Perché Jack Salbego, rappresentante degli studenti in senato accademico allargato dell’università di Verona, poeta plurirecensito, protagonista di svariate cronache cittadine riguardanti piazza Dante e non, esponente di spicco della Repubblica degli Storti in Veronetta, vincitore del premio bestemmia 2009, acclamato bibliotecario della Civica nonché trombeur de femmes e noto superdotato, ha deciso improvvisamente di Lasciare Verona, la natia sua città?
Perché questo soggetto, all’apice della sua folgorante carriera da cittadino modello, ha deciso da un giorno all’altro di trasferirsi a Firenze, lasciando nella più totale disperazione la Digos veronese, noi amici e tutti i suoi ammiratori?
Se Jack Salbego fosse anche un noto chitarrista, potremmo dare tutta la colpa all’abuso di sostanze stupefacenti, o ad una crisi interiore (a volte sono la stessa cosa), ma non è così: suona la chitarra da schifo.
Qualche maligno potrebbe pensare che Jack, in un improvviso colpo di testa, si sia stufato di prendere testate a tradimento da giovani disobbedienti che disobbediscono e fanno di testa loro.
Qualcun altro avanza l’ipotesi che l’esercito di Bimbo-Minchia (meglio conosciuti come “emo”) da tempo stanziale in civica, un giorno si sia ribellato ai continui richiami del nostro bibliotecario intransigente.
Si narra infatti che tempo fa, all’ennesimo invito del Jack ad abbassare le suonerie dei loro cellulari, si sia scatenata l’ira collettiva del popolo B-M, normalmente diviso su quale dei due occhi coprire con la frangia, e che il povero Jack abbia dovuto scappare in fretta e furia, dopo essere stato preso a frustate per due giorni di seguito con gli auricolari degli emo-iPod.
Altre voci sostengono invece che il Jack abbia cambiato città a causa di un grosso debito, contratto con la malavita che spadroneggia in Veronetta, per questioni legate allo sfruttamento della prostituzione. Tutte balle; io ho sentito che era lui ad essere pagato per prestazioni sessuali.
I poeti del calmiere si sono accorti che Wild Jack rubava loro le rime? Probabile ma non sufficiente.
Tony, uno dei kebabbari di via Venti, mi ha confidato che negli ultimi tempi il Jack se la faceva con quelli del corano, si quelli li… integralisti li chiama lui. Ora sarebbe in Yemen in un imprecisato campo d’addestramento. Tony continua a sostenere che sentiremo parlare di lui sul prossimo volo Amsterdam – New York.
Non credo assolutamente a chi sostiene la tesi della conversione mistica e della conseguente clausura in un convento di Carmelitani Scalzi. La madonna non appare più da tempo, e se gli si fosse presentata senza avviso posso solo immaginare cosa avrebbe esclamato lui. Impossibile.
Più assurda di tutte poi è la tesi secondo la quale sia stato il Tosi in persona a chiedere il suo allontanamento. Secondo la versione di alcuni residui giacobini infatti, Jack avrebbe osato mandare alcune e-mail in orario lavorativo tramite l’indirizzo che il comune gli avrebbe assegnato per lavoro. L’amministrazione, non potendo tollerare questo sgarro (come invece fa se a commetterlo è il presidente dell’AMT) pare abbia chiesto il suo licenziamento o al minimo l’allontanamento dalla biblioteca civica. I più maligni sospettano che in comune il Jack non sia visto di buon occhio (per la questione piazza Dante), come nemmeno in università (per la questione Feltri-Tosi), e che per non perdere il lavoro sia stato costretto a cambiare città e lavorare in un’altra biblioteca.
Quale banalità!!! Uno come il Jack costretto a migrare a Firenze o perdere il lavoro perché non la pensa come il sindaco, o come il rettore. Queste cose non succedono più dopo il compromesso storico, non venite a raccontarcele per favore!
Perché allora Jack Salbego non abita più a Verona? Per quale arcano motivo ora bazzica sotto la cupola del Brunelleschi e mangia interiora di bovino invece di lesso e pearà?
Mah… io spero solo che se un giorno dovesse tornare, non si metta a fare il moderato come il chitarrista dei Red Hot, il John Frusciante, che se ne andò dopo Blood Sugar Sex Magik e tornò per fare Californication.
Come dire… n’altra roba.
Enrico Brizzolato
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