Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del consumismo. Il consumismo è ormai riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. È ora che i consumisti espongano apertamente a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro scopi, le loro tendenze.
Produzione e consumo. Ciò che qui vogliamo intendere per Produzione non è solo in termini industriali di (ri)produzione di beni in genere, ma anche in termini di sviluppo dell’immaginario collettivo e produzione di un sapere comune in un preciso momento storico. Un esempio semplice e facilmente comprensibile di ciò che può rientrare nel termine di Produzione è l’idea di salute o di sicurezza – il loro modellarsi sulla produzione narrativa che ci circonda come giornali, telegiornali, riviste ma anche discussioni, racconti e chiacchiere in genere; un esempio di carattere attuale e articolato è l’immagine della donna e il suo utilizzo pubblicitario, per così dire, sui generis.
Una volta chiaro cosa intendiamo per Produzione, verrà a delinearsi ciò che chiamiamo Consumo, ossia l’uso di tutto ciò che la Produzione produce. Troviamo importante porre il Consumo solo in seguito alla Produzione poiché, sia chiaro, è quest’ultima che produce desideri, bisogni, necessità e consumi. In tal senso la Produzione produce anche i suoi consumatori.
Consumisti e consumismo. Anzitutto noi consumisti non abbiamo e non vogliamo modi di vedere all’infuori di quelli che ci vengono proposti. O meglio, non abbiamo modi di vedere all’infuori di quelli che si vengono a creare per conto loro nel nostro immaginario. L’intera narrazione discorsiva che ci circonda e che lavora costantemente sull’immaginario di ognuno, produce già abbastanza punti di vista, modi di vedere e opinioni. Non esiste alcuna ragione che ci spinga a crearne altri.
Noi consumisti siamo liberi di scegliere gli scopi che più ci aggradano tra tutti quelli che la Produzione ci suggerisce. Dal momento che la società è sostanzialmente governata dalla Produzione e che è quest’ultima a creare punti di partenza, punti di arrivo, obiettivi, scopi, fini, limiti e percorsi, non abbiamo la benché minima intenzione di pensare ad obiettivi che non siano compresi nella sua offerta quotidiana – atteggiamento che inevitabilmente costringerebbe ad un enorme sforzo per cercare di far convivere nello stesso corpo un percorso inventivo e un dominio della Produzione.
In maniera simile, la Produzione detta le nostre tendenze – nella misura in cui la Apple detta una forma mentis – attraverso la produzione del loro stesso desiderio – un iPhone da 64G. Non abbiamo motivo di pensarne altre nel momento che sarebbe solo una perdita di tempo e un dispendio di energie inutile in confronto a ciò che la Produzione già fa, e meglio.
Crisi e consumismo. Noi consumisti rigettiamo qualsivoglia accusa riguardo il ciclo di crisi della produzione capitalistica. La crisi non costituisce alcuna messa in causa né del nostro operato né dei limiti della produzione stessa. La crisi è il meccanismo attraverso cui la produzione scarta spontaneamente gli ostacoli che talvolta le capita di creare e il ciclo della crisi è il ritmo proprio dell’accumulazione capitalistica, al di là del consumo individuale e produttivo. Se dunque, a livello governativo, si decide di far fronte alla crisi imponendo da una parte la distruzione di una grande quantità di forze produttive e dall’altra conquistando nuovi mercati e sfruttando più intensamente quelli già disponibili – ossia spianando la strada a crisi sempre più vaste e più violente e riducendo i mezzi per prevenirle – noi consumisti ci chiamiamo fuori da ogni presunta responsabilità.
I consumisti hanno ben chiara la loro posizione e disdegnano di nascondere le loro opinioni e intenzioni, in quanto non hanno nulla da perdere se non quello che sono grazie alla Produzione. E hanno un mondo da consumare.
Consumisti di tutti i paesi, unitevi!
Carlo e Federico
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