Io ci provo, non è detto che il risultato sia da prendere in considerazione.
Tratto male l’album, lo spezzetto, lo considero solo come un mero contenitore.
Parlo solo delle singole canzoni (e tratto male anche quelle), finita una, inizia l’altra, e così via fino alla fine.
Chiedo perdono se ho peccato.
| Traccia 1, “Nel paese che sembra una scarpa”: un testo che coinvolge, interpretato con rabbia. La storia di “un amore disperato per tutta questa farsa”, di cui anche noi siamo i protagonisti, ogni giorno. Il sottofondo western è perfetto, accompagna molto bene il testo, le acustiche nei ritornelli spingono al punto giusto e l’intro composto da Enrico Gabrielli impacchetta il tutto. La fissazione del ragazzo per la nonna che regala i guanti è preoccupante, bisognerà aiutarlo a superarla.
| Traccia 2, “L’amorale”: a mia nonna non piace. Fatto sta che il coro “dio non esiste, lasciatelo dire”, cantato assieme ai Ministri, è forse quello che urli di più di tutto l’album, è una sorta di liberazione, in tutti i sensi, che ti fa stare meglio. Per il resto la canzone è semplice, giocata sempre tra acustiche e riff (altrettanto semplici) di elettrica, ma va bene così, perché complicarla?
| Traccia 3, “Nati per subire”: Appino racconta storie di donne e uomini con vite non propriamente felici. Sotto Karim con suono sporco infila rullate rabbiose e molto azzeccate. Ufo come sempre accompagna di sottecchi il tutto. La canzone cresce due volte, per arrivare a sfatare altrettanti luoghi comuni con due esclamazioni che si fanno cantare, sopra un ritmo fortemente scandito in quarti, che sembrano fare da colonna sonora al destino impietoso di gente nata per subire ed “incazzata come solo certi ebrei”.
| Traccia 4, “Atto secondo”: per concludere il discorso iniziato nello scorso album con “Andate tutti affanculo”, gli Zen invocano un gommone per andarsene da questa città (perché pensi subito a Verona? Loro parlano in generale dai…) Il ritmo dell’acustica sorregge la canzone, che finisce con due bei minuti di parte strumentale in cui entrano anche i bonghi che danno il tocco in più. “Agli sceriffi di paese, con la casetta verde / che fa rima con ‘merde’ ma noi siamo educati”.
| Traccia 5, “I qualunquisti”: forse la parte cantata delle strofe può sembrare tanto ripetitiva e alla lunga può stancare. Ma è anche la parte cantata in cui si dice “e come disse Gandhi: vincere e vinceremo!”, quindi recupera senza dubbio lo svantaggio. Il ritornello poi scivola via liscio che lo si canta molto volentieri, e la canzone finisce senza prendersi troppo sul serio.
| Traccia 6, “La democrazia semplicemente non funziona”: sì, forse è vero, però forse non funziona nemmeno la canzone…
| Traccia 7, “Il mattino ha l’oro in bocca”: bella la musicalità. Gli arpeggi, anche se semplici, sono piacevoli. Carini gli archi che accompagnano e terminano il pezzo e la batteria “sotterrata”, però mi è già capitato, arrivato a questo punto, di premere il tasto ‘avanti’ dello stereo, non riuscendo a comprenderne il senso. Le frasi sembrano sconnesse. Può anche essere che sia io a non capirle, ma finchè Appino non viene e me le spiega, io passo alla 8, embè.
| Traccia 8, “Franco”: Alessandro Fiori è fantastico, dice quelle quattro frasi, a metà e alla fine, e cambia il volto della canzone. Non che diventi il pezzo più bello dell’album, ma assume sicuramente una connotazione più definita.
| Traccia 9, “Milanesi al mare”: anche qui storco il naso. Perché milanesi al mare? Perché?? Ma, a parte questo e il mio chiodo fisso sulla comprensione dei testi, anche la parte strumentale lascia un po’ a desiderare. Il ritornello non alza la voce quando invece sembra poterlo, ma soprattutto doverlo fare, lasciando la canzone sospesa in un limbo di incompiutezza. Sono troppo cattivo? Ditemelo eh…
| Traccia 10, “Ragazzo eroe”: la linea di voce è molto cadenzata e particolare. L’accompagnamento ha un’ottima ritmica, che si esaspera nel ritornello con accenti molto forti richiamati dal testo, e l’assolo finale non è messo lì solo per riempire (finalmente) ma è invece molto ben studiato. Tra tutti i ragazzi citati, ne manca uno… “Vieni con me, ragazzo eroe veronese, dai tuoi padri hai imparato che ad accettare l’altro non c’è gusto”.
| Traccia 11, “Cattivo pagatore”: “Chissà che cos’è che non ha funzionato / il futuro te l’han pignorato, è andata così” …è andata così.
Qualcuno mi chiederà se dopo tutte le critiche e gli elogi, dopo tutte queste noiose analisi, nonostante il prezzo dei cd e della benzina, e malgrado la candidatura di Monti, abbia senso accaparrarsi questo pezzo di plastica. Orbene, le/gli risponderò di sì, sottovoce.
Chopin Hauer
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