Domani è un altro giorno, si ricomincia

Ieri è stato un giorno triste. Per l’università, per la ricerca, per tutta l’istruzione italiana. Siamo in tanti, anche qua a Verona, a recepire con sconforto e rabbia quest’ultimo indegno colpo inferto a tutti noi che abbiamo a cuore la cultura: una riforma grossolana e profondamente ingiusta, che diminuisce la trasparenza, che taglia fondi, che si preoccupa solo di dire quanti soldi saranno stanziati senza dire quanti in realtà ne sono stati tolti, che nonostante quanto dice la Ministra Gelmini, la quale sostiene che non sarebbero state toccate le borse di studio, le ha tagliate del 90% ledendo il diritto allo studio di noi studenti. Questi sono solo alcuni degli innumerevoli problemi di questa riforma, e stare qui a ripeterli tutti uno per uno si finirebbe soltanto di essere prolissi e ripetitivi.
Siamo in tanti a Verona, a dispetto di quanto ritiene – o finge di ritenere – il rettore del nostro ateneo, intervistato su queste pagine qualche giorno fa. Verona è attiva e si muove a tutti i livelli: studenti, professori e ricercatori sono uniti in iniziative le cui modalità non concedono spazio a critiche. Mentre Mazzucco, facendo eco al ministro Gelmini, in riferimento alle altre università parla di “manifestanti di professione”, colpevolmente evita di ricordare che anche nel nostro ateneo i ricercatori hanno aderito allo sciopero della didattica, che anche qua sono state organizzate manifestazioni che hanno coinvolto tutte le facoltà, incursioni teatrali, assemblee, presidi. In questi giorni inoltre, sulla scia degli altri atenei d’Italia, sono state messe in atto tre occupazioni simboliche: dell’Arena, della torre dei Lamberti e del tetto della facoltà di Scienze.
Mobilitazioni che hanno visto insieme docenti e studenti, e che evidentemente è più comodo ignorare che riconoscere. A tal proposito, tra le varie iniziative portate avanti ci teniamo a ricordare una raccolta firme, arrivata in pochi giorni oltre le 1500 adesioni, avviata al fine di chiedere al rettore di indire con urgenza un’assemblea di ateneo: la richiesta, civile e sacrosanta, è partita dai ricercatori di Verona ed è stata sostenuta da tutte le componenti dell’università, per ottenere un momento in cui il nostro rettore venga chiamato a confrontarsi con i suoi docenti e i suoi studenti in merito alle sue posizioni, e a spiegare a quale titolo ritenga che in questa riforma vi siano – secondo quanto lui stesso dichiara nell’articolo succitato – “alcuni elementi di miglioramento rispetto alla situazione veramente caotica di oggi”. Un’assemblea che sia un’occasione di dialogo, in cui venga spiegato cosa accadrà ora al nostro ateneo con l’approvazione di questa riforma. Si auspica che Mazzucco, finora dimostratosi impermeabile ed elusivo di fronte a questa richiesta, sia a questo punto sensibile all’esigenza di trasparenza di più di 2000 tra studenti, ricercatori, personale tecnico e docenti.
Rimaniamo convinti, anche e tanto più a riforma approvata, che un dialogo aperto e chiaro sia un punto di partenza necessario per la costruzione di un’università informata e cosciente, critica e consapevole.
Verona, 1 dicembre – studenti e studentesse