Quale fregatura è più temibile, mi chiedo, di quella a cui si va incontro convincendosi che la crisi che “stiamo” vivendo riservi delle opportunità nascoste che solo le persone più ingegnose e perspicaci sapranno cogliere, raggiungendo quindi un benessere insperato di questi tempi? Quale fregatura peggiore, appunto, sarebbe possibile? Questo triste ragionamento, infatti, presuppone un ritorno a una condizione di “normalità” post-crisi, intesa come periodo di prosperità, possibilmente all’interno di un riformato sistema economico, sostenuto da un rinnovato apparato statale che sarà finalmente molto più efficiente e trasparente. Inoltre, convincendoci di essere tutti co-responsabili di tale critica situazione, non solo ci spinge a cercare la “geniale intuizione” che farebbe girare l’economia del “nostro” paese, risanandone i conti, bensì ci intima di farlo, altrimenti la condizione di miseria alla quale probabilmente si andrebbe incontro diventerebbe una condizione di colpevolezza, dovuta al nostro scarso impegno produttivo nella società. Niente di più temibile, appunto. Le opportunità non esistono. Se la promessa è il futuro, io la rifiuto, perché mi prendo il presente. E non mi fermo qua. Questo presente lo libero da tutto ciò che mi è stato imposto: mi è stata imposta questa istruzione, e io me ne libero; mi è stato imposto questo lavoro, e io me ne libero; mi è stato imposto di consumare, e io non consumo; mi è stato imposto il voto democratico e quindi il pensiero democratico, e io non voto perché non credo nella sovranità del popolo; mi è stato imposto di accettare una vita sotto controllo, e io non la accetto e sfuggo il controllo; mi è stata imposta la scelta tra “comandare o essere comandato”, e io non scelgo; mi è stata imposta l’inevitabilità dell’autorità, e io non ci credo. Combatto, quindi, ogni pretesa di autorità su ogni vita che non sia la propria, e rifiuto ogni tentativo di restaurazione, qualsiasi sia la direzione che esso voglia intraprendere. Decostruire ormai è inutile: se una crisi può avere un’utilità, quest’ultima non può che essere totalmente distruttiva.
Chopin Hauer
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