Penetra lenta, la luce.
Attraverso le finestre illumina il lungo e sinuoso corridoio vetrato che precede il palco.
Nei suoi specchi appaiono lenti i volti ed i corpi delle modelle.
Probabilmente già erano lì!
Probabilmente hanno passato la notte lì!
In coda.
Alla ricerca del posto migliore.
Alla ricerca di un angolo specchiato che rifletta al meglio la loro bellezza.
Ed ora che la luce permette a loro di osservarsi vanitose, non vedono che se stesse.
Narcisi che coprono la luna con il loro volto.
Con la loro arroganza.
Una notte intera a strattonarsi
spingersi
farsi largo a gomitate
per un posto in prima fila in quel lungo e sinuoso corridoio vetrato che precede il palco.
Alcune, le più forti forse, o le più sicure di sè, riescono addirittura a tenere le altre distanti.
Vogliono evitare di vedere, con la coda dell’occhio, bellezze ritenute inferiori.
Le più quasi non possono respirare, tanto sono accalcate per potersi intravedere, almeno un poco, con la coda dell’occhio.
Tutte però vogliono appartenere a questa società dello spettacolo.
Tutte vogliono apparire in quel lungo e sinuoso corridoio vetrato che precede il palco.
E che riflette la loro vanità indifferente.
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