Frugai nuovamente e lo trovai in quella tasca che prima era sicuramente vuota. Scagliai quel tubetto nel burrone che costeggiava il sentiero, ma non riuscii a seguirne la traiettoria, la neve cadeva oramai troppo copiosa e la mia vista era limitata a pochi metri.
Non potevo continuare a perdere tempo facendomi troppe domande, aver troppo tempo per pensare non è mai un bene e senz’altro non mi avrebbe portato a nulla. Sarebbe servito solo a crearmi enigmi ai quali non sarei stato in grado di dare una soluzione. E poi per prima cosa dovevo risolvere il problema che mi aveva portato a ritrovarmi lì: la ricerca di Lily.
Mi affrettai allora a rimettermi in marcia, anche se avevo perso la cognizione del tempo, sapevo che si stava facendo tardi, stava iniziando a diventare buio e quella nevicata improvvisa, più simile ad una bufera, non avrebbe agevolato il mio cammino. Giunto a questo punto però non potevo più tornare indietro, ero troppo vicino alla meta. Non c’è nulla di più ostico all’uomo come percorrere la strada che conduce a se stessi e forse, la ricerca di Lily era proprio questo, la ricerca di me stesso.
Le orme che lasciavo alle spalle venivano immediatamente ricoperte e cancellate da quei fiocchi che cadevano sempre più velocemente, come se, una volta arrivato a destinazione, non sarei più tornato indietro, come se quel sentiero che stavo percorrendo fosse una sorta di confine diretto verso un altro io, una sorta di cammino verso una nuova vita. Stavo svarionando nuovamente e stavo cercando delle risposte nella natura che mi avvolgeva. Non sono mai stato un abbraccialberi figlio dei fiori, anzi quel genere di persone le ho sempre viste con occhio schivo, ma in quel momento, isolato nella mia solitudine sembrava che la natura mi stesse dando realmente dei segni tangibili che non potevo e volevo ignorare. O forse ero più semplicemente ancora sotto l’effetto del daparox. Maledetti psicofarmaci, annientano la personalità degli individui, cambiandoli radicalmente. Basta, basta, dovevo assolutamente svegliarmi fuori, il sentiero si faceva sempre più stretto ed un passo falso mi avrebbe precipitato giù dal dirupo vanificando tutti i miei sforzi.
Con molta cautela affrettai il passo, il luogo dove avevo visto Lily l’ultima volta non era lontano. Ricominciò quella strana sensazione che avevo provato prima che il mio cammino fosse bruscamente interrotto. Quell’impulso prima non mi portò fortuna, anzi. Cominciò a farsi largo la paura di un altro rallentamento. Non potevo arrestare nuovamente la mia marcia a causa di incubi o presunti tali. E poi accadde.
Non potevo continuare a perdere tempo facendomi troppe domande, aver troppo tempo per pensare non è mai un bene e senz’altro non mi avrebbe portato a nulla. Sarebbe servito solo a crearmi enigmi ai quali non sarei stato in grado di dare una soluzione. E poi per prima cosa dovevo risolvere il problema che mi aveva portato a ritrovarmi lì: la ricerca di Lily.
Mi affrettai allora a rimettermi in marcia, anche se avevo perso la cognizione del tempo, sapevo che si stava facendo tardi, stava iniziando a diventare buio e quella nevicata improvvisa, più simile ad una bufera, non avrebbe agevolato il mio cammino. Giunto a questo punto però non potevo più tornare indietro, ero troppo vicino alla meta. Non c’è nulla di più ostico all’uomo come percorrere la strada che conduce a se stessi e forse, la ricerca di Lily era proprio questo, la ricerca di me stesso.
Le orme che lasciavo alle spalle venivano immediatamente ricoperte e cancellate da quei fiocchi che cadevano sempre più velocemente, come se, una volta arrivato a destinazione, non sarei più tornato indietro, come se quel sentiero che stavo percorrendo fosse una sorta di confine diretto verso un altro io, una sorta di cammino verso una nuova vita. Stavo svarionando nuovamente e stavo cercando delle risposte nella natura che mi avvolgeva. Non sono mai stato un abbraccialberi figlio dei fiori, anzi quel genere di persone le ho sempre viste con occhio schivo, ma in quel momento, isolato nella mia solitudine sembrava che la natura mi stesse dando realmente dei segni tangibili che non potevo e volevo ignorare. O forse ero più semplicemente ancora sotto l’effetto del daparox. Maledetti psicofarmaci, annientano la personalità degli individui, cambiandoli radicalmente. Basta, basta, dovevo assolutamente svegliarmi fuori, il sentiero si faceva sempre più stretto ed un passo falso mi avrebbe precipitato giù dal dirupo vanificando tutti i miei sforzi.
Con molta cautela affrettai il passo, il luogo dove avevo visto Lily l’ultima volta non era lontano. Ricominciò quella strana sensazione che avevo provato prima che il mio cammino fosse bruscamente interrotto. Quell’impulso prima non mi portò fortuna, anzi. Cominciò a farsi largo la paura di un altro rallentamento. Non potevo arrestare nuovamente la mia marcia a causa di incubi o presunti tali. E poi accadde.
Regina bianca dietro lo scialle
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