Quella sera il tramonto aveva colorato l’Adige, ca era nu pantànu d’acqua róssa. Assunta si aggirava tranquilla dalle parti di Ponte Pietra, sperando di incontrarlo, di conoscerlo. In realtà, si sarebbe accontentata di guardarlo da lontano, di amarlo da lontano. Voci le avevano raccontato la sua clandestinità, il suo camminare leggero per rendersi invisibile ad occhi giudicanti, i suoi vestiti anonimi per non catturare l’attenzione di persone ostili. Non aveva idea di quale fosse il suo paese di provenienza. Sai che a 20 metri in linea d’aria da casa mia abitava una signora che trovarono morta massacrata sulle scale della cantina? Le piacevano i suoi capelli nerissimi, gli occhi che poche volte era riuscita ad incontrare con i suoi (abbassandoli subito per l’imbarazzo), la corporatura un po’ smilza per i pasti saltati, la bicicletta da oliare con cui girava per il centro. Festività s.f., invar. – CALENDARIO Giorno di festa in cui si celebra solennemente una ricorrenza religiosa o civile S festa, ricorrenza, vacanze (pl.): le festività natalizie; la festività del primo maggio. à>
Si diceva che volesse volare ma non ci riuscì, e non so per quale motivo…fu così che si fracassò sulle scale. Non so se sia vero, comunque io ero piccolo quando lei era viva. Ad un certo punto apparve e si diresse proprio verso di lei. No, non si fermò, la guardò solamente per qualche istante e proseguì. Si fermò invece poco dopo. Si voltò e le fece cenno di avvicinarsi. Quindi successe realmente, più o meno una quindicina di anni fa e il figlio, attualmente vivo, ha modi barbari, è un personaggio particolare… si dice ancora che la madre fosse una janara. Scopa s.f. – UTENSILI Attrezzo per la pulizia dei pavimenti, costituito da un mazzo di filamenti in fibre naturali o sintetiche, fissato all’estremità di un lungo manico: prendi la scopa e aiutami a pulire il salotto. Assunta non sapeva nemmeno il suo nome, ma con estrema lentezza mosse un piede, poi l’altro, camminando con le gambe rigide per la tensione: e ‘ddrà l’aspittàva lu Cifru, cu li ccòrna lòngh’e tturciniàti e l’uócchji lucènt com’a lu ffuócu, ca pareva nu zurru viécchju; la ‘ncarzàva a lu trittu e la faceva cacà lu ssale*, senza alcun riguardo. Li arrestarono. Ma capirono che era meglio rilasciarli. La notizia del suo decesso ha fatto scalpore ma poi è morta lì. Le janare sono le streghe, si dice così nel nostro dialetto. Parecchie persone anziane qui, almeno fino a quando facevo le scuole medie, mettevano i chicchi di sale o una scopa davanti alla porta la sera, prima di andare a letto. Si diceva le janare entrassero in casa e si accanissero contro i neonati, storcendo loro i piedi e impedendone la crescita . Criniera s.f. ZOOLOGIA La frangia dei peli pendenti dal margine superiore del collo del cavallo e di altri animali, in particolare del leone maschio: il cavallo, nitrendo, scuoteva la criniera. Il giorno dopo si ripetè la scena. Non li arrestarono. Erano liberi di fare, con un guinzaglio al collo. Dovevano ringraziare, e ringraziare. Si amavano deturpati nelle loro azioni, loro che avevano osato oltrepassare i confini. Lui quelli terreni, geografici, lei quelli divini. O forse il contrario. O forse entrambi. Però ora potevano tutto, con un ago nel fegato. “Grazie, mio Signore”. Assunta era nata nella notte di Natale, e solo una maledizione poteva accogliere tutte le persone nate in quel momento, il momento dedicato esclusivamente a Cristo. Con il sale e la scopa non c’era pericolo: le streghe infatti dovevano contare i granelli di sale e i filamenti della scopa per intero prima di entrare, ma non riuscendoci mai prima dell’alba restavano fuori. Assunta era una creatura del male, una puttana sorella dei lupi mannari che calpestava ostie cu la luna chjéna. E faceva l’amore col diavolo, col diverso, un essere dalla fisionomia animalesca. Le piaceva inoltre, perversa, intrecciare le criniere dei cavalli. Era solita farlo anche a Verona, in ricordo del suo paese natìo beneventano. Non metteva il sale nell’impasto per il pane, “sciocco” come la sua vita da quel giorno. L’accuntàvun’a tiémp’antichi li viécchji di lu paese. è.ra> ò.pa>
Giovanna Fucci
*”E là l’aspettava Lucifero, con le corna lunghe e attorcigliate e gli occhi lucenti come il fuoco, che sembrava un vecchio caprone, poi la metteva allo stretto e se la montava”
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