Cantine ed armadi

Ben più di quella rivolta agli animali, la confidenza acquisita nei confronti delle case è un traguardo tanto difficile da raggiungere quanto da mantenere. Prova ne è l’indelebile sapore amaro che accompagna il ritorno a casa dopo un lungo viaggio: come se la casa avesse smesso di riconoscerci ed accoglierci, allo stesso modo con cui noi ci comportiamo con lei. Ancora oggi, dopo sette anni, provo un certo disagio nei confronti della casa di Silvia, tipica villetta costruita su più piani e delimitata in verticale dalla cantina e dalla soffitta. Tale malessere si acuisce nelle ore notturne, quando gli incalcolabili rumori della casa mi assalgono e dall’alto e dalle profondità dell’edificio: allora fatico, con una certa vergogna, a reprimere una paura tanto infantile quanto innocente, al limite del comunicabile. In questa casa dai confini insondabili, la cantina e la soffitta sono così l’omologo dell’armadio o del sotto-il-letto per il bambino: un luogo talmente prossimo e allo stesso momento talmente inquietante proprio in favore di questa prossimità insondabile. Da lì provengono le ombre e gli spettri notturni, è per mezzo di loro che l’ambiente familiare rivela il proprio lato perturbante. E’ come se tali luoghi costituissero il tramite privilegiato per affrontare le paure più proprie: quelle proveniente dal territorio del proprio, del familiare così come della proprietà. L’insistenza di questi terrori notturni è qui a ricordarci come la sicurezza non è qualcosa da conquistare nei confronti di un fuori, bensì un semplice miraggio minato fin dalle fondamenta, al cuore stesso di ciò che noi reputiamo familiare. Solo la sterminata proliferazione urbana di piccoli appartamenti, unità abitative estese su un solo piano, ha potuto diffondere tale certezza. Al riparo dalle proprie cantine così come dalle proprie soffitte, l’uomo nero è stato relegato all’esterno della casa, in agguato dietro le finestre, intento a bussare alla propria porta blindata. La riduzione dello spazio della casa, e la sua estensione puramente orizzontale, hanno così alimentato la convinzione di una sua trasparenza e di una sua perfetta visibilità: basterà a questo punto difenderne i confini per pacificare le paure. Ora, il terrore notturno non riguarda più ciò che da sempre si nasconde all’interno della nostra casa, bensì ciò che là fuori, nella terra dei leoni, minaccia di entrare compromettendo la nostra integrità. Disabituati ad avere paura di ciò che risiede in noi, ci siamo facilmente adattati a quella che comanda di diffidare di tutto ciò che non ci appartiene – a tal punto da costruire attorno ad essa un’intera politica… [continua]

Baubau