SAGOME LAST/13

Stavano davanti alla mia finestra. Tre sagome, nere. La luce alle spalle, negli appartamenti, tracciava i contorni del nero di cui erano fatti i loro corpi. Ombre. Due stavano sotto, le mani protese. Un individuo era invece sospeso un paio di metri sopra. Un’altra stanza. Un’altra luce. D’improvviso la finestra di sopra perse l’illuminazione. Non so come udivo il suono dell’orologio. Poi la luce viene accesa, la stanza dell’individuo è visibile. Il suono dell’orologio continua, e dietro l’incavo della finestra, sono ora due le figure nere che si ergono in piedi. Dritte ed immobili, sento una voce: “il lampione brucia di notte”. Non ho il coraggio di abbassare lo sguardo sulla finestra di sotto.
***
Continuano a risuonare quelle parole nella mia testa. “Il lampione brucia di notte”. Sento il dolore del rumore di quelle sillabe. Abbasso alla fine lo sguardo. La luce dell’appartamento si è spenta. Non vedo più le due sagome. Buio. Niente. In un secondo. Qualcuno chiama alle spalle. La mano pesante preme nella lana della giacca che porto addosso. Il cuore palpita nello stesso istante in cui mi volto ed incontro il volto di un uomo a pochi centimetri dalla mia faccia. I baffi e gli occhi stretti. Il naso premuto in un attimo contro il mio. Poi in una vibrazione violenta. Il suo urlo. “Hanno deciso di canellare il mio nome!” Una sola esclamazione. Un gemito veloce. E poi silenzio, di nuovo, con il vento, e quella figura retta sulla finestra superiore. La luce gialla alle spalle. E rabbia in corpo. L’ultimo sospiro prima di un pianto ininterrotto.