In un’afosa mattinata di fine giugno il postino bussandò alla mia porta, profetizzò:
Aumenteranno le tasse universitarie! I professori lo sanno, i rappresentanti degli studenti anche.
Poi il postino sparì, dimenticando di lasciarmi la bolletta del telefono.
Pare che i rappresentanti degli studenti siano d’accordo, con l’aumento, dato che in sede di consiglio non hanno fiatato, forse non respirano proprio questi. Se gli chiedessero di mettere l’ossigeno tra i crediti a scelta probabilmente direbbero di si. Questi vasi di coccio tra vasi di ferro. Ebbene si, vasi o rappresentanti non pare ci sia molta differenza poiché il fine ultimo sembra essere il medesimo, la vuotezza da riempire; ma mentre un certo tipo di vasi può accogliere terra, semi e relativa pianta e consequenziali fiori, i nostri “vasi universitari” sono vuoti e tali restano.
Anzi, non si sforzano neanche di andare a cercare la terra. Non riescono neanche ad avere scopo di abbellimento come i loro cugini sui balconi. Quasi incoraggiano, l’abbruttimento della nostra università, al di là dei loro smorti colori (bianco-rosso-nero, che importa a questo punto) e dunque cosa sono questi rappresentanti? Marketing. Potrebbero essere qui come alla Fiera Cavalli.
E pensare che noi ci siamo messi a battibeccare su cosa è e cosa non è libertà e censura.
La censura è esattamente questa, mio caro amico Burocrate. Impedire conferenze, impedire una qualsiasi attività non-strettamente didattica se non è patrocinata da Tizio, con i soldi di Caio e con ospite Sempronio, impedire ai propri studenti di sapere anticipatamente che la prossima rata delle tasse verrà aumentata. È impedire di muoversi.
E poi si grida allo scandalo, ci si appella alla “norma” se le richieste non sono “formali”, se si costruisce un’aula in mezzo all’università, se si chiedono spazi da svariati anni,se si stilano appelli, se si chiede gentilmente, educatamente, formalmente un’assemblea e puntualmente o si rimbalza da un ufficio all’altro o da un ricevimento all’altro. E infine? Il Nulla. Neanche l’abbozzo di una risposta. Anzi adesso ti aumentiamo le tasse, caro studente, così senza sapere come ne perché.
Allora perchè non gridare alla presa per il culo?! Ops. L’ho detto. Non vi piace? Lo ripeto: presa-per-il-culo. No, non scriverò “presa per i fondelli”, userò proprio quella parolina lì “culo”.
Ma è volgare! Basso!Turpe!
E allora? Trovate un altro modo per esprimere il concetto.
Prendi l’eloquenza e torcile il collo disse qualcuno.
Le chele dell’aragosta
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