I sentimenti del pensiero

“Questo matrimonio non s’ ha da fare”… La celebre frase del Romanzo Italiano per antonomasia suggerisce all’istante come fossero soggiogati, qualche secolo fa, i “poverelli” del borgo al signorotto locale che su loro imponeva la sua egoistica volontà. Inviar bravi a mozzar teste e minacciare curati ora sembra fortunatamente roba d’altri tempi ( per lo meno hic et nunc). Qualcosa da allora è cambiato: una Costituzione sancisce i nostri diritti, è dalla nostra parte. E’ solo un foglio di carta, potrebbe dire qualcuno… ma che carta! Mica un foglio qualunque, mica carta igienica!.. Lì si parla di rispetto e cento altre cose. Ma fondamentalmente di rispetto. Ed è quel che basta. Certo poi l’applicazione dovrebbe esser un po’ perfezionata e proprio chi la dovrebbe difendere, non dovrebbe con tutti i mezzi cercare di calpestarla; ma per il momento, almeno di qualche centimetro, si è andati avanti.
Monarchie e imperi ( Sanremo permettendo) perdono terreno.

E in quelle aule tanto discusse, talvolta capita che, oltre ai privilegi politici, si promulghino leggi che qualcosa di buono portano al basso volgo, di cui, un po’ ovunque, poco ci si cura.

Il paesaggio fuori non esclude allo sguardo violenze, che su ogni territorio in cui l’uomo metta piede, da se stesso vengono compiute, ma, più o meno ipocritamente, allo stesso tempo si cerca un rimedio al danno compiuto.
Guerre, inquinamento, dittature… nella miniera del mondo, più si scava e si indaga, più gemme taglienti vengono alla luce. E se le Miss di Salsomaggiore auspicano la cosiddetta “pace nel mondo”, chi delle pietre affilate ha coscienza, sa che sperare che tutti i problemi mondiali vengano risolti in una decina di congressi è illusorio. Quel che invece si può sperare è che i partecipanti a tali riunioni, al fine di conservare almeno la propria incolumità, realizzino d’esser sull’orlo d’un baratro e non azzardino mosse poco convenienti.

Certo che andando avanti di questo passo, forse quando esploderà il sole, potremmo aver raggiunto una certa condizione di libertà e pace. E per chi al 2012 non ci crede, l’avvenire non si prospetta granché sereno. Il castello incantato, dove regna l’armonia, appare infinitamente lontano per un’umanità procede a passi di formica.

Ovvio. E’ gente che vive. Con tutti i suoi problemi, vuoi che si faccia carico pure di quelli del mondo? O di quelli dell’Italia? E’ già tanto che si impegni nel far firmare una petizione per una problematica a livello comunale.. E dico veramente che è già tanto! Non esiste la bacchetta magica. E l’uomo ha due sole mani.

Due mani che, con un cervello che poco si usa o poco si sa usare, si sono dimenticate delle loro reali potenzialità.
La situazione attuale è quella di un’umanità che non sa pensare o ha dimenticato come farlo. Si è talmente immersi nella realtà che ci si dimentica di progettarla, perché di far questo, dovremmo essere in grado. Si vive il giorno come fosse un’onda da cavalcare, al di là della quale, non sappiamo vedere, appare tanto alta da impedirci di sperare. Ci si gode attimo per attimo ogni sguardo seducente, ogni idea perversa, ogni distrazione che ci permetta di dimenticare cosa c’è oltre l’onda.

E’ drammatico, se ci si pensa seriamente: un uomo che è ancora bestia e che compie il male, che passa la vita a seguire i suoi impulsi, a desiderare ciò che gli altri dicono che è desiderabile. E’ drammatico l’egoismo, non tanto per l’eccesso d’amor proprio, ma quanto per mancanza d’amore verso gli altri, e se non vogliamo chiamarlo “amore”, almeno definiamolo “rispetto”. L’uomo è lupo dell’uomo. Il desiderio si appaga annullando colui che rappresenta l’ostacolo a questa soddisfazione insoddisfacente. Senza esitazione, senza pensiero l’uomo domina i suoi simili e la loro morte lo rende orgoglioso del suo potere.

Quanto dolore c’è nel lasciarsi impressionare negativamente dal mondo. Bastano dei link volgari su Facebook, dibattiti su uteri in affitto, Raffaella Fico mezza nuda e Chiambretti Night. Nel vederli, provo un dolore così grande da sussurrare e urlare dentro “Maledetti”. Non è un dolore immaturo: ogni episodio di violenza richiama tutti gli altri episodi di violenza (più o meno gravi); è per questo che la superficialità e la volgarità ( a tratti) dello show di Chiambretti è così grave.
Il mio intento non è pedagogico, non voglio mostrarvi la “retta via”, criticare ogni manifestazione immorale, richiamarvi a rispettare il buon costume… Ogni episodio ha il suo peso e un programma televisivo non è certo da demonizzare! La tv di per sé non ha colpe, è solo la galleria di un male, di cui non ci rendiamo conto, di un egoismo intrinseco all’animo umano. Ovviamente superficialità, egoismo, potere, sono sempre esistiti, un tempo più di ora, la corruzione mica è iniziata nel Ventesimo secolo. L’uomo è sempre stato un po’ bestia.
Averne consapevolezza è già un bel passo avanti!
Coprirsi gli occhi con le mani e dire che è naturale e che chi ne fa un problema di stato è un pessimista, un moralista, un misantropo o un pesante, dimostra solo superficialità e incapacità di pensare.

Tornando a quel dolore, ecco che le anime che questo lo riescono a sentire diventano misantrope, si rassegnano alla supremazia della forza altrui e la lasciano contagiare i loro corpi, meditando vendetta, gridando ” Maledetti”!
Ma è più nobile il dolore della rabbia . Da esso deve partire con forza attiva la cura alla passiva impressione che costantemente si riceve.
Bisognerebbe cercare di rischiarare gli altri con quel che si ha dentro, e curare le proprie e altrui ferite con una forza positiva che esprime qualcosa di nuovo e diverso rispetto a quel che ci ha ferito, qualcosa che non ha bisogno d’esser definito forte o debole. E’ la cosa che ci rende uomini e non bestie. E la sua efficacia dipende esclusivamente da noi, e da quanto di nostro ci mettiamo.

Sto parlando della riflessione, della coscienza, della consapevolezza di quel che accade intorno. Intendiamoci: non è il guardare tre telegiornali al giorno che fa di noi esseri pensanti. E’ piuttosto la reazione che abbiamo a una singola notizia, magari anche a un episodio avvenuto per strada. E’ la profondità con la quale riusciamo a percepire che ci migliora: più andiamo a fondo nelle cose, più avremo una visione d’insieme, più riusciremo a capirle. E conoscere le cose intimamente è un po’ come conoscere se stessi. Questo è quanto di più utile si possa fare e forse anche quanto di più difficile per chi non ne è abituato. Poco importa se, per conoscersi si parli con Dio, si legga un libro o si guardi un tramonto. Quel che conta è scoprire in noi stessi quel che ci rende migliori e avere la forza di affermarlo anche all’esterno, senza paura d’esser giudicati, senza paura di sentire più forte quello che prima percepivamo superficialmente.

Non ci sono inferni o paradisi. Ma solo noi con il nostro pensiero e le nostre mani, per poter cambiare.

*Bananauz