Personaggio 1
Lo zingaro\ Sagezza
Sabato sera di fine settembre, me ne stavo accucciato ai Preti sorseggiando lentamente del mirto mentre la città invasa da truppe di famiglie per il festival del Tocatì emana il suo orrendo odore di marketing.
Chiuso nel cerchio magico tra i soliti 4 amici ascoltavo indolente i loro discorsi.
– Sono vent’anni che è uscito Nevermind. Lo sapevi?
– No.
Cazzo. Vent’anni.
– si.- dice un tizio bassino che si avvicina a noi.
– Avete dei soldi?- domanda.
Ci guardiamo l’uno con l’altro. Fingendo di non capire.
– mmm, ma che cazzo sto dicendo? Scusate…e che cazzo ci faccio qui? Avete una sigaretta?-
– ehm, no. – rispondo mentre aspiro una boccata dalla paina che ho tra le dita mentre il tizio tira fuori una sigaretta dalla tasca, come se nulla fosse.
Guardo gli altri per tastarne le impressioni ma non ne ho il tempo. Il tizio riprende:
– a me piace la pornografia. Guarda qua. –
Lì in cerchio, seguiamo con gli occhi la sua mano che estrae dalla tasca dei jeans un accendino.
Accesa la sua sigaretta, si piega lento verso il marmo del marciapiede e noi con lui, come in un balletto, ci mostra il piccolo ologramma che viene fuori da una lucetta posta sull’accendino.
Strizzo gli occhi. È un tondo, come le icone dei Santi, con un’immagine porno.
Ridacchiamo tra noi, guardandoci. Sorrisi d’approvazione tra maschi.
– eh. Già. Ragazzi. Tu cosa studi?- domanda guardando A.
– filosofia.-
– aaah, guarda mi dispiace che perdi 5 anni all’università a studiare filosofia. Lasciali stare quelli, Aristotele o …Leopardi. Pippe. Solo pippe. La vera filosofia è qui-
sentenzia mostrandoci nuovamente l’immagine, indicando con l’indice la vagina della donna:
– è tutto qui, tutto chiuso qui dentro.-
Si. Il centro del mondo, la grande casa, il principio ultimo.
Alzo le braccia al cielo guardando i miei compagni e i loro sorrisi larghi.
– SI!- esclamo anch’io.
Il tizio sembra non ascoltarmi però. Si guarda intorno, allungando il collo quasi.
tutte queste facce da italiani- dice – mi fanno schifo. Mio padre è uno zingaro. –
ci guarda negli occhi, lo zingaro, poi va via, con la sua sigaretta e il suo accendino magico.
Kafka’s colpa
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