Domenica, 28 ottobre. Su facebook i commenti di alcuni contatti mi ricordano che oggi non è solo il giorno in cui si cambia l’ora, ma è anche l’anniversario della marcia su Roma: “strano –penso- Google non me l’ha ricordato”. Per evitare di arrabbiarmi e proferire bestemmie, vado su youtube e guardo uno spezzone da “La marcia su Roma” di Dino Risi, che mi rilassa e mi diverte sempre: la camionetta dove siedono Tognazzi e Gassman si pianta ad un passaggio a livello, naturalmente le sbarre si abbassano e in lontananza si sente il fischio di un treno che si avvicina a bassa velocità; subito qualcuno si spaventa, ma il colonnello ostentando sicurezza urla di mantenere le fila, convinto che la locomotiva stia solo facendo manovra e si fermi prima dell’impatto. Effettivamente la locomotiva sta facendo manovra e il macchinista è pronto a frenare, ma quando vede i Fez, gli stendardi e il colore delle camice, questo esplode di gioia e urla divertito: “So’ fascisti So’!! E Daje a tutto vapore!!”, apre la valvola e a tutta velocità sfascia il camioncino dei fascisti che proseguono la marcia a piedi su una striscia di terra infangata con le scarpe rotte. Me la rido un sacco e penso che il rigurgito di bile antifascista sia scongiurato per tutta la giornata. Faccio altro. Nel pomeriggio però qualcosa turba la mia quiete e m’imbatto nell’imponderabile: un articolo con tanto di video sulla manifestazione a Predappio in commemorazione della marcia. Un migliaio di persone di dubbio gusto ostenta camice nere, croci celtiche, gagliardetti fascisti, ripetendo fino allo sfinimento le loro cantilene: “Viva l’Italia, viva il duce”, non disdegnando saluti romani. Penso che Gassman e Tognazzi abbiano sbagliato strada e siano tornati a Predappio, con tutto il loro abbigliamento tragicomico; me li aspetto invecchiati, con i capelli bianchi e la dentiera, perché il viaggio sembra durato novant’anni, e chissà quante ne hanno passate in mezzo, che Dino Risi non c’ha raccontato.
Pat
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