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È finita: niente più sangria e fiesta in Spagna, niente più musica elettronica all’avanguardia nel nord Europa e cannoni ad Amsterdam, basta con la cucina incerta dell’Inghilterra e i flirt con le/i francesi. L’Europa mette in forse il finanziamento per le borse erasmus dell’anno 2012-13. Ancora nulla di sicuro, ma i fondi mancano e i tagli al progetto di mobilità europea sono giustificati dal mantra della crisi che sempre condanna l’istruzione.
Inceppando il meccanismo erasmus – che sia solo un singolo caso o sia invece il precedente storico che darà una botta verso un progetto di mobilità valido solamente per chi può permetterselo economicamente –, in un qualche modo si danneggia direttamente l’Europa. L’Europa infligge a se stessa danni considerevoli – quante volte adesso come mai, è una società al (del) collasso?
Ciò che può colpire, oltre al normale disappunto, è la stranezza di questa mossa proposta dall’Europa: tagliare i fondi erasmus è innanzitutto intaccare un progetto europeo che ha il dichiarato obiettivo di creare una coscienza europeista nei giovani privilegiati universitari. Sia chiaro: qui non si solleva un pianto ininterrotto per l’istituzione Europa che si dimostra ancora una volta in bilico, nuovamente vincolata alle banche, o perché rischia di saltare una delle direttive dell’indottrinamento europeista negli studenti. Perfino il progetto erasmus può suggerire rapidamente almeno un paio di punti discutibili, se non addirittura lascia facilmente fare breccia e scuotere l’intero livello strutturale.
Dal punto di vista prettamente economico, il progetto erasmus è un investimento inter-europeo ben pianificato: i soldi circolano all’interno dell’unione, gli stati si finanziano l’un l’altro a livello esponenziale, i fondi erogati spesso vanno direttamente negli alloggi universitari, nelle cittadelle e nei campus. Come se non bastasse lo status di un erasmus è volentieri quello di un turista a lungo termine che visita quel che c’è da visitare e consuma dove c’è da consumare. A livello culturale sono poi evidenti le spinte del progetto erasmus; forse questo è anche ciò che meglio ripropone il progetto dell’Unione Europea.
Insomma, come si giustifica questo colpo – o almeno il rischio di questo – alla mobilità europea degli studenti universitari? Come si giustifica l’ennesimo auto-inciampo dell’Europa? È semplicemente una svista o una condizione dettata con forza e stupidità dalle banche e governance europee? Qualunque sia la causa, rimane un duro attacco agli studenti che nell’erasmus ci scommettono e all’intera istruzione (difficile anche capire perché uno stato scelga di minare il futuro delle sue prossime classi dirigenti, dallo stato fortemente volute, coltivate, indottrinate, addomesticate. Difficile, o forse estremamente facile, capire perché i soldi per areoplanini e soldatini, ci sono sempre). In ogni caso è una manovra che, messa in pratica o meno, accentua la separazione tra le regioni mediterranee e le più ricce (e costose zone settentrionali); all’interno di ogni nazione permette inoltre il lento scivolare verso una società più gerarchizzata ed elitaria in cui l’università stringe il bacino della sua propria utenza e all’interno di questo propone nuove differenze e separazioni in base al censo.
MiTieToni