Il momento in cui versa l’Europa, in questo inizio di maggio 2010, mostra in tutta la sua chiarezza che le condizioni economiche e di benessere dei paesi non possono fondarsi su basi finanziarie aleatorie, esposte a speculazioni di livello mondiale, o basate su scambi tra mercati virtuali; c’è infatti la necessità di avere alle spalle strutture produttive, solide conoscenze e tecnologie proprie, in grado di guidare lo sviluppo nei cicli di crisi: perché tutto questo esista, è indispensabile che un paese si fondi su forti basi di ricerca, innovazione e formazione. La miopia di politiche che non sanno discernere tra costi riducibili e parti del bilancio dello stato su cui è necessario investire (ricerca scientifica in tutti i campi del sapere, innovazione, formazione di ogni ordine e grado) rischia di portare anche l’Italia alla condizione di paese che non ha una struttura produttiva, sociale e culturale adeguata a reggere i momenti di crisi.
In questa situazione economica, tagliare fondi alle università e alla ricerca (come fa il disegno di legge attualmente in discussione al parlamento, in linea con altri provvedimenti degli ultimi anni) risulta una politica autolesionistica, contro gli interessi dell’intero paese.
Per questo il Consiglio di facoltà esprime piena opposizione al disegno di legge di riordino dell’università, tanto più che nella parte relativa alla governance delle università prospetta scelte chiaramente rifiutate dall’ateneo patavino, che ha di recente approvato, dopo ampia discussione, il nuovo statuto di ateneo. Il Consiglio della Facoltà di Lettere e filosofia chiede al Senato accademico di condividere tale contrarietà e al Magnifico Rettore di farsene portavoce nell’ambito della CRUI.
In particolare, nel momento in cui programma la propria attività per il prossimo anno accademico, il Consiglio di facoltà rileva che attualmente le scarse risorse costringono di fatto le facoltà a utilizzare ampiamente il contributo dei ricercatori nell’attività didattica, senza che questo sia né previsto dal loro ruolo né riconosciuto economicamente. In questo quadro, il Consiglio condanna la soppressione del ruolo stabile dei ricercatori in università e la precarizzazione della ricerca nella fase iniziale della carriera, che rischiano di scoraggiare gli studiosi più capaci a intraprendere le vie della ricerca e di danneggiare irrimediabilmente le figure non strutturate che hanno lavorato nella facoltà in questi anni. Il Consiglio di facoltà fa propria, a questo proposito, la mozione approvata dall’assemblea di assegnisti, borsisti e altre figure non strutturate della facoltà.
Il Consiglio di facoltà prende atto che i ricercatori hanno manifestato l’intenzione di aderire ad iniziative di protesta in corso in altri atenei e nel nostro, finalizzate a contrastare la totale precarizzazione della ricerca e del ruolo dei ricercatori nell’università pubblica italiana, riservandosi di non accettare per il prossimo a.a. 2010/11 incarichi didattici non obbligatori per legge. Prende atto, inoltre, che molti professori associati e ordinari hanno dichiarato di non essere disponibili ad accettare incarichi didattici eventualmente vacanti a
causa dell’indisponibilità dei ricercatori. Il Consiglio della Facoltà di Lettere e filosofia dichiara di condividere le ragioni della protesta e denuncia che, senza l’assunzione da parte di ricercatori, professori associati e professori ordinari di compiti aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori per legge, sarà impossibile garantire il normale svolgimento del prossimo anno accademico per tutti i corsi di laurea triennali e magistrali della facoltà.
Il Consiglio della Facoltà di Lettere e filosofia e tutti i suoi componenti si impegnano a dare la più ampia diffusione al presente documento nei luoghi e con i mezzi più adatti a sensibilizzare il mondo della ricerca e l’opinione pubblica.
Mozione approvata dal Consiglio di Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Padova
Dal 19 al 22 maggio sono stati giorni di mobilitazione dei ricercatori e delle ricercatrici. Di seguito pubblichiamo una mozione del 12 maggio proveniente da Padova che chiarisce alcuni punti del malcontento. Nel nostro ateneo le ricercatrici e i ricercatori hanno già fatto due assemblee per [conoscersi e] darsi un coordinamento. Sembrerebbe infatti che nel caso al ddl non fosse messo un freno, l’intero corpo ricercatori [a parte rari casi di smarrimento metafisico] rifiuterà per l’anno prossimo gli incarichi didattici. Per dirla diversamente: un bastone fra le ruote di una bici in discesa verso un oceano di merda. Magari fa un gran male nella caduta, ma almeno salva baracca e burattini dall’irreparabile.
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