(rimanendo nell’imbarazzo)
E’ lunedì 16 novembre, al polo Zanotto (sede facoltà umanistiche) di Verona. Nel pomeriggio prende luogo il dibattito tra Flavio Tosi – sindaco di Verona – Vittorio Feltri – direttore de il Giornale – ed il giornalista Stefano Lorenzetto. L’idea della messa-in-incontro è quella che esce dalle stanza dell’Assimp (imprenditori e professionisti associati): un dibattito, per una Italia normale.
Il prologo del pomeriggio esce dalla bocca del rettore veronese Alessandro Mazzucco, per cui la riforma universitaria (ri-assestamento di servizi a seguito di riduzioni di finanziamenti) è qualcosa di positivo: 1) frutto di un accordo con la conferenza dei rettori (certificato1?), strada per il “moderno” (certificato2?). Intanto sulla pagina Internet dell’università di Verona non compare alcun avviso della conferenza “Italia, rissa continua. Come se ne esce?”.
Seguendo alcuni frammenti descritti dal Collettivo Facoltà Umanistiche (Pagina/13: Lo spettacolino imbarazzante), “l’incontro slitta immediatamente in una lunga apologia di Berlusconi” fino ai primi momenti di sussulto in Feltri. (A proposito della crisi) “I media disegnano una realtà tragica: disoccupati, gente che muore per strada. Adesso, io non ho mai visto cadaveri per strada. Anche i giornali, non segnalano cadaveri. Ma allora se non riesci ad arrivare alla fine del mese, perché non muori?”
Nel ricettacolo di applausi e risate che rimbalzano a seguito di queste (ed altre) affermazioni – nell’evidente vergogna che questo stia effettivamente accadendo – l’intervento di alcuni studenti viene salutato dalla sala: “andate a lavorare!”, “avanzi di galera!”, “nessuno vi ha invitati!”. Il movimento è quello del tentativo di prendere parte (dopo invito dal tavolo dei relatori) alla discussione con alcune domande. Il contro-movimento è quello dell’agitazione digos, sicurezza, gente infuriata. Gli studenti vengono allontanati, ed identificati, dalla sala.
Gli ultimi coinvolgimenti del pomeriggio sono quelli che risalgono al saper-fare de “l’om de casa” Tosi, per cui la capannella con digos e studenti diventa il luogo del pater: indulgenza (non si identifichino gli studenti) e forza (rimanendo il capo unilaterale). Il rettore Mazzucco è già stato scortato fuori dall’aula magna. L’Italia del pericolo. Galline in fuga.
E’ lunedì 16 novembre, al polo Zanotto (sede facoltà umanistiche) di Verona. Nel pomeriggio prende luogo il dibattito tra Flavio Tosi – sindaco di Verona – Vittorio Feltri – direttore de il Giornale – ed il giornalista Stefano Lorenzetto. L’idea della messa-in-incontro è quella che esce dalle stanza dell’Assimp (imprenditori e professionisti associati): un dibattito, per una Italia normale.
Il prologo del pomeriggio esce dalla bocca del rettore veronese Alessandro Mazzucco, per cui la riforma universitaria (ri-assestamento di servizi a seguito di riduzioni di finanziamenti) è qualcosa di positivo: 1) frutto di un accordo con la conferenza dei rettori (certificato1?), strada per il “moderno” (certificato2?). Intanto sulla pagina Internet dell’università di Verona non compare alcun avviso della conferenza “Italia, rissa continua. Come se ne esce?”.
Seguendo alcuni frammenti descritti dal Collettivo Facoltà Umanistiche (Pagina/13: Lo spettacolino imbarazzante), “l’incontro slitta immediatamente in una lunga apologia di Berlusconi” fino ai primi momenti di sussulto in Feltri. (A proposito della crisi) “I media disegnano una realtà tragica: disoccupati, gente che muore per strada. Adesso, io non ho mai visto cadaveri per strada. Anche i giornali, non segnalano cadaveri. Ma allora se non riesci ad arrivare alla fine del mese, perché non muori?”
Nel ricettacolo di applausi e risate che rimbalzano a seguito di queste (ed altre) affermazioni – nell’evidente vergogna che questo stia effettivamente accadendo – l’intervento di alcuni studenti viene salutato dalla sala: “andate a lavorare!”, “avanzi di galera!”, “nessuno vi ha invitati!”. Il movimento è quello del tentativo di prendere parte (dopo invito dal tavolo dei relatori) alla discussione con alcune domande. Il contro-movimento è quello dell’agitazione digos, sicurezza, gente infuriata. Gli studenti vengono allontanati, ed identificati, dalla sala.
Gli ultimi coinvolgimenti del pomeriggio sono quelli che risalgono al saper-fare de “l’om de casa” Tosi, per cui la capannella con digos e studenti diventa il luogo del pater: indulgenza (non si identifichino gli studenti) e forza (rimanendo il capo unilaterale). Il rettore Mazzucco è già stato scortato fuori dall’aula magna. L’Italia del pericolo. Galline in fuga.
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