Perdere un amico dopo quattordici anni vissuti assieme, non vuol dire solo perdere una persona, inteso anche nel senso corporeo del termine. Dopo così tanti anni vissuti assieme e dopo aver condiviso la maggior parte del percorso chiamato vita, quello che ti viene a mancare è una parte di te. Una certezza su cui sapevi di poter contare ed invece ora, voltandoti ed osservando i luoghi che il tuo amico era solito occupare, alla ricerca di una sua parola o di un suo semplice sguardo, trovi solo il vuoto. Forse è per questo che siamo tristi tutte le volte che ci viene a mancare qualcuno. Perché si viene a creare un vuoto creato dalla scomparsa della persona cara, ed è un vuoto difficile da colmare e comunque nulla sarà in grado di riempire quello spazio fino ad un attimo prima occupato da qualcun altro. Dovrei esser felice per la cessazione delle sofferenze del mio amico, che negli ultimi istanti, con lo sguardo mi chiedeva il coraggio di lasciarlo andare, perché era giunto il suo momento e, senza nessun rimpianto era pronto ad andare. Eppure in queste occasioni quello che si prova è solo sconforto, alimentato anche dalle illusioni che il nostro cervello crea. La peggior nemica di noi stessi infatti è la nostra mente. Essa è crudele e a volte ingannandoci, ci fa credere di avere ancora il nostro caro al nostro fianco. In questi momenti per un istante riusciamo ad essere felici, ma è solo un’illusione, basta destarsi per rendersi conto che era solo un’illusione, ed allo sconforto vien a fargli compagnia anche la delusione per una felicità illusoria e solo sfiorata.
Sembra banale e stupido, ma quando succedono certe cose anziché cadere nello sconforto più assoluto bisogna cercare di rialzarsi perché certe cose accadono e non si può farle tornare indietro. Tutto il tempo che cerchiamo di riprenderci ciò che ci hanno portato via è solo tempo sprecato, bisogna fare in modo che la ferita non sanguini più. Ma come si fa? Da dove partire per cercare una cura? Un modo potrebbe essere il ricordare come si è conosciuta la persona che ci è venuta a mancare e ridere ricordando i bei momenti vissuti insieme. Forse si, la cura per la tristezza potrebbe proprio essere una bella risata, ogni occasione è buona per ridere anche se magari, nei momenti di maggiore sconforto, fa sempre piacere trovare una spalla su cui piangere.
Sembra banale e stupido, ma quando succedono certe cose anziché cadere nello sconforto più assoluto bisogna cercare di rialzarsi perché certe cose accadono e non si può farle tornare indietro. Tutto il tempo che cerchiamo di riprenderci ciò che ci hanno portato via è solo tempo sprecato, bisogna fare in modo che la ferita non sanguini più. Ma come si fa? Da dove partire per cercare una cura? Un modo potrebbe essere il ricordare come si è conosciuta la persona che ci è venuta a mancare e ridere ricordando i bei momenti vissuti insieme. Forse si, la cura per la tristezza potrebbe proprio essere una bella risata, ogni occasione è buona per ridere anche se magari, nei momenti di maggiore sconforto, fa sempre piacere trovare una spalla su cui piangere.
Matte
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