del Lostile. La mattina di sabato rivelerà la notizia di una nuova occupazione in città. Alcuni ragazzi aprono uno spazio autogestito.
Torino. Nel momento in cui una città industriale, perde parte della propria capacità di fabbricazione, diventa luogo di spazi vuoti. Luogo in cui prolificano spazi svuotati dal contenuto di lavoro e fabbricazione (anteriormente) interni. Anche i luoghi pubblici perdono il transito di coloro che iniziano a spopolare la città.
Qualcuno intanto occupa ed autogestisce.
Lo sgombero sembra fondarsi, ora a Torino, sul principio di disuguaglianza di diritto per cui coloro-da-sgomberare sono coloro-che-si-appropriano indebitamente di un luogo. Eccesso di diritto e finzione.
Ciò che rende uno spazio vuoto un luogo (aggiunta di interesse, proprietà) è la nominabilità dello stesso, l’identificazione nel linguaggio (in questo caso specificamente del commercio).
L’accesso di Torino nel mercato delle sigle metropolitane globali avviene attraverso il suo proprio nome. E’ così che il divertimento diviene Movida e Murazzi; la TAV fagocita il piano-trasporto; gli impianti per gli eventi collettivi divengono olimpici (Torino 2006). E mentre qualcuno si lusinga della metropolitana e della pulizia cittadina, altri si incontrano all’Asilo, impedendo il divenire marchio-proprietà-nome dello spazio. Impedire lo sgombero.
Torino. "Chi non occupa preoccupa"
Rughe
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