La discesa nel bosco. La chiesa del paese di Ramats interrompe la salita tra i vigneti e gli orti, è una strada stretta che s’allarga nel cortile del paese, sotto il campanile, tra le fontane. Via Canale, le strettoie delle piccole case in pietra e malta, qualche scala in legno e ripostigli. Un grande sole sopra le teste.
S’ingrossa il filone di gente, ci s’accalca un minimo per preparare gli zaini, escono limoni, maschere, caschi, bottiglie. Si moltiplicano gli sguardi. Si scrutano i movimenti, i respiri le postazioni e poi si discende.
una lunga fila tra sassi e terra, le radici emergono ad interrompere il terreno battuto. Il bosco è piuttosto ripide e si nutre di folte ombre oltre le quali sempre qualcosa si muove. Non rimane più nulla di irrigidito al di sopra del tunnel della Maddalena. Sembra che ogni cosa partecipi del moto ormai inesorabile del cantiere, della sua difesa e di quello che è stato chiamato il suo “assedio”.
Le coperture che le persone indossano rimandano ad una irruzione di ogni ordine sociale stabilito. La differenza si fa a gironi, scendendo, dunque, coloro che s’affacciano sempre più in basso, dove l’odore aumenta ed anche le grida con le esplosioni.
Al termine di una rampa, tra qualche piccola caverna e gli alberi, un ridotto avvallamento brulica di individui convulsi e protesi verso il basso, le inferriate del cantiere. Arrivano grappoli di lacrimogeni ed in molti si riparano, troppo tardi.
il fumo, che s’ingiallisce nell’avvicinarsi, complice il vento, in un attimo ricopre una moltitudine di corpi. Bruciore irrefrenabile dalla gola allo stomaco, occhi sbarrati dalle lacrime, difficoltà respiratorie e saliva spruzzata sui fazzoletti che coprono le bocche. Corpi piegati in risalita, si stringe la pancia e si cammina sperando che tutto finisca presto. Pare di essere immersi in un liquame torrido da cui si desidera con ogni forza d’uscire. D’un tratto ogni cosa svanisce, il respiro ritorna e regolare e si ha l’impressione di aver superato un limite. Da lì in poi si scende più in fretta.
Rughe
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