Settimana scorsa

l’università di Verona ha dovuto accogliere il presidente del consiglio. In che modo lo abbia fatto è noto a tutti: colonne ripulite, bacheche svuotate, pareti ridipinte, nuovi tubi di scolo in rame, passerella verso la mensa, tutto molto più pulito e curato. Ogni giorno l’università accoglie centinaia di studenti e studentesse. In che modo lo fa è noto a tutti: rate sempre più alte, corsi che non partono, strategia della tensione per i fuori corso, prospettive per la ricerca e per l’insegnamento sempre più povere e precarie, contributi per le attività degli studenti in costante calo, entrata dei privati nel cda. E’ abbastanza chiaro chi conta qualcosa e chi non conta proprio un cazzo in questo sistema? Un concetto resta chiaro nella mia testa: quello che solamente nelle macerie di questo sistema vede l’humus adatto a costruire la libera crescita intellettuale di ogni individuo. Pescare libri da scaffali che danno sulla strada perché i muri che li circondavano e il tetto che li sovrastava sono crollati. Trovare un calcinaccio qua e là tra un libro e l’altro, e avere la soddisfazione di prenderlo in mano e di vederci dentro la fine di un’oppressione delle menti, delle coscienze, ma prima di tutto, dei corpi. 
Chopin Hauer