Cosa mi fa paura di tutto ciò? Della rivolta, dico. La stessa cosa che fa paura allo Stato. Io e lo Stato condividiamo la paura per una cosa che non capiamo, o che forse capiamo troppo bene. Non è la paura per la violenza scatenatasi, questa è una cazzata. La esorcizzeremo parlandone nei prossimi giorni, nel nostro solito dire banalità su qualche macchina bruciata. Queste banalità proferite guardando e riguardando continuamente delle belle foto e dei video amatoriali riusciranno facilmente a farci dimenticare cosa c’era da non dimenticare. Ah, la magia del discorso sulla violenza. Ha una capacità offuscante davvero apprezzabile. Se volassero più molotov potremmo dimenticarci di tutto parlando solo della loro traiettoria, della loro fiammata e delle urla che essa scatena. Meglio di una droga.
Non è quindi la violenza che mi fa paura, se riesco ad uscire dalla trappola del discorso sulla violenza. Ma cos’è allora? Forse il fatto che loro, i rivoltosi, non riesco proprio ad inquadrarli. Sono sempre incappucciati, si nascondono nella notte, non si presentano. Ma chi sono, mica posso solo dire che sono dei rivoltosi; ho in memoria già mille categorie ed identità da affibbiargli. Non reclamano nulla, è come se volessero tutto, come se si lasciassero aperta la possibilità di volere tutto, parlano solo attraverso l’atto, solo attraverso la rivolta. E poi non hanno un’ideologia, voglio dire, non sventolano nessuna bandiera, non profetizzano nessuna rivoluzione lontana e nessun sol dell’avvenire. Questo mi spiazza, ed io come li incasello nell’insieme dei “Contro-qualcosa/qualcuno”? Queste singolarità,qualunque che fanno comunità senza rivendicare nulla, né un’identità, né un progetto, davvero mi straziano. Essi co-appartengono ad una comunità di rivoltanti e riesco a notare solo la loro non-appartenenza a niente, a nessuna delle identità che ho ben imparato, io come il governante, a gestire, a riconoscere. Si rivoltano in un preciso punto, lì dove sono; infiammano uno spazio elevandolo come luogo rivoltato e rivoltante. Se si muovono non investono i punti simbolo del Potere, non cercano di assaltare il Palazzo d’Inverno, di conquistare una collina, di sfondare il cordone di sbirri fino alla piazza; agiscono fermi nella loro posizione, nei loro quartieri e li illuminano. Non capisco più nulla, ho bisogno di un nesso causa-efetto. Che diavolo fanno? Chi sono? Cosa vogliono?
La tele, solo la tele può salvarmi, lei sa tutto…Ah! Ecco spiegato tutto! Il giornalista ha riferito il comunicato che i quadri dell’esercito ed i politici hanno diramato. Erano infatti degli anarchici greci. Dei giovani immigrati delle banlieu parigine. Dei minatori cinesi. Non era possibile accogliere le loro rivendicazioni perché non ne avevano, o forse erano disperse nel fiume di collera che riversavano. Se si fossero presentati rigorosamente con il cartellino recante nome, sesso, ruolo, affiliazione politica ecc. ed avessero civilmente sfilato nei cortei organizzati dai sindacati, avremmo potuto calmarli con un po’ di panem et circenses. Un po’ di cibo biologico e la partita di calcio. Non ti senti più rilassato ora? Io si.
The.verza
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